San Giovanni a Teduccio arrestati i figli del boss per usura e minacce, tutto è partito dalla denuncia di un imprenditore di Pollena Trocchia
Nelle prime ore del mattino, a Napoli e a Chiavari, i militari della tenenza carabinieri di Cercola, comandati dal tenente Di Gioia e della compagnia di Chiavari hanno dato esecuzione ad un decreto di fermo di indiziato di delitto emesso dalla Procura distrettuale antimafia di Napoli a carico di quattro soggetti affiliati al clan Rinaldi, operante in Napoli nella zona San Giovanni a Teduccio.
I reati contestati, e per i quali i giudici hanno ritenuto la gravità indiziaria, sono quelli di usura, estorsione e tentata estorsione aggravati dal metodo mafioso. Le indagini hanno avuto inizio nel mese di ottobre 2019, a seguito di denuncia sporta da un imprenditore di Pollena Trocchia, e hanno consentito di accertare l’esistenza di un prestito di 40mila euro contratto nel mese di settembre 2018, con tasso usuraio del 30% annuo, successivamente rinnovato a condizioni ancora più gravose per la vittima. È emerso, altresì, che gli indagati hanno posto in essere minacce ed intimidazioni non solo nei confronti della vittima ma anche dei congiunti della stessa, al fine di indurla ad adempiere al debito usurario in corso.
Fra i soggetti tratti in arresto vi sono Rita e Francesco Rinaldi, figli del capoclan Antonio detto o’ giallo, ucciso alla fine degli anni 1990 nel corso di un agguato di camorra nell’ambito della faida con il clan Mazzarella, nonché nipoti dell’attuale capoclan Ciro Rinaldi, detto mauè.
I commenti sono chiusi, ma trackbacks e i pingback sono aperti.