VERSO IL VOTO A NAPOLI – L’ex rettore della Federico II Gaetano Manfredi presenta il programma: “Napoli non è una friggitoria all’aperto ma una città europea e di importanza mondiale. Dobbiamo lavorare per la rinascita, partendo da azioni concrete e inclusive”
Non solo l’università. Tanti giovani, qualche vecchio saggio e soprattutto tantissima società civile. Intorno alla candidatura per Palazzo San Giacomo dell’ex rettore della Federico II ed ex Ministro dell’Università e della Ricerca, molti volti noti di Napoli tra giornalisti e animatori sociali e culturali. Qualcuno fuoriuscito da Dem, il progetto che ha sostenuto due mandati di Luigi de Magistris, molti fino a ieri solo dediti ai propri ambiti e mai apertamente schieratisi in politica. “Quando i napoletani si sentono coinvolti in un grande progetto, danno prove straordinarie”. Così ha esordito alla presentazione del suo programma elettorale Gaetano Manfredi, in una conferenza stampa tenutasi al circolo artistico politecnico in piazza Trieste e Trento ed in diretta streaming sulla sua pagina Facebook. Concretezza, inclusione, integrazione delle diverse realtà e impegno collettivo, le parole d’ordine di una conferenza stampa in cui l’ex rettore della Federico II ha dato a molti l’impressione di parlare già da sindaco, più che come candidato. Chi lo conosce bene, sa che il suo garbo non è affatto timidezza. “Abbiamo grandi potenzialità in città – ha spiegato il docente di ingegneria della Federico II che da Nola ha scalato i vertici del suo ateneo, della Crui fino a diventare Ministro – potenzialità che meritano una grande amministrazione. Vogliamo una Napoli al centro delle istituzioni, che si rapporti con la Regione, col Governo, con l’Europa. Insieme alle altre grandi città d’Italia possiamo essere protagonisti di una nuova grande stagione, vicina ai cittadini e con più opportunità per tutti”.
“Mi preoccupa che ci adattiamo a tutto – ha anche aggiunto Manfredi – Mi pare che molti cittadini credano che l’attuale situazione non sia più modificabile. Io penso che dobbiamo invece parlare di riscatto, dare l’esempio ai cittadini, far capire che è così che si vive meglio e c’è più benessere per tutti. La stagione della propaganda è finita, ora serve concreto impegno di tutti”.
Poi interventi tecnici, perché l’ex rettore è così: prima la visione e poi concretamente le azioni per attuarla. “Serve una città che funzioni meglio. Nei primi 100 giorni bisogna far ripartire il Comune. Oggi Palazzo San Giacomo è vuoto, c’è solo il palazzo. La città va amministrata, va subito fatta una prima riorganizzazione della macchina comunale e il giorno dopo accendere il motore. Spendere i soldi che già abbiamo e poi trovare i soldi di cui abbiamo bisogno. Servono i servizi. Venire a Napoli, sulla qualità dei servizi, non dovrebbe essere diverso che andare a Milano o a Parigi.
Servizi di maggiore qualità: trasporti funzionati, decoro urbano, verde curato, più ordine e sicurezza. Serve riformare anche il decentramento amministrativo, dando più potere alla Municipalità per una maggiore efficienza. Dobbiamo immaginare una trasformazione urbanistica della città. Si parla tanto delle città ‘a 15 minuti’. Io ho pensato ad una soluzione diversa. Una città policentrica, una città fatta di tanti centri. Con servizi di qualità in ogni quartiere e dare a ogni luogo delle vocazioni. A Ovest la vocazione più turistica, a Capodimonte l’Arte, a Est l’innovazione postindustriale”.
“Il Porto – ha poi proseguito il candidato sindaco – ha un impatto grande sulla città, è una risorsa ma ha bisogno di una visione. Combina la funzione commerciale, quella turistico-crocieristica e quella cantieristica. Quando parliamo di sviluppo, non possiamo non parlare della questione retroporto, che va risolta dopo 20 anni di discussioni. Elettrificare il Porto vuol dire ridurre enormemente l’inquinamento nel centro cittadino. C’è anche il tema di Molo San Vincenzo, risorsa non sfruttata rispetto alla quale possiamo fare investimenti significativi. Se i maxi yacht arrivano a Napoli anziché a Capri, immaginate che pubblicità possano portare oltre all’indotto”.
Quindi la questione turismo: l’ex rettore i ha tenuto a precisare che Napoli non è mai stata e mai dovrà essere una friggitoria all’aperto.
“Il turismo non deve essere mordi e fuggi e senza interazioni con la struttura commerciale della città. Dobbiamo raccogliere flussi turistici più qualificati. Ovviamente in una dimensione non solo cittadina ma metropolitana, un’offerta integrata. Napoli non può essere una stazione, smistare i turisti in giro per la regione. Serve un’offerta più ampia, con l’hinterland ma anche con altre città”.
Il decoro urbano è parte integrante dei temi di educazione e turismo. “Da un lato dobbiamo migliorare i servizi minimi come spazzamento e svuotamento dei cestini – ha spiegato Manfredi – Dall’altro dobbiamo alzare la qualità del turismo, perché non possiamo immaginare il centro antico una friggitoria a cielo aperto. E ci vuole l’educazione civica per una città pulita, ma anche su questo lavoreremo, dando l’esempio”. Per finire, quale sarà il suo indirizzo di Governo amministrativo? “Servono più competenze e più politica. Saranno persone di alto livello in grado di dare le risposte di cui la città ha bisogno. Donne? Ci sarà una loro presenza significativa. Abbiamo davanti una sfida molto grande, quella della costruzione”. “Un assessorato alle periferie? Non sono d’accordo. Io guarderei ad esperienze europee, siamo una grande capitale, vediamo gli altri cosa stanno facendo, qual è il modello che può essere più vicino alle nostre necessità. Guardare le esperienze altrui e mettere in campo un nuovo e nostro modello di sviluppo, appunto però confrontandoci con gli altri e non pensando di essere autosufficienti”.
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