L’ombra dei clan di Napoli Est sul Vesuviano. Escalation di intimidazioni tra San Giorgio a Cremano e Portici. Tutto partirebbe da un episodio del 2012
L’ombra dei clan di Napoli Est su San Giorgio a Cremano e sulla sua periferia a confine con Portici. Il terzo raid, nel giro di due settimane, avvenuto giovedì sera in Via Tamborrino, e, più in generale, l’escalation di intimidazioni nei due comuni vesuviani sarebbero da ricondurre ad un omicidio di Camorra avvenuto 4 anni fa a pochi metri da un asilo e una scuola media, quando a morire crivellato dai colpi di armi da fuoco fu Vincenzo Cotugno, 48 enne originario di Casoria, residente a San Giorgio ma domiciliato a Casalnuovo ( leggi ).
Le ombre di una esecuzione senza pietà che a distanza di 4 anni anni si rifletterebbero, secondo voci di strada (che difficilmente sbagliano), prepotentemente nella zona periferica dei comuni di Portici e San Giorgio con l’esplosione di una bomba carta ( leggi )che a inizi Aprile ha distrutto due automobili, e con due raffiche di proiettili,( leggi ) sparate, a distanza di 48 ore l’una dall’altra, nei pressi nel parco Astino: dove risiederebbe un pregiudicato, ritenuto affiliato ad un clan di Napoli est, in conflitto con i “padroni di casa” Troia ( storico cartello criminale con parte dei vertici in galera e con un piccolo esercito di ragazzini criminali a disposizione) per la gestione degli affari illeciti sul territorio.
E non solo: anche le fiamme ad un auto, rubata a Pollena Trocchia, ma incendiata a San Giorgio a Cremano e ritrovata con una testa di maiale mozzata sul tettuccio, sarebbero riconducibili a questa nuova ma vecchia faida che, proprio come l’omicidio di 4 anni fa, non risparmia di sparare in pieno giorno in presenza di ragazzini e cittadini. La “stesa” di giovedì, avvenuta intorno alle 19, quando due sicari a Via Tamburrino su un motorino hanno fatto partire in aria una raffica di proiettili, a distanza di 48 ore dall’ultimo raid camorristico in zona, rappresenta non solo un atto intimidatorio e una dimostrazione di forza tra clan… ma una vera e propria sfida allo Stato e alla politica locale, incapaci di offrire sicurezza ai cittadini in quella zona periferica.
A distanza di un’ora dalla sparatoria i ragazzini del quartiere son tornati in strada a giocare a pallone, incuranti di uno Stato assente e di logiche criminali che vogliono quella zona una bomba ad orologeria. Incuranti di vivere in un posto che, nonostante i proclami e le promesse, resta terra di nessuno
Dario Striano
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