Mercato ortofrutticolo e Md Discount, parla l’ex sindaco Esposito: “Lello Abete e i suoi mentono sapendo di farlo, noi avevamo una visione della città senza mortificare territorio e abitanti, loro che hanno svenduto il mercato?”
Sant’Anastasia – Che il mercato ortofrutticolo non sia più solo ortofrutticolo e che non sia più comunale è un dato, firmato il 2 febbraio di quest’anno dalla giunta retta da Lello Abete. Che certe colpe ricadano su di lui e che sulla vicenda non si sia fatta luce, però, non van giù e Carmine Esposito (ex sindaco dimessosi perchè finito in un procedimento giudiziario che l’ha visto in carcere e che a fine mese potrebbe concludersi col rito abbreviato) parla del Mercato ortofrutticolo cittadino da quando i Costa e i Beneduce lo acquistarono per poco più di sei milioni di vecchie lire e oggi ne hanno ricavato centinaia di migliaia di euro a seguito della transazione benedetta dall’amministrazione Abete (il consigliere delegato al Mercato, Mario Trimarco ha ricevuto una targa di ringraziamento dai mercatali) che di fatto ha posto fine ad una delle istituzioni sacre del vesuviano: il mercato dei fiori stava a Ercolano, infatti, come quello della frutta stava a Sant’Anastasia, ma fa nulla: se altrove son bravi a far leva su tipicità e memoria, noi no. Lo scorso 10 febbraio una conferenza stampa atipica (il consigliere Trimarco si presentò con domande e risposte, qualche collega sbraitando abbandonò la sala, il sindaco tranne cinque minuti di silenzio, ci abbandonò e l’ufficio stampa del comune per far uscire tutti dall’impasse si mise a far domande…) accusava l’ex sindaco Esposito di aver fatto venir meno i parametri regionali per le isitutuzioni dei mercati comunali, con la creazione di un parcheggio attiguo al mercato e soprattutto di aver fatto nulla o poco in merito alla questione. Esposito, con un faldone di documenti, che segnano il periodo della sua guida della città, non ci sta. “Il consigliere Trimarco investito dal sindaco Abete di un incarico pubblico per garantire gli interessi della collettività – ha esordito Esposito – non ha fatto altro che il mediatore immobiliare, garantendo che una trattativa tra privati andasse in porto, tralasciando evidentemente l’interesse pubblico. La storia del Mercato è lunga, ma col secondo mandato dell’allora sindaco Iervolino, qualcosa cambia. Quell’amministrazione infatti, doveva accettare la transazione tra pubblico e privati e acquisire l’area per farne un vero mercato comunale, dove i privati dovevano pagare gli stand. Una serie di eventi segnarono un’altro corso alla storia. Quando nel 2010 mi insediai alla guida di questa città, mi attivai subito per il mercato. Un inciso: il parcheggio che costruimmo era proprio in questa direzione: dotare quell’area dove insistono altre realtà commerciali assieme al mercato e una scuola di uno spazio dove parcheggiare, sempre nell’ottica di migliorare la vita cittadina. Nominai Felice Manfellotti delegato alla vicenda e oltre ad aver prodotto progetti di dislocazione del mercato, iniziai a interessarmi anche dello sviluppo della città in quella direzione. Volevo che il mercato restasse comunale e che soprattutto fosse il fiore all’occhiello della nostra economia e non un danno per tutta la città. I mercatali dovevano pagare anche le quote regresse. Nel 2012 coi proprietari Costa e Beneduce trovammo una soluzione, che si avviava all’acquisizione dell’area privata a comunale che avremmo potuto fare con procedura di esproprio in quanto l’area la ritenevamo di pubblica utilità, anche in funzione di un altro progetto quando il mercato si sarebbe delocalizzato: lì sarebbe nata una piazza che con un ponte di legno l’avrebbe collegata a piazza ferrovia, ricongiungendo non solo idealmente la città con una bella opera pubblica. Se da un lato, però, trovammo la disponibilità dei proprietari, dall’altro non tutti i mercatali vollero regolarizzarsi e anche molti funzionari comunali (ho tutte le lettere inviategli) non furono cleri”. Cosa c’è sotto il mercato? “Quell’area prima dell’istituzione della zona rossa con la legge regionale 21, era ad alto indice di fabbricabilità, per cui si fece la corsa all’oro per acquistare quei suoli. Dopo gli stessi persero valore. La transazione per l’acquisizione comunale dell’area faceva leva su questo. I proprietari avrebbero avuto quanto gli spettava senza aggravare speculativamente le casse dell’ente”. Quindi? “Quindi, noi avevamo una idea di paese, Trimarco e Abete, no. Esiste un progetto datato 1983 quando era sindaco Mario De Simone che ripensava il mercato e le altre attività commerciali. Noi su quella traccia volevamo rivoluzionare e rendere bella Sant’Anastasia”. Come mai è andata così e soprattutto perchè l’opposizione tace? “E’ andata così perchè mi sono fidato di persone che hanno giurato su