L’Europa si affida al Dipartimento di Agraria della Federico II: il progetto per la ricerca nell’Agri-spazio è stato messo a punto da Matteo Lorito, Giovanna Aronne, Leone Ermes Romano e Leonardo Surdo
Portici – L’Europa è in corsa per la missione sulla Luna, programmata per il 2024. L’accelerazione data ai programmi di colonizzazione spaziale hanno dato impulso alla ricerca in molti settori avanzati.
Tra questi in quello dell’agricoltura in condizioni estreme ed in assenza di gravità, ricerche e tecniche che è necessario sviluppare per garantire l’autosufficienza alimentare alle future colonie dell’uomo su altri corpi celesti.
Ma anche, come quasi sempre accade con la ricerca avanzata, per offrire soluzioni innovative alle produzioni terrestri.
L’Università Federico II è punta avanzata in questo tipo di ricerca grazie alle attività del dipartimento di Agraria di Portici, da tempo impegnata in tale segmento della ricerca.
Oggi il dipartimento ha appuntato un nuovo risultato al suo già nutrito “palmares” grazie al varo di un nuovo progetto “spaziale” finanziato dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA), uno di quelli finalizzati a scoprire nuove idee e nuove attività non convenzionali rilevanti per il progresso delle attività spaziali.
Il progetto, denominato “Super Food for Space, prevede lo sviluppo di protocolli per la coltivazione nello spazio della Wolffia globosa, una “lenticchia d’acqua” dalle caratteristiche molto particolari: pur essendo la “più piccola pianta da fiore” (l’individuo adulto è circa 1 mm) possiede eccezionali qualità nutrizionali (21/25% di contenuto proteico, 60% di acidi polinsaturi, 3/4% di grassi).
Possiede inoltre una incredibile capacità di produzione in quanto raddoppia la propria biomassa in un giorno e mezzo.
Il progetto è stato messo a punto dal Dipartimento di Agraria diretto dal professor Matteo Lorito (nella foto), a cura della professoressa Giovanna Aronne (titolare della cattedra di Botanica ambientale ed applicata e veterana di studi di biologia vegetale nello spazio), dal dottorando Leone Ermes Romano e Leonardo Surdo di ESA (SciSpaceETeam) quali co-autori.
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