La storia infinita di un cittadino vollese

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La strana storia di Ernesto Russo: Vollese dal 1968, con una attività nel settore automobilistico costretto alla chiusura per una forte crisi che ha colpito il settore. “A Volla non è solo un problema di affissione o non affissione di cartelli ai cantieri – dichiara Russo – Il problema è come sono stati rilasciati alcuni permessi dopo la sentenza del Consiglio di Stato che tra l’altro la stessa aveva già bloccati altri cantieri che a tutt’oggi sono in avanzato stato dei lavori in totale degrado ambientale da diversi anni. Su questo punto, la Procura dopo il mio esposto, ha deciso di non archiviare ed aprire un fascicolo, in effetti indaga a 360 gradi sulla speculazione edilizia a Volla”. Ernesto Russo è proprietario di un pezzo di terra di 1040 mq, in via Petrarca 64, a Volla. Da più di dieci anni ha intrapreso una battaglia contro le varie amministrazioni che si sono succedute affinché possa essere riconosciuto un suo diritto. Quando nel lontano 2001 viene a sapere che in via Petrarca c’è un pezzo di terra che si vende, lo acquista. Così, pensa di fare l’investimento della sua vita. Vuole costruire un locale per svolgere la sua attività. Nel 2011 Prima di fare l’investimento, Russo si informa sulla destinazione d’ uso di quel terreno, rivolgendosi all’ U.T.C. ,la cui risposta è: “Foglio 6 particella n 2443 destinazione urbanistica B1 (cioè edificabile)”. Fatte le sue valutazioni, avute le garanzie sulla edificabilità del terreno, Ernesto lo compra. Comincia a chiedere, i permessi per costruire il suo sogno. Prima il ripristino di un vecchio pozzo già esistente ridandogli la normale funzionalità, poi il muro di cinta, poi il passo carraio, poi la pavimentazione del suolo per creare un parcheggio dove poter esporre le automobili da vendere. Fino a qui tutto Ok, i permessi vengono accordati. Poi, qualcuno dell’U.T.C. gli consiglia di fare un unico progetto per tutta l’area, per facilitare il loro compito. Con una nota che espone:  “La zona nella quale ricade la proprietà di Ernesto Russo è identificata come B1/C1, ma possono presentare progetti per costruire solo sotto forma di cooperative”. In altri termini, l’U.T.C. ha stabilito che in questa zona il privato non può costruire, mentre le cooperative si,  ignorando che il Consiglio di Stato qualche anno prima puntò l’indice proprio sulla “Società Cooperativa Andromeda” ed il suo effetto domino si percosse negativamente su piccoli privati. In effetti il comune al Consiglio di Stato, prima cerca ed ottiene il ribaltamento della sentenza di primo grado emessa dal T.A.R. Campania, in quanto determinati lotti fossero riconosciuti ricadenti in quelle cosiddette “ZONE BIANCHE” e poi stranamente rilascia nuovi permessi solo a grossi costruttori. Poco tempo fa a Russo arriva una proposta da parte dell’U.T.C., di presentare un progetto che potrebbe essere “buttato in mezzo, visto che il nuovo P.U.C. andrà per le lunghe”. Questo consiglio sembra strano a Russo. Vuole vederci chiaro. Così, Ernesto si reca al comune e si accorge che nella bacheca si stanno rilasciando altre licenze sempre nella stessa zona ad una nuova cooperativa che nulla aveva a che fare con la questione romana, Russo denuncia alla Procura delle Repubblica di Nola. “La mia è una storia infinita”, continua a ripetere Russo a tutte le testate giornalistiche locali e nazionali.

Luana Paparo

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