Scontri di Coppa Italia: “Il coltello era dei Napoletani”

genny de tommaso

Il coltello a serramanico trovato sulla scena della rissa scoppiata il 3 maggio in viale di Tor di Quinto, in occasione della finale di Coppa Italia, apparterrebbe al gruppo di tifosi napoletani che prese parte alla prima fase dell’aggressione a Daniele De Santis. Il dettaglio emerge dal capo di imputazione a carico di Ciro Esposito, Alfonso Esposito e Gennaro Fioretti: a cui si contesta “l’aver portato in luogo pubblico un coltello a serramanico di colore argento con manico in simil legno“. Su quest’arma il Racis, che illustrerà in sede di incidente probatorio i risultati della perizia, ha individuato tracce ematiche che riconducono esclusivamente al Dna di De Santis.

I medici del reparto clinico del carcere di Regina Coeli avevano già refertato la presenza sul corpo di Daniele De Santis di ferite da arma da taglio. Il referto è dell’8 maggio, 5 giorni dopo il ferimento. La novità emerge nel giorno dell’ìncidente probatorio su sulla maxi perizia del Racis sui fatti del 3 maggio. In base ai documenti medici, all’utrà romanista vengono refertate e medicate “ferite da taglio ai fianco” nonchè “una ferita lacerocontusa alla fronte” per la quale furono applicati dei punti. De Santis era giunto nel carcere romano il giorno prima per essere sottoposto ad interrogatorio di garanzia. In precedenza era stato ricoverato al Gemelli e trasferito per motivi di sicurezza al Policlinico Umberto I. Le ferite da arma da taglio sono poi riscontrate dai medici dell’ospedale Belcolle di Viterbo il 25 giugno (giorno in cui De Santis viene trasferito nella struttura dopo la morte di Ciro Esposito) che le medicano. Dai documenti medici emerge che De Santis al Gemelli viene sottoposo ad una Tac da cui i medici riscontrano una serie di fratture, di cui una molto grave ad una caviglia, che renderà necessario un intervento chirurgico.

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