Portici. Il Comune in soccorso dei terremotati dell’80. A distanza di 34 anni, a Via Scalea, si vive ancora in “scatolette d’amianto”
L’AMMINISTRAZIONE IN SOCCORSO DEI TERREMOTATI DI VIA SCALEA. Da alcun settimane, anche a seguito dei danni arrecati dal nubifragio del 16 giugno, l’Amministrazione comunale sta affrontando le problematiche relative all’area di via Scalea, dove sono presenti gli alloggi provvisori, istallati a seguito del terremoto del 1980, e occupati dagli assegnatari degli edifici di Edilizia Residenziale Pubblica in corso di realizzazione: “I sopralluoghi e le indagini tecniche, effettuate dai tecnici comunali, su tutti i dodici alloggi presenti e sulle aree esterne di pertinenza,- ha detto l’Assessora ai Lavori pubblici, Stefania Caiazzo– hanno messo in evidenza alcuni problemi di carattere strutturale e ambientale, che si ritiene necessario risolvere nel più breve tempo possibile, anche perché si sono trascinati fino ad oggi.
Gli alloggi prefabbricati, infatti, costituiti da pareti in legno a doppia fodera e copertura a falde in lastre di eternit, presentano infiltrazioni lungo le pareti perimetrali e sui tetti, dovute all’uso prolungato e all’assenza di manutenzione, e dissesti negli appoggi alla platea di base in calcestruzzo. In particolare, in alcuni alloggi è evidente lo sfaldamento di alcune parti della copertura in eternit, determinato con grande probabilità dalla violenta pioggia e dalla grandine abbattutesi sulla città nei giorni scorsi:
“Poiché i tempi per la realizzazione degli alloggi ERP si stima non siano rapidi,- ha aggiunto l’Assessora– l’obiettivo è quello di permettere agli abitanti delle casette di risiedere in modo sicuro e dignitoso per i prossimi mesi. Dunque è intenzione dell’Amministrazione di procedere in modo urgente alla riqualificazione complessiva dell’intera area, attraverso la rimozione delle coperture in eternit e la sostituzione delle stesse con tetti in lamiera coibentata, il potenziamento delle pareti esterne con pannelli di protezione dagli agenti atmosferici, il rifacimento dei servizi igienici non più idonei, la risistemazione dei viali e delle aree verdi delle aree esterne di pertinenza. L’ufficio tecnico sta, dunque, provvedendo a predisporre la documentazione necessaria per la selezione delle ditte per l’esecuzione urgente dei lavori, anche in relazione ai requisiti che le stesse dovranno dimostrare di avere per quanto concerne la rimozione e lo smaltimento delle coperture di eternit, la bonifica e la certificazione consequenziale. I tempi previsti per l’esecuzione ed il completamento dei lavori non saranno superiori a venticinque giorni“.
LA STORIA DEGLI “ALLOGGI PROVVISORI”. A distanza di 34 anni dal terremoto, che mise in ginocchio l’Irpinia, dodici famiglie porticesi continuano a vivere nei prefabbricati post-sisma di Via Scalea. Allestiti come alloggi provvisori per far fronte all’emergenza sisma, le abitazioni avrebbero dovuto ospitare le famiglie terremotate per un tempo massimo di 5 anni.
Il degrado, che da anni vivono queste famiglie, è ben visibile, sin dal primo momento in cui si osserva il luogo, in cui sono costrette a vivere: sui marciapiedi scorrono le condutture dell’acqua potabile; i tetti sono ricoperti di eternit, materiale pericolosissimo, che rappresenta una vera e propria bomba ecologica; i prefabbricati appaiono, ormai, logorati dal tempo e dalle intemperie, e i fili dell’elettricità sbucano ovunque dal terreno.
La questione è complessa: nel 2001, la Regione Campania stanziava un milione e trecentomila euro per la realizzazione di nuovi alloggi. Nonostante lo stanziamento dei fondi, nessun lavoro veniva avviato. Soltanto 10 anni dopo, agli inizi 2011, attraverso una delibera, la Giunta Comunale predisponeva tutti gli strumenti e i fondi per la realizzazione di due edifici di edilizia residenziale pubblica, che avrebbero dovuto accogliere tutte le famiglie terremotate. Gli edifici sarebbero costati, in totale, due milioni e settecentomila euro. Di questi soldi, un milione e trecentomila euro, erano i fondi stanziati dalla Regione nel 2001; seicento mila euro provenivano, invece, da un mutuo stipulato dal Comune di Portici nel 2011; settecentomila euro, infine, derivavano da un cambio di destinazione di utilizzo di fondi di altri progetti. La situazione sembrava essere a buon punto: gli stessi residenti dei prefabbricati, spinti anche dalle dichiarazioni degli amministratori comunali, cominciavano a sperare che la situazione, di li a poco, venisse, definitivamente, sbloccata. Ma niente. Concluso il bando d’assegnazione, sopraggiungevano altri problemi: i lavori venivano bloccati perché l’offerta presentata dalla società vincitrice dell’appalto risultava essere un’offerta anomala, a causa di un ribasso troppo elevato.
Si arriva così ai giorni nostri: ad oltre 30 anni dal potente terremoto, a Portici si vive ancora in “scatolette d’amianto“.
Dario Striano
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