La Procura ordina l’abbattimento degli alloggi abusivi, 30 persone rischiano di finire in strada a Pollena Trocchia. Il sindaco Esposito fa chiarezza sulla vicenda

Pollena Trocchia – La Procura della Repubblica ha ordinato gli abbattimenti per le abitazioni di zona Musci considerate abusive. Ovviamente ne è nato un vespaio politico.  “Molte cose sono state scritte sull’housing sociale di via Musci, molte inesatte o tendenti a proporre soluzioni purtroppo non praticabili, ma non voglio sollevare polveroni polemici, è una vicenda delicata che coinvolge la vita di intere famiglie – fa chiarezza il sindaco di Pollena Trocchia Carlo Esposito –  Quando abbiamo evocato l’azione di housing sociale, nel tentativo di impedire la perdita di unità abitative sul territorio, abbiamo iniziato, prima di tutto, un processo di acquisizione di informazioni più che di titolarità dell’immobile (quella è automatica per legge).  Il primo obiettivo fu quello di valutare la fattibilità prima formale e poi economica dell’operazione. Come si può prendere una decisione in scienza e coscienza su un progetto sociale, senza aver prima analizzato la fattibilità e le sue evoluzioni nel tempo?  Quella decisione fu presa in un momento di emergenza, al fine di recuperare il tempo necessario a studiare la possibilità concreta di portare una soluzione positiva della questione, e per confrontarsi, senza l’incombenza delle sentenze, con tutte le altre istituzioni titolate nella vicenda (già, perché il comune rappresenta solo uno dei soggetti interessati, ma ve ne sono altri con le loro legittime istanze)”. L’ordine di abbattimento, infatti non è comunale ma proviene dalla Procura e troppe volte si sa la distanza tra la legge e la giustizia sociale è enorme.

“Legata a questa necessità è il successivo ingaggio di un legale (per un importo che è la metà di quello che viene raccontato mischiando il supporto tecnico affidato per la gestione delle ReSA con la questione inerente l’housing); una figura necessaria per la difesa delle prerogative del Comune nell’incidente di esecuzione. Mi scuso per il tecnicismo, ma è necessario circostanziare i fatti”. Esposito è un architetto e tra i più stimati urbanisti.

“Nei mesi che hanno preceduto la sofferta decisione di ritirare la proposta di housing sociale sono emersi fattori che hanno messo in luce l’assenza delle condizioni necessarie a rendere il progetto etico e sostenibile. Ma era necessario spendere questo tempo per studiare e trarre conclusioni a mente fredda per il bene di tutta la comunità cittadina. Non è etico! Perché contrario ai principi di una oculata gestione delle risorse pubbliche. Lo stabile così com’è non è idoneo a essere destinato a Hosting Sociale a patto che non vengano fatti importanti lavori strutturali per renderlo antisismico, efficiente sul piano energetico e dotato di percorsi per diverse abilità. Lavori che a conti fatti vanno ampiamente oltre i prezzi di mercato di qualunque immobile sul territorio comunale”. In sostanza se l’amministrazione comunale avesse portato avanti l’idea dell’Housing sociale avrebbe favorito solo le famiglie proprietarie degli immobili e non l’intera comunità.  “Chi è colui che per acquistare un appartamento, è disposto consciamente a spendere molto di più del suo valore? Un privato cittadino può! Un amministratore non deve. Amministra risorse pubbliche. È stata una decisione sofferta ma giusta, nell’interesse della collettività.

Giusta perché, in ogni caso, non avremmo mai potuto salvare l’alloggio alle persone che oggi ci vivono, perché espressamente vietato dalla legge. La verità è negli atti. Marciarci su non da onore a chi lo fa. Noi abbiamo scelto di perseguire il bene della collettività e siamo aperti a tutti i confronti, purchè si dica la verità”.

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