Ragazzo in overdose: Gli imputati una madre e un figlio di Cercola
Sorrento. «Eravamo stati in spiaggia insieme, poi Giuseppe doveva venire a casa mia, invece decise di andare da Francesco dove poteva consumare l’ultimo ”pezzo“ di eroina». Anche lui si chiama Francesco: all’epoca dei fatti (l’8 giugno del 2012) era ancora minorenne, e ieri è stato testimone nel processo per la morte del 19enne Giuseppe Gargiulo , giovane di Piano di Sorrento, avvenuta in un’abitazione di via Rota a Sorrento dopo un droga-party in spiaggia a Meta.
Gli imputati sono il giovane Francesco Sorrentino e sua madre, Letizia Autiero, entrambi accusati di omissione di soccorso. «Fu proprio Francesco a comprare l’eroina a Secondigliano – ha spiegato il giovane testimone – perché era l’unico a sapere dove andare. Dopo la festa sulla spiaggia di Meta, Giuseppe non venne a dormire a casa mia, perché da me non potevamo continuare a consumare eroina. Invece, da Francesco avrebbero potuto». Il racconto, che in alcuni tratti entra in contraddizione con l’interrogatorio fornito tre anni fa ai carabinieri, è stato riferito durante l’udienza monocratica davanti al giudice Maria Laura Ciollaro, chiamata a giudicare i due imputati che non avrebbero soccorso in tempo il giovane Giuseppe Gargiulo, morto di overdose «dopo aver consumato eroina nel treno della Circumvesuviana, al Mc Donald’s e in spiaggia» e forse anche in quell’abitazione nel cuore della penisola sorrentina. Stando alla ricostruzione dell’accusa, infatti, Sorrentino (oggi 21enne) e la madre (50enne di Cercola) avrebbero sottovalutato la situazione, chiamando i soccorsi solamente al mattino e dormendo con il cadavere in camera da letto. I due – difesi dall’avvocato Antonio de Martino – sono accusati di omissione di soccorso, ma durante il dibattimento stanno provando a spiegare che non si erano accorti della gravità della situazione.
Per la Procura di Torre Annunziata, però, madre e figlio non avrebbero prestato i dovuti soccorsi pur avendo capito che Giuseppe era stato colto da un malore proprio nella loro abitazione. L’autopsia, infatti, stabilì che il 19enne era morto per arresto cardiocircolatorio proprio a causa di una overdose e di un conseguente shock anafilattico: il pronto intervento del 118 avrebbe potuto salvare la vita al giovane che aveva accusato il malore dopo un mix letale di alcol, eroina e marijuana. Il malore sarebbe avvenuto tra la mezzanotte e le 2, mentre la richiesta dei soccorsi solo in mattinata. Possibile che Sorrentino e la madre non si fossero accorti dei vari sintomi? Per l’accusa no: i due avrebbero provato a rianimare la vittima, poi l’avrebbero rivestito con un pigiama, avrebbero vegliato la salma per tutta la notte, prima di chiamare i soccorsi solo alle 10 del mattino successivo, quasi 8 ore dopo il decesso.
Sul caso della dose fatale, nonostante un 20enne russo abbia confermato di aver acquistato la droga poi rivenduta ai giovani, la testimonianza di Francesco ieri mattina ha cambiato un po’ le carte in tavola. «Eravamo un po’ tutti su di giri quella sera – ha aggiunto il giovane testimone – ma nel complesso lucidi. Io però tornai a casa in motorino ed ebbi un mancamento. Quando ho scoperto della morte di Giuseppe? L’ho saputo solo la mattina dopo. Da ore provavo a chiamare Giuseppe, ma rispondeva sempre la segreteria telefonica. Poi arrivai sotto casa di Francesco e trovai un sacco di persone».
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