Sommergibili e sistemi criptati per la holding della droga da Panama a tutta Europa
Un potere economico stratosferico, una rete di legami fittissima e potente e soprattutto una struttura logistica da fare invidia ai colossi del commercio elettronico mondiali. Addirittura, possedevano sommergibili per trasportare la droga da Panama all’Europa. Carichi ingenti che arrivavano in diversi Paesi, come l’Olanda o la Spagna e poi, abilmente occultati, via terra fino al Napoletano, dove gli spostamenti tra i vari depositi avveniva con un’ambulanza.
Emerge anche questo dall’inchiesta dei carabinieri e della Dda di Napoli che ha consentito oggi di sgominare due diversi gruppi criminali con 29 misure cautelari. Le due bande compravano hashish e cocaina dai narcos internazionali Raffaele Imperiale e Bruno Carbone, ora collaboratori di giustizia (nella foto sotto).
La droga, trasportata con veicoli dotati di sofisticati sistemi di occultamento, inondava le piazze di spaccio di Napoli e provincia. Non solo. Nel corso dell’attività investigativa che, nel frattempo, ha visto la cattura di Carbone (sotto in due foto: prima e dopo la conversione all’Islam), è anche emerso che gli indagati disponevano di armi da fuoco e anche di supertecnologici sistemi di comunicazione criptati, gli stessi adoperati da Imperiale.
L’uso dei sommergibili spunta da un’intercettazione captata a Bari in cui emerge che un albanese in rapporti con i napoletani si confronta con un connazionale sulle modalità di trasporto della droga e dei rischi a cui sono esposti: sostengono che i container offrono maggiore sicurezza ma solo “sotto acqua (la sicurezza) è 100%”, anche se “ci sta solo da Panama”, dicono. Per gli investigatori è una conferma che ormai ai mezzi tradizionali si sta affiancando il sommergibile.
In Spagna, inoltre, ne è stato sequestrato almeno uno, di sommergibile, pieno di coca. Il primo gruppo criminale era capeggiato dai fratelli Vincenzo e Salvatore Della Monica e da Michele Nacca detto Joker che, in segno di rispetto, si era fatto tatuare su una spalla le iniziali dei narcos Imperiale, Carbone e Mauriello, anche quest’ultimo ritenuto componente dell’organizzazione del “boss dei Van Gogh”, com’è soprannominato Imperiale, il quale, di recente, a Napoli, ha detto agli investigatori di voler cedere un’isola artificiale di Dubai di sua proprietà.
Il tatuaggio ha anche contribuito all’identificazione di Nacca. Riguardo all’ambulanza, invece, questa veniva usata, sostengono gli inquirenti, per spostare hashish e cocaina nei depositi presenti sul territorio. Nei utilizzavano ben sette: oltre alla casa di Marano di Vincenzo Della Monica detto “gabibbo”, vi erano dei box a Marano e Quarto e un capannone industriale alle periferia di Giugliano.
Uno stratagemma per evitare grosse perdite in caso di sequestri da poarte delle forze dell’ordine. Il gruppo riforniva le più importanti ed incidenti piazze di spaccio campane, tra cui quelle del “Parco Verde di Caivano“, di “Napoli-Scampia 167“, di “Napoli-Marianella“, di “Castello di Cisterna Rione 219“, del “Parco della 99” all’interno del Rione Traiano, rifornendo, altresì, con cadenza quasi settimanale anche soggetti stanziati a Taranto.
A capo dell’altro gruppo finito al centro dell’indagine c’era invece il triumvirato composto da Simone Bartiromo ( che è latitante) detto “Jet-Hola”, Roberto Merolla detto “bomber” e Giovanni Cortese o’ cavallaro vecchia conoscenza delle forze dell’ordine per la sua trascorsa affiliazione al clan Di Lauro di Secondigliano.
Questa organizzazione teneva in piedi anche canali di approvvigionamento con la Calabria e forniva grazie ai legami con la ‘ndrangheta le piazze di spaccio di Rosarno e Foggia.
Determinante, per fare luce sulle due bande, è stato il monitoraggio del narcotrafficante Bruno Carbone arrestato in Siria e, all’epoca dei fatti, residente a Dubai da dove si teneva in contatto con i suoi sodali con i cripto-telefonini EncroChat e con il sistema Sky-Ecc. A vìolare la sicurezza di questi dispositivi (il cui uso è venuto alla luce nel corso di una maxi operazione coordinata da Europol e condotta dalle forze dell’ordine di Francia, Olanda e Gran Bretagna) sono state le polizie di Francia e Olanda.
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