Secondo una selezione della Stanford University americana, 13 ricercatori del Pascale tra i più influenti al mondo
Paolo Ascierto, Nicola Normanno, Luigi Buonaguro, Sandro Pignata, Gerardo Botti, Stefania Scala, Franco Maria Buonaguro, Franco Perrone, Michelino de Laurentiis, Francesco Izzo, Maria Lina Tornesello, Marco Cascella, Cinzia Granata: sono i 13 medici (tra ricercatori, chirurghi, radiologi e anestesisti) dell’Istituto Pascale di Napoli presenti nell’elenco degli scienziati più influenti nel mondo relativamente alla loro produzione scientifica. La selezione è stata elaborata da un team di analisti della Stanford University (coordinati dal professor John Ioannidis) utilizzando i dati bibliometrici estratti dal database Elsevier/Scopus e valutando, come indicatori, il numero di articoli e pubblicazioni scientifiche in cui il ricercatore è primo o ultimo autore, nonché i dati relativi all’impatto delle stesse in termini di citazioni complessive ricevute. I 13 medici del Pascale sono citati per la loro attività di ricerca nel contesto della oncologia, con caratterizzazione poi in specifici settori che vanno dalla Immunologia alla Patologia, dalla Virologia alla Biologia Molecolare, in base alle specifiche competenze.
“Al di là dei limiti oggettivi di questo tipo di classifiche – dice cauto il direttore scientifico dell’Irccs partenopeo, Alfredo Budillon – come tutti gli indici bibliometrici, siamo contenti delle citazioni dei nostri 13 ricercatori. E’ bene comunque ricordare che la ricerca è un lavoro di team e che dietro i nomi di questi colleghi ci sono decine e decine di colleghi impegnati ogni giorno nelle molteplici attività di ricerca del nostro Istituto”.
Per il direttore generale del polo oncologico, Attilio Bianchi, “questo risultato prestigioso è un’ulteriore conferma della elevata qualificazione della ricerca del Pascale nel contesto della oncologia . Che 13 tra ricercatori e clinici del Pascale siano tra i più influenti al mondo indica il valore incrementale della nostra ricerca e della qualità delle cure che l’Istituto è in grado di garantire”.
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