un programma e poi chissà perchè non solo hanno rimangiato le promesse alla città ma si dirigono verso tutt’altra direzione. Nel 2012 arriva una sentenza del tribunale che condanna a pagare il Comune. Da quel giorno a oggi Lello Abete che con me faceva il presidente del consiglio e l’attuale presidente Mario Gifuni, faceva il consigliere, cosa hanno fatto? Non penso abbiano demandato tutto a Trimarco. Oggi la situazione è strana: l’area antistante il mercato che ne segna l’accesso è comunale, dietro è tutta dei privati tra cui ci sono anche non mercatali ma semplici investitori. Come si regolerà il Comune? Queste operazioni per me sono tre volte sospette: non favoriscono il pubblico, tendono a svendere il patrimonio comunale e soprattutto hanno affossato il mercato”. Esposito cita delibere, numeri di verbali di commissioni, incontri tenuti cooii legali dell’Ente, quelli delle parti e con gli stessi proprietari. “Sia la famiglia Costa che quella Beneduce si sono dimostrati da sempre vicini alle esigenze del territorio, purtroppo chi mi ha sostituito nella guida del paese non ha rispettato quell’impegno sottoscritto col programma elettorale”. L’ex sindaco Esposito (zio di primo grado dell’attuale sindaco Lello Abete, suo figlioccio politico e oggi in rotta di collisione) non è stato tirato in ballo solo per il mercato. A lui infatti vorrebbero essere ricondotte le licenze a costruire affidate a gennaio di quest’anno per un grosso discount non sol agrooalimentare su via Circumvallazione. “Dicono che L’Md discount nascerà perchè io deliberai a riguardo. Dicono bugie. La questione è tutt’altro che così”. Un altro fascicolo, ormai Esposito parla solo citando numeri, sedute, delibere, racconta di come è andata la questione Md, oggi polemica politica a mezzo social, sempre nel silenzio dell’opposizione. “Quando ero sindaco, fummo chiamati a decidere sul cambio di destinazione d’uso imposto dalla legge sulla zona rossa del Vesuvio che in sostanza privava totalmente nuove costruzioni a uso residenziale. Correva il 2012 e facemmo una delibera per normare le zone bianche, quelle zone che prima della legge regionale erano in sostanza C1 destinate all’edificazione residenziale. In quel periodo si fece avanti il colosso internazionale dell’ingrosso Lidle. Incontrammo i manager e verificammo i progetti che sarebbero passati per comune e sovrintendenza e oggi anche per l’anticorruzione. Decidemmo di bloccare tutto perchè i nostri tecnici comunali non ritennero quel progetto congruo. In sostanza non rispettava alcune caratteristiche per me fondamentali, soprattutto rispetto all’impatto che la nascita di una mega struttura può avere sulla città e i cittadini. Oggi la giunta Abete ha concesso la licenza per l’edificazione di un super discount targato Md nella stessa area dove noi decidemmo di bocciare il progetto. L’architetto Papadia a marzo del 2016 inizia il procedimento per la concessione delle licenze avendo ricevuto una richiesta da parte della Md Discount, che arrivano a gennaio di quest’anno. Prima c’erano tempi biblici, oggi gli uffici comunali corrono, magari non tenendo conto che far nascere un discount su via Circumvallazione significa bloccare l’unica via di fuga del Vesuvio, via Pomigliano e congestionare tutto il traffico cittadino, essendo quell’area di collegamento con altri comuni. Strano anche che la Md Discount paghi pochissimo di costi di urbanizzazione e ancor più strano che questo lo si adduca al fatto che a spese loro costruiranno una rotonda. Durante la mia giunta abbiamo realizzato più di quaranta opere pubbliche, senza fotografarmi vicino ai pali della luce o alle caldaia, magari lasciando fuori scuola i bimbi per più settimane, e so benissimo quanto costa una rotonda. Oggi qualche amministratore gira in città dai commercianti dicendo che non potevano fare altrimenti e citano mentendo la mia delibera del 2012. Quella delibera poneva solo i parametri in materia di infrastrutture primarie e impatto ambientale sul territorio a seguito della eventuale nascita di nuove strutture commerciali”. La delibera in questione è la n. 87 del 27 dicembre 2012. Di quella squadra di governo facevano parte l’attuale sindaco e l’attuale presidente del consiglio comunale. Esposito, processo a parte cosa farà domani? “Sarei stato a guardare sapendo che intorno ho costruito bene. I giovani che sono cresciuti intorno a quel bel progetto di rivoluzione, prima urbanistica e poi sociale della città, oggi sono con me e assieme siamo pronti a ridare dignità a Sant’Anastasia”. Quindi? “Penso che la città abbia ancora bisogno di me. Di noi. Certo che questa volta non basterà un semplice giuramento: saremo aperti a tutti, purchè non abbiano avuto a che fare con i protagonisti del decadimento anastasiano”.
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