Sotto il Vesuvio è partita “la caccia al bengalese”, domani una marcia di solidarietà per l’ennesimo immigrato pestato a sangue a Scisciano
L’ultimo in ordine di tempo è un cinquantenne pestato a sangue che è stato ricoverato all’Ospedale del Mare in attesa di essere operato a un occhio e allo zigomo, a seguito dell’ennesimo raid squadrista. Negli ultimi tempi infatti, gruppi di ragazzini avvicinano il bengalese di turno, quasi sempre a notte inoltrata, magari quando torna da lavoro e con una violenza inaudita lo riducono in fin di vita a calci, pugni e spesso con mazze e altri oggetti contundenti. La “caccia al bengalese” è un fenomeno che si sta ripetendo spesso. Prima a gennaio e poi a marzo scorso vi sono state due aggressioni a San Gennaro Vesuviano e a San Gennarello (frazione di Ottaviano), con le stesse modalità: più persone in scooter che inseguono la vittima e lo bloccano, per poi riempirlo di botte fino a mandarlo in ospedale. Uno aveva 29 anni, l’altro 60. Più o meno un mese fa è toccato, invece, a un 35enne bengalese residente a Castellammare, aggredito nei pressi della villa comunale.
In nessuna di queste circostanze si è trattato di una rapina: i bengalesi sono stati malmenati senza un’apparente ragione, se non quella legata a un odio ingiustificato. Per ognuno di questi fatti sono state presentate denunce alle forze dell’ordine, ma accade anche che la vittima decida di non chiamare polizia o carabinieri, per la paura che deriva dalla sua precaria condizione di migrante. Anche per questo la “Rete Vesuviana Solidale” vuole accendere i riflettori sul fenomeno e aprire un confronto con la società civile.
La comunità del Bangladesh è piuttosto numerosa in tutta la zona vesuviana e nolana. A Palma Campania prima e poi nei Comuni vicini come San Gennaro Vesuviano, San Giuseppe Vesuviano, Ottaviano si è formato un nucleo di stranieri che col passare degli anni è cresciuto sempre di più. Molti di loro hanno trovato un lavoro, in alcuni casi riuscendo anche a ricongiungersi con la famiglia, facendola venire dall’Asia. Ma in generale il processo di convivenza procede in maniera lenta, con episodi di intolleranza che si verificano spesso. «Un episodio brutale e ingiustificato, che ci chiama ad una riflessione profonda», dicono i promotori dell’iniziativa di domenica, in piazza San Martino, dove è stato aggredito l’immigrato. In prima linea la “Rete Vesuviana Solidale” (che mette insieme le associazioni YaBasta, Nova Koiné e Casa della Solidarietà Sabino Romano).
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