Racket sotto il Vesuvio, dalle intercettazioni emerge che il boss D’Avino dal carcere veicolava i voti. “Fate finta di votare mia nipote e votate i rivali del sindaco”
Somma Vesuviana – Giovanni D’Avino, 58 anni, Somma Vesuviana; Ferdinando D’Avino, 33 anni, Pollena Trocchia; Stefano D’Avino, 32 anni, Pollena Trocchia; Francesco D’Avino, 56 anni, Somma Vesuviana; Anna Giugliano, San Giuseppe Vesuviano; Camillo Giugliano, 37 anni, San Giuseppe Vesuviano; Mario Schetter, 33 anni, Napoli; Michele Iossa, 43 anni, San Giuseppe Vesuviano; Alessandro Pepe, 38 anni, Napoli; Nadia Bova, 28 anni, Pollena Trocchia; Domenico Terracciano, 36 anni, Pomigliano D’Arco; Francesco Ioia, 43 anni, Napoli; Fabio Civita, 36 anni, San Giuseppe Vesuviano; Giovanni Mosca, 44 anni, Napoli; Raffaele Anastasio, 34 anni, Sant’Anastasia; Clemente Di Ciccio, 33 anni, Acerra; Salvatore Esposito, 40 anni, Somma Vesuviana; Giuseppe D’Ambrosi, 33 anni, Pollena Trocchia; Ferdinando Aprile, 52 anni, Cercola; Domenico Giordano, 37 anni, Napoli. Agli arresti domiciliari è invece finito Claudio Auriemma, 33 anni, Pollena Trocchia. Sono tutti i protagonisti dell’ordinanza di custodia eseguita oggi dai carabinieri nei confronti di 21 indagati appartenenti alle cosche D’Avino e Anastasio. A seguito delle intercettazioni nell’indagine della Procura antimafia sono venute fuori anche storie legate alla politica locale. Il clan si interessava alle elezioni amministrative nel comune di Somma Vesuviana, e il “padrino” dal carcere dava istruzioni: ufficialmente fingere di appoggiare la candidatura a consigliere della nipote, ma in realtà parteggiare per lo schieramento opposto, ritenuto più affidabile, grazie anche a un vantato rapporto con la famiglia di Carmine Mocerino, oggi presidente della Commissione anticamorra del Consiglio regionale della Campania, che però non risulta indagato. È quanto emerge dalle intercettazioni contenute nell’ordinanza di custodia eseguita oggi dai carabinieri nei confronti di 21 indagati appartenenti alle cosche D’Avino e Anastasio. Carmine Mocerino – ex esponente dell’Udc, oggi nel gruppo consiliare Caldoro presidente – non è indagato.
Del rapporto con lui il boss Giovanni D’Avino parla durante le conversazioni in carcere con la compagna Anna Giuliano. Nelle amministrative del 2013 la nipote del boss, Concetta D’Avino, decide di candidarsi al Consiglio comunale di Somma Vesuviana in una lista collegata al sindaco uscente Raffaele Ferdinando Allocca. A Giovanni D’Avino questa decisione non piace, perché a suo dire Allocca non avrebbe mantenuto promesse fattegli in precedenza. Il boss dice alla compagna che la famiglia dovrà fingere di aiutare la nipote, ma la incarica anche di far sapere privatamente ai Mocerino che in realtà l’impegno elettorale dei D’Avino sarà a favore di un’altra candidata sindaco, Paola Raia del Pdl, sostenuta appunto dai Mocerino. A Somma Vesuviana, nel 2013, andranno al ballottaggio Allocca e la Raia, ma sarà il primo a essere eletto. La nipote del boss, riportando solo 110 preferenze, non riuscirà a entrare in Consiglio. Il sindaco Allocca morirà poi l’anno dopo in seguito a un infarto. Paola Raia, che non è indagata, era all’epoca consigliere regionale del Pdl ma oggi non siede più in Consiglio. Carmine Mocerino, in quel periodo consigliere regionale dell’Udc, si è ricandidato alle elezioni dell’anno scorso ed è stato rieletto. Attualmente riveste la carica di presidente della Commissione speciale anticamorra del Consiglio regionale.
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