San Giorgio a Cremano – La Bottega delle parole lancia un progetto per rivalutare il racconto. Parla Francesco Amoruso, giovane autore
“Racconti in viaggio” è una collana di racconti promossa da “La bottega delle parole”, piccola associazione culturale di S.Giorgio a Cremano. Con questa si punta alla rivalutazione del racconto di genere, da anni ormai superato e soppiantato. “Le persone preferiscono ciò che è finito, i romanzi, ad esempio.” – dice Francesco Amoruso, giovane scrittore e cantautore, che ha collaborato a questa iniziativa. Scrive “Mangiando il fegato di Bukowski a Posillipo”, una raccolta di quattro racconti, facente parte della suddetta collana.
“Quando hai a che fare con la letteratura è difficile mantenere un unico punto di vista, ogni giorno l’umore cambia, e quel che dico oggi potrebbe non coincidere con quel che ho detto ieri.” – comincia così, Francesco, che ad oggi collabora al seminario “Scritture in transito”, diretto dalla professoressa Silvia Acocella, della Federico II.
Fin da piccolo, Francesco, ha avuto una profonda passione per musica e scrittura, decidendo di unire il tutto nella miglior forma di poesia: la canzone. “Dal 2009 giro proponendo la mia musica. Ho suonato per tanti locali, ma suonare per strada è stata un’esperienza folle, completamente diversa dal palcoscenico o dai firma-copie.”
Nel 2014 è uscito il suo primo disco “Il gallo canterino”, e nel 2016 ha pubblicato due nuovi singoli: L’Ombroso e L’era dei cd invenduti. Propone un tipo di musica diversa da quella che si ascolta oggi; è una musica che tocca temi sociali e di attualità. L’Ombroso è stata scelta per una nuova compilation promossa da “La Canzonetta”, una delle più antiche case discografiche napoletane.
“L’Ombroso è una critica alla democrazia attuale, che non è sempre in grado di esaltare la diversità, che abbandona i suoi quartieri, sempre più privati di luoghi di cultura e aggregazione. L’Era dei cd invenduti è una canzone d’amore: verso sé stessi, e verso la persona che si ha accanto. L’amore è uno scricciolo indifeso, fatto di insicurezze ed errori.” – dice parlando delle sue canzoni.
Il titolo “Mangiando il fegato di Bukowski a Posillipo” non è casuale. “C’è da considerare che due dei miei racconti sono ambientati a Napoli, e io volevo far uscire il mio stato di rabbia per alcune condizioni di questa città, sottolinearne le incongruenze. È una Napoli analizzata prima all’alto e poi dall’interno. Fa male vedere un posto come Secondigliano, che potrebbe essere luogo di turismo, lasciato allo sbando. Con un aeroporto e un centro storico a due passi, in qualsiasi altra città sarebbe stato uno dei quartieri centrali principali, invece rimane un angolo bistrattato, dove le persone devono guardarsi le spalle e fare attenzione a non uscire con troppe monete in tasca.” – spiega, citando anche uno dei suoi racconti.
“L’umore che volevo far trasparire era proprio questo. ‘Mi rompe il fegato’ vedere la città lasciata andare in questo modo. Ho scelto Bukowski, perché con il suo modo di scrivere, il senso di rabbia lo trasmetteva bene.” – continua.
Lo stile è semplice e lineare, coerente con l’argomento di cui si sta parlando. “Alcune persone non riescono a far coincidere lo stile di scrittura con l’argomento di cui stanno scrivendo. Vorrei far capire ai ragazzi che facendo in questo modo, il buon lavoro si viene a perdere.”
“Progetti? Nulla di imminente, mi sto dedicando alla mia musica, infatti a breve uscirà il mio secondo disco. Per quanto riguarda la scrittura, c’è tempo. Scrivo sempre, e ho sempre materiale, per cui non ho urgenza di pubblicare. Basta scrivere sempre per sé stessi e mai per quello che il pubblico vorrebbe, altrimenti sarebbe meglio cambiare mestiere.” – sorride.
Ilaria Guardasole
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