VESUVIO-ISLAM – Il traffico d’armi Libia e Iran in tre mail. Su il Mattino il testo dei contatti con Khalifa
Tre mail che fanno riferimento a forniture di armi con la Libia, in particolare destinate alla fazione capeggiata dall’ex premier islamista del dissolto governo di salvezza nazionale libico Khalifa Al-Ghwell, che sarebbero state inviate da Annamaria Fontana, arrestata nelle scorse settimane nell’ambito dell’inchiesta su un traffico di armi con la Libia e l’Iran: è questo l’argomento centrale di una informativa della Guardia di Finanza di Venezia trasmessa al pm della Dda di Napoli Catello Maresca, titolare dell’indagine coordinata dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli.
La notizia è apparsa sul quotidiano il Mattino. “A cosa dovessero servire i materiali di armamento che Khalifa Al-Ghweil ha tentato di acquistare dalla Fontana, incontrandola da ultimo il 17-19 settembre 2016 – sottolineano gli investigatori nel rapporto alla magistratura -, è di facile intuizione dalla lettura degli organi di stampa che il 15 ottobre 2016 riferiscono del tentativo di colpo di stato (attuato da Khalifa, ndr) e dell’aggressione alle basi del governo sostenuto dalle Nazioni Unite”. Secondo quanto accertato dalla Guardia di Finanza, i destinatari degli armamenti, acquistati presso una azienda ucraina dalla società Hight Tecnology System Llc di Mario Di Leva (marito della Fontana, anch’egli arrestato con le stesse accuse, ndr), sono proprio i componenti del «governo di salvezza nazionale» di Khalifa. Annamaria Fontana, durante un interrogatorio che si è svolto nei giorni scorsi davanti al pm Catello Maresca, ha negato che sia stata lei a trasmettere le mail. In ogni caso il diretto interessamento emerge, ad avviso degli inquirenti, da una mail in inglese che la donna invia a un destinatario ignoto dalla propria casella di posta il 20 aprile 2015: «Salim e Mahamud, guardate l’allegato. Loro ci hanno informato. Vi prego, sapete di non creare ambiguità altrimenti saranno problemi per tutti».
L’allegato è denominato «from kalifa» e si riferisce ad armamenti. Il 12 maggio 2015 dalla casella della Fontana parte un’altra mail. Si legge: «caro fratello dovresti sapere che per i tuoi prodotti è tutto ok. Il grande problema che io ho risolto è l’utilizzatore finale e tutte le certificazioni circa l’utilizzo per la difesa e non per l’attacco. Per far questo sono stata a Tripoli 3 volte. Con una delegazione italiana e con molte difficoltà ho risolto con Kalifa. Kalifa ha firmato il certificato di destinazione finale per la nostra società e tutti i certificati e dopo noi li abbiamo dati all’impresa produttrice. In Kiev noi abbiamo pagato l’intero importo per tutti gli end user ed abbiamo stretto una collaborazione con la nostra società. A causa della situazione in Libia i tempi del trasporto sono ora molto segreti e sensibili».
In un’ultima mail, del 20 maggio 2015 scrive, tra l’altro: «attualmente la situazione nel paese è nota a tutti… È stato sostituito il premier Omar Al sassi. È stato nominato premier il nostro amico Kalifa che nella qualità di ministro della difesa ci ha formato dichiarazioni e ordini…Il nostro problema è solo finanziario in quanto la Tunisia si è schierata con Tobruk e Kalifa per pagare deve usare solo banche in Turchia che riconoscono il governo di Tripoli. Il tempo perduto è solo per spostare capitali ad Istanbul. Considera che ieri hanno preso in ostaggio 172 cittadini tunisini ed all’aeroporto di Tunisi hanno arrestato un capo delle milizie libiche. Noi avevamo tutto quadrato con banca in Tunisia e per i motivi che ti scrivo abbiamo dovuto riorganizzarci a nostra volta». Nell’informativa si evidenzia che Khalifa Ghwell è colpito da sanzioni internazionali.
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