Jfk, una bella bionda e un verso di Mogol in una canzone

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Chi l’ha detto che la leggerezza abbia necessariamente un’accezione negativa? “Le Conseguenze dell’Umore” è, infatti, la prova di quanto una simile convinzione, almeno in campo musicale, possa essere facilmente smentita: album d’esordio del gruppo partenopeo JFK & La Sua Bella Bionda (Lelio Morra, voce e chitarra; Federica Morra, voce e percussioni; Gian Marco Libeccio, chitarre; Fabio Caliento, batteria), ha visto la luce il 21 marzo scorso per opera della Polosud Records di Ninni Pascale e, dopo aver venduto mille copie in soli tre mesi, è ora alla sua prima ristampa. Il disco, vestito dunque di leggerezza, trasporta di colpo l’ascoltatore in una dimensione quasi onirica, da viaggio: complice, un sound delicato come sospeso a mezz’aria, reso tale dall’intreccio prodigioso delle due voci principali, una del cantante Lelio e l’altra di sua sorella, tutt’altro che bionda, Federica. A una siffatta evanescenza della musica in senso stretto, fa da contrappeso la forza comunicativa di versi che, in alcuni casi, restano irrimediabilmente sotto pelle. E il tutto risulta ancora più gradevole grazie a un’impalcatura strumentale che, senza mai tradire i canoni della tradizione cantautorale, non manca di evocare ora sonorità vagamente ska, con ritmi incalzanti e un’incursione pressoché costante dei fiati (in particolare quella della tromba di Michele Acanfora), ora echi decisamente pop e folk-rock. “JFK e La Sua Bella Bionda” e “Le Conseguenze dell’Umore” (evidente parafrasi del titolo di un noto film del napoletano Paolo Sorrentino) sono nomi a mio avviso di un certo spessore. Da cosa è dipesa la loro scelta?  “Fossi Noel Gallagher – spiega con la dovuta ironia Lelio Morra – ti direi che deriva dal fatto che sono semplicemente un genio… ma, scherzi a parte, il nome della band è nato dopo aver letto un libro sulla storia di Kennedy, avevo sempre le 3 lettere JFK che mi giravano per la testa, e la sua relazione clandestina con Marilyn Monroe poteva essere paragonata a qualcosa che stavo vivendo io stesso in quel periodo. Per il titolo, invece, credo ciecamente nel fatto che ogni canzone sia frutto di un determinato stato d’animo. E in più tra l’amore e l’umore c’è senz’altro una relazione, per cui potevamo appropriarci di una parte del titolo di un grande film (Le Conseguenze dell’Amore), riuscendo così a strappare un sorriso anche a Sorrentino e a Servillo, quando ho avuto il piacere di incontrarli e lasciargli una copia del nostro disco”. L’album in questione trasmette un senso di leggerezza, facilmente riconducibile a quella che, in particolare, può accompagnare un viaggiatore in giro per il mondo. Cosa vi ha spinto a realizzarlo? “Ciò che più amo nelle canzoni è riconoscermi, succede a tutti, è così che la musica diventa di chi l’ascolta. E ognuno di noi ha una parte gioiosa e delle ombre. Allo stesso modo, i nostri brani presentano una sincera e spontanea positività di fondo, musicale/melodica, che accompagna e culla l’ascoltatore anche quando il testo non racconta il lato leggero della vita. Tutto è cominciato quattro anni fa quando, zaino e chitarra in spalla, sono stato in giro per 3 mesi in Francia alla ricerca di una rinascita spirituale e musicale. Dopo che la mia prima band, Eutimìa, si era fermata, suonare per strada e scrivere nuove canzoni ha significato molto per me. Ecco perché in alcune tracce del disco si respira aria di viaggio. Quando sono tornato poi ho messo su la nuova band, e il viaggio è ripreso ma in maniera diversa”. Il brano “Ci Penso Io” presenta un verso scritto addirittura dal maestro Mogol. Com’è nata questa collaborazione, e cosa ha rappresentato per voi? ” Un anno fa a Roma abbiamo vinto, al Festival Nuova Musica Italiana, il Premio Speciale Mogol con la canzone ‘Forse Volevi Ballare’. Mogol era presidente di giuria e mi ha attribuito, in quanto autore del brano, una borsa di studio al CET, la sua scuola in Umbria. Così ho frequentato la classe per autori nel periodo della registrazione del disco: un giorno, durante una pausa dalle lezioni, sono riuscito a farmi accogliere in casa di Mogol, e gli ho chiesto una mano per la chiusura di una strofa. Non dimenticherò mai quel momento: allora mi ha guardato e poi mi ha detto ‘Beh ragazzo mio, tu ora qui puoi dire che di lei non hai più traccia’, ed era esattamente ciò che mi serviva. Alla fine, da quell’occasione ho provato a trarre il meglio e, soltanto una volta uscito da lì, ho potuto ripensare alla magia di quei 10 minuti e a quanto fossi stato fortunato”. Prossimi appuntamenti con la musica dei JFK & La Sua Bella Bionda saranno il 23 gennaio alle 9 del mattino in diretta su Radio CRC, e il 31 dello stesso mese al Ma-Ti di Napoli; mentre il disco “Le Conseguenze dell’Umore” è acquistabile in qualsiasi punto vendita Feltrinelli.

 

Chiara Ricci   

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