“Non voglio che il suo nome finisca in fondo all’elenco delle tragedie assurde e venga dimenticato. Il suo sacrificio deve aiutarci a cambiare” il grido d’amore di Simona la fidanzata d Santo
“Non voglio che il suo nome finisca in fondo all’elenco delle tragedie assurde e venga dimenticato. Il suo sacrificio deve aiutarci a cambiare. Voleva difendere un amico. Perché la scarpa calpestata non era la sua ma di un suo amico. Lui ci teneva a difenderlo e a proteggerlo”. Simona, la fidanzata di Santo Romano, piange. La promessa del calcio della Micri è morto nella notte dopo essere stato raggiunto da un colpo di arma da fuoco al culmine di una lite scoppiata a San Sebastiano al Vesuvio. La ragazza, intervistata dal Antonio Di Costanzo per sito web di Repubblica Napoli, chiede che il giovane non sia “un nome in una lista infinita. Santo è tante cose, deve fare la differenza; voglio che per i suoi funerali, nei cortei ci sia un enorme risonanza, per fare sapere chi era Santo, cosa ha fatto”. Simona stringe tra le mani una scarpa: è la calzatura che portava Santo: “Io lotterò, se i familiari non ci riusciranno. Lotto per lui, per il suo nome. Per far capire e far valere il suo nome. Perché Santo avrebbe fatto tante cose nella sua vita. Perché è un uomo eccezionale, cresciuto in maniera eccezionale in una famiglia eccezionale”. La voce si fa bassa quando le chiedono quale sia l’ultima immagine che si ricorda del fidanzato: “Lui a terra – dice con un filo di voce – Lui a terra morto”.
Assieme a Simona lotteranno gli amici di Santo, quelli che non hanno esitato un solo attimo vedendo la “diretta social” di Francesco Emilio Borrelli e Pino Grazioli ad intervenire per spiegare com’erano andati veramente i fatti e come è stato ammazzato un ragazzo perbene che nemmeno aveva litigato quella sera, ma voleva mettere pace. C’erano i ragazzi della sua squadra, quelli di scuola, gli amici di Volla, di Casoria e quelli di Sant’Anastasia. “Noi siamo ragazzi perbene. Non giriamo armati. Una differenza tra gli assassini e i ragazzi perbene ci sta e purtroppo un nostro fratello è morto per difendere un amico che aveva solo calpestato la scarpa di un assassino. Questa gente non deve più uscire dal carcere”. “Mio padre fa il magistrato – dice Francesco C. – e mi dice spesso che anche loro hanno le mani legate. Se per esempio un assassino fa il rito abbreviato ha uno sconto di pena. Perchè?”. Forse perchè tra le legge e la giustizia ci passa ancora troppo spazio e in mezzo, purtroppo, troppo sangue innocente.
foto tratta dal frame video repubblica.napoli.it
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