Violenza in Circumvesuviana: “Mia figlia non esce più di casa e il suo aggressore è libero: sono indignato”
PORTICI – «Sono profondamente indignato come padre e come cittadino. Mia figlia non riesce a uscire da casa, invece, quello è libero». Il padre della ragazza di 24 anni che ha denunciato di essere stata violentata da tre giovani in un ascensore della stazione della Circumvesuviana a San Giorgio a Cremano, decide di parlare con Repubblica attraverso il suo avvocato Maurizio Capozzo, che sta assistendo la famiglia fin dall’inizio di questa orribile vicenda. L’uomo, 55 anni, piccolo imprenditore, è amareggiato dopo che uno dei tre sospettati della presunta violenza sessuale è stato scarcerato dal Tribunale del Riesame. Nei prossimi giorni arriverà la decisione sugli altri due. Il suo è lo sfogo di un padre ferito. Il suo racconto in una toccante intervista rilasciata ad Antonio Di Costanzo per il quotidiano Repubblica. Come si sente dopo questa decisione? «È difficilissimo credere ancora nella giustizia dopo quello che abbiamo saputo. Ho sempre sottolineato il grande lavoro svolto dalla polizia e dai magistrati della Procura di Napoli, ma mai avrei immaginato che in così breve tempo uno dei tre accusati di aver violentato mia figlia tornasse libero». Qual è il suo stato d’animo dopo questa decisione? «Quello che sta accadendo mi indigna profondamente come padre e cittadino». E quello di sua figlia? «È la vera prigioniera di questa storia. L’unica che resta intrappolata nel suo dramma. Se dovessi tornare indietro, non so le consiglierei di denunciare di nuovo, visto tutto quello che è accaduto». Sono trascorse due settimane, sua figlia come sta? «Molto male, nel fisico e nella mente. Da quando è avvenuta l’aggressione non mangia più, è costretta continuamente alle flebo, sottoposta a estenuanti visite ospedaliere e a terapie con i psicologi che la seguono».Perché dice che è prigioniera in casa, intrappolata nel suo dramma? «Perché non vuole più uscire. Sta vivendo un calvario arricchito di una nuova ferita». Sua figlia resterà a Portici o pensa di andare via, di trasferirsi in un’altra città? «Avevamo pensato di portarla lontano, per staccarla dall’ambiente dove è avvenuta questa vicenda ma, al momento, le sue condizioni di salute e le cure a cui è costretta non ci consentono di trasferirla. Anche se vorremmo davvero farlo». E adesso? «Mi sento profondamente indignato e scoraggiato, ma non mi fermo e continuerò a sostenere questa battaglia accanto alla mia bambina». Lei non ha alcun dubbio sulla ricostruzione dei fatti che ha fornito sua figlia? «Assolutamente. Non ho il minimo dubbio. Credo in mia figlia».
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