L’ATTACCO ALLO STATO – Sull’attentato ai vigili urbani di Pomigliano d’Arco interviene la Prefettura. Le dichiarazioni del Colonnello Maiello, dell’ex sindaco Russo e di Tommaso Sodano
Pomigliano d’Arco – Due filmati, uno che guarda fuori e l’altro che guarda dentro il comando della Polizia Municipale il cui parco auto è stato dato alle fiamme. Frame che accertano quanto pensassero dal primo momento dell’attentato di capodanno sia il comandante dei vigili urbani Luigi Maiello sia l’intelligence dei carabinieri di castello di cisterna che indagano sull’accaduto: la natura dell’incendio è dolosa e pianificata nei dettagli. Su una vetrata che separa il parco auto dall’ingresso gli uomini dell’arma hanno rilevato le impronte. Il commando sarebbe composto da più persone che tra l’altro pima di entrare e commettere il raid hanno fatto un giro di perlustrazione a bordo di un monopattino elettrico, anche questo ripreso dalle telecamere di video sorveglianza. Dai filmati si vedono un uomo con una busta, forse contenente il liquido infiammabile e un altro uomo che dalle ruote cosparge dello stesso le tre auto date alle fiamme tra cui anche la fuoriserie Mercedes sequestrata a un boss della camorra.
POMIGLIANO NEL MIRINO – Lo ricorda in una ricostruzione puntuale il collega de Ilmediano.it e de il Mattino Pino Neri, la città dell’Alfa sta rivivendo il clima di terrore che ha vissuto agli inizi del 2009, quando a capo del Governo locale non c’erano Gianluca Del Mastro, Lello Russo ancora doveva fare il suo ritorno in politica e il sindaco era Antonio Della Ratta, noto medico locale. Tra il gennaio e il febbraio di quell’anno a Pomigliano d’Arco furono fatte esplodere bombe carta nei pressi della caserma dei carabinieri (una su una finestra della sede della Benemerita di corso Umberto che conteneva chiodi, l’altra nel parcheggio della caserma Carlo Alberto Dalla Chiesa di Castello di Cisterna), un intero caricatore di pistola fu fatto esplodere contro il portone dove abitava il sindaco e al primo cittadino fu riservata l’accoglienza al Comune di un pupazzo impiccato al portone.
IL COLONNELLO LUIGI MAIELLO – “Bisogna avere proprio una gran faccia di m… e tanta ipocrisia nel manifestare false attestazioni di solidarietà – scrive Maiello sui social – io preferisco gli attentatori, vittime inconsapevoli di quella cultura criminale diffusa anche dalle campagne d’odio scientificamente architettate e dirette dai nuovi strateghi del malaffare. I veri criminali – continua Maiello – sono quelli che rivestendo un ruolo istituzionale e politico si fanno voce e portavoce di loschi figuri, esercitando continue e poco velate pressioni ed ingerenze per favorire gruppi di potere criminale che vogliono arricchirsi sulle spalle dei cittadini, della gente perbene ed inerme. Sono questi i veri nemici del popolo e della città. Naturalmente ogni mio riferimento è puramente casuale e se qualcuno si dovesse offendere può tranquillamente andarsene a quel paese”. L’atto di accusa di Maiello è un grido di allarme, anche politico. Pomigliano d’Arco da anni è una città che la sera si trasforma nei Navigli milanesi senza la Darsena, la mattina sembra normale e moderna coi suoi negozi, i bar e le zone a verde, il pomeriggio diventa trafficata e non solo per le uscite dalle fabbriche (molte in crisi) e la notte apre le porte alla movida, spesso troppo alcolica e purtroppo riferita ai minori. Poi ci sono gli appalti, non solo quelli per la gestione dell’ordinaria e straordinaria amministrazione dell’ente. Ci sono i condomini, le nuove costruzioni, gli abbattimenti e le ricostruzioni. C’è un giro di soldi a Pomigliano d’Arco esorbitante. Ma a Pomigliano d’Arco la camorra c’è? C’è un clan che gestisce le sorti del malaffare locale che magari permette ai cani sciolti di turno di gestirsi lo spaccio che non è più solo relegato alle palazzine popolari, ma a tutta la città, ma detiene a sé il vero business, quello del cemento e delle costruzioni? Il colonnello Maiello e i suoi uomini hanno fatto luce sull’assegnazione delle case popolari, sul trasporto funebre locale, sui lavori di somma urgenza affidati dal Comune a varie ditte.
L’EX SENATORE DI RIFONDAZIONE TOMMASO SODANO – Tommaso Sodano, commissione parlamentare antimafia, senatore di rifondazione comunista e oggi animatore dell’associazione Città Aperta a Felice Romano di Pomigliano indignata: tutta la città deve manifestare la fermezza dovuta. Consiglio comunale monotematico aperto alle associazioni e ai sindacati. Il comandante della polizia municipale è una persona esposta, se afferma quello che ha scritto è una cosa gravissima. Chi sono le istituzioni di cui parla Maiello che fanno pressioni per raggiungere loschi affari criminali. La città ha diritto di sapere e di essere riscattata. Se ci sono queste pressioni vanno messe alla porta. Dobbiamo tornare a una sana politica. Sono mesi che non c’è una visione di città che punta al suo rilancio. Ci vuole una politica alta in grado di far ripartire Pomigliano d’Arco.
L’EX SINDACO LELLO RUSSO – “Il comandante Maiello – scrive Russo infuriato per il post del comandante e dìper le dichiarazioni alla Tv– si esprime con una frase non degna del ruolo che ricopre, dando del “faccia di m…” a chi esprime solidarietà contro l’incendio. Successivamente va al telegiornale della Rai e afferma che la precedente amministrazione dava le licenze a persone in odore di camorra: ne risponderà davanti ad un giudice”. Russo sostiene che l’incendio sia “principalmente un’offesa ai cittadini di Pomigliano” e che “nessuno debba proporsi come vittima, anche per evitare una propaganda fuori luogo”.
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