“Rione Conocal”: la “Favela” di Napoli Est dimenticata da tutti…
Periferia Est di Napoli: terra di confine, di povertà, di guerra, di Camorra. “Terra bruciata“, lontana dal mare e frapposta tra il Golfo di Napoli e il Vesuvio. Terra buia nelle ombre create dai palazzoni grigi e fatiscenti, dove il sole evita di scaldare i cuori, i corpi, l’animo dei residenti, e di illuminare il cammino e il futuro dei giovani. Terra di droga e di estorsione, dove il business del narcotraffico, del racket e dell’occupazione abusiva degli alloggi popolari, “ammortizza” il precariato e la disoccupazione. Terra senza padroni: “Terra di Mezzo” dove a scontrarsi non sono creature mitologiche in una guerra tra bene e male, ma eserciti di “mezz’uomini“, incroci tra tra scimmie e ragazzini strafatti a cocaina, impegnati in una faida per il controllo del traffico di droga; come attestano le riprese effettuate nel “Rione Conocal” dalla Compagnia dei Carabinieri di Torre del Greco: autori di un’operazione, su richiesta della DDA partenopea, che nei giorni scorsi ha tratto in arresto 12 persone ritenute affiliate al clan De Micco.
Video in cui si vedono le incursioni intimidatorie, gli spari per i vicoli, le risposte al fuoco delle giovani vedette, le staffette di armi e droga, le “sfilate” di potere su motorini e motociclette, e la paura della gente: donne, ragazzi e bambini terrorizzati che scappano al suono degli spari. Le accuse nei confronti degli arrestati sono di tentato omicidio, sequestro di persona, porto e detenzione d’armi da fuoco: il tutto aggravato dal metodo mafioso.
Si spara di continuo a Ponticelli. E si muore sempre più spesso nella periferia ad Est di Napoli, nonostante l’azione di repressione delle forze dell’ordine che, dopo gli arresti al “Conocal”, hanno eseguito 42 misure cautelari nei confronti di esponenti del Clan di Raffaele Cuccaro: boss latitante, considerato il re della mala vesuviana. Resta preoccupante nella zona orientale la propensione allo scontro armato da parte di gruppi criminali, nemmeno ben strutturati, che cercano di imporre la loro leadership scalzando vecchie “famiglie” in difficoltà. Sarebbero, infatti, da ricondurre alla faida tra i De Micco e i D’Amico per il controllo dello spaccio di droga nel territorio, una volta roccaforte dei Sarno (ridotti attualmente al solo Rione De Gasperi), gli scontri a fuoco che hanno portato alla morte di un pregiudicato a Via Rossi Doria lo scorso 11 Aprile, al ferimento di un residente di Somma Vesuviana, con precedenti per spaccio e ricettazione, a Via Domenico Rea; e al l’assassinio di Ciro D’Ambrosio, noto contrabbandiere del luogo, il 25 Marzo, tra Via Salari e Via Mario Palermo… Proprio a due passi dal Rione Conocal.
“Un delitto di passione” ci spiega il nostro intervistato, che ha preferito, per ovvie ragioni, mantenere l’anonimato. “A Ciruzz l’hanno sparato perché aveva corteggiato la donna sbagliata”. Insomma a Ponticelli la Camorra mantiene lo stampo degli anni 80: le donne criminali non si toccano, specie se figlie o mogli di questo o quel boss.
Ma come si vive nel Rione Conocal? Come si affrontano le giornate? Come si riesce a dormire sereni? In nessun modo. A confermarlo Vincenzo Sollazzo, da sei anni consigliere della IV Municipalità, che ha aperto nel quartiere un Centro Sociale per aiutare le famiglie in difficoltà. “Lavoro gratuitamente, offro banchi alimentari, faccio volontariato ed aiuto le persone a compilare i moduli per l’Isee, per la pensione, per l’invalidità – racconta Enzo – queste persone hanno bisogno di essere seguite e nel mio locale nessuno è mai venuto a darmi fastidio. Ponticelli è come Scampia, la terra di nessuno, dove di notte hai timore ad aspettare che i figli rientrino, aspetti al balcone e ti rendi conto che lo stato è assente. Una sola volante dei carabinieri viene da Napoli ed arriva fin su a Cercola – continua Enzo – la politica in questo Rione entra solo per i suoi affari”.
Ma se il nostro personaggio anonimo ed Enzo ci mettono al corrente di una realtà cruda, disperata, abbandonata, solitaria, c’è chi invece ha fatto di necessitò virtù. La comunità parrocchiale di Volla “Taverna della Noce” ha ristrutturato anni addietro una vecchia scuola abbandonata del Rione, riformando un oratorio, dove si svolgono le più svariate attività di volontariato. Ad esporci i progetti è Pasquale Santoro, membro della Caritas vollese. “L’oratorio nasce per volontà di Don Vittorio, da sempre vicino a queste realtà, i ragazzi vengono tirati via dalle strade, aiutati nei compiti, salvaguardati, intrattenuti per allontanarli dalla strada e per farli intuire che un’alternativa c’è – continua Pasquale – il nostro obiettivo è riuscire nel nostro piccolo ad essere di aiuto, molte volte anche solo ospitarli in un luogo diverso dalle loro case e farli entrare in contatto con i nostri volontari, è tanto”.
Luana Paparo
Dario Striano
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