LUTTO NEL GIORNALISMO – Se ne è andato un gigante e non solo perché fosse grosso di statura: addio Carmine Alboretti, giornalista di razza e uomo perbene
Se ne è andato un gigante e non solo perché fosse grosso di statura. Se ne è andato un gigante perche Carmine Alboretti aveva il cuore davvero grande. L’ennesimo lutto nel giornalismo campano: Carmine Alboretti è morto all’età di 44 anni. Un infarto alle prime luci dell’alba non gli ha lasciato scampo. Lascia la moglie e il figlio piccolo di 7 anni. Giornalista professionista di lungo corso, aveva collaborato con decine di testate giornalistiche locali e nazionali. Già avvocato e docente a contratto, collaborava con la Cattedra di Diritto pubblico dell’economia del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”. Aveva scritto per il Roma, Il Mattino, Il Giornale di Napoli, poi si era trasferito a Roma, dove si è occupato di tematiche politiche sociali ed ecclesiali, perché a differenza di tantissimi ideologi non ha mai nascosto di essere un cattolico, credente e praticante. Autore di diversi libri, è stato vicedirettore de “la Discussione”, fondato da Alcide De Gasperi. Collaborava con Natura, Rivista di ambiente e territorio dell’Arma dei Carabinieri, il quotidiano Metropolis, il magazine del terzo settore Comunicare il sociale e Argomenti di sicurezza e libertà. Aveva ottenuto numerosi riconoscimenti per la sua attività professionale, ma soprattutto era sempre pronto ad aiutarti quando lo chiamavi. Io e Carmine non abbiamo mai lavorato assieme, nonostante l’avessimo fatto per diverse stesse testate ma in periodi diversi. Non abbiamo mai fumato il sigaro assieme e non solo perché io non fumi i sigari. E non ci siamo mai incontrati sugli stessi fatti di cronaca. Ci siamo sentiti telefonicamente in tanti anni di carriera diverse volte. E tutte le volte c’è sempre stata tantissima disponibilità. Una volta ricordo, si arrabbiò pure per alcune mie idee che non sono qui a riportarvi, ma lo fece con talmente tanta eleganza che mi resi conto davvero avesse ragione. Io lo chiamavo direttore e lui faceva altrettanto con me, perché veniamo da quella scuola dove i titoli è vero non sono importanti ma quando crei dal niente un giornale locale, lo diventano eccome. Ciao Carmine, non ti scrivo come si fa nei convenevoli, “ovunque tu sia” per come credevi al Padreterno e per quanto eri buono e perbene starai accanto a lui, magari a redigere un altro giornale, l’ennesima avventura. A fumare un altro sigaro e a sorridere. Ciao Gigante. (p.p.)
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