Il Parco Verde fa schifo da quando è nato, solo oggi se ne accorgono i nostri politici

“Fermiamo gli spacciatori, i camorristi e gli stupratori del parco Verde”, “Le bambine vanno amate, non stuprate”, “Ricostruiamo il parco verde”, “Per fermare la violenza servono pene severe”. Con questi cartelli duecento persone, guidate da don Maurizio Patriciello, hanno sfilato per le strade di Caivano dopo la violenza subita dalle due cuginette di 10 e 12 anni da parte di un gruppo di ragazzini. La manifestazione è partita dalla parrocchia di San Paolo Apostolo a piedi fino all’ex centro sportivo, luogo della terribile violenza. Pochi gli abitanti del Parco Verde, definito da tanti anni come una delle piazze di spaccio più grosse d’Europa e più volte passato ai disonori della cronaca per episodi di violenza e di stupro, subito da minori.

Il Parco Verde di Caivano nasce come tutti i palazzoni anonimi e senza futuro della ricostruzione, con la legge 219 del dopo terremoto. In periferia colate di cemento sostituivano le campagne per accogliere gli sfollati del centro napoletano. Da una parte la speculazione, dall’altra la disperazione. Parco Verde di eroina, cocaina, kobret, fumo, marijuana, ecstasy: supermercato al dettaglio di tutto, sotto gli occhi di tutti da almeno trent’anni. Una “comunità” di ex sfollati, quasi 6 mila che oggi convivono con il via vai di tossici, di camorristi e da sempre, purtroppo, con la feccia umana: i pedofili.

Il vaso di Pandora al Parco Verde si è scoperchiato quasi dieci anni fa. Due bambini, a distanza di nemmeno un anno cadono dalle finestre degli ultimi piani dei palazzoni che guardano le piazze di spaccio sotto. Muoiono Antonio Giglio, di soli tre anni e Fortuna Loffredo che di anni ne aveva sei. Antonio cade dall’ottavo piano il 28 aprile 2013, Fortuna muore il 24 giugno 2014 dopo essere stata violentata e lanciata nel vuoto. Dietro questi drammi una sola matrice: una coppia criminale che per l’omicidio e le violenze di Fortuna sono stati condannati mentre sono stati assolti per la morte di Antonio. Sono Raimondo Caputo, detto Titò, denunciato e condannato anche per le violenze inflitte alle sue figlie e Marianna Fabbozzi, la mamma del piccolo Antonio.

In sostanza saranno almeno vent’anni che il Parco Verde di Caivano è considerata dagli inquirenti (e non) una delle piazze più floride d’Italia e dieci anni che è diventato il “parco degli orrori” e solo oggi i politici si accorgono del degrado e propongono soluzioni drastiche e decisive.

Fino a prima che fosse nuovamente presidiato dalle forze dell’ordine, nel Parco Verde si è continuato a spacciare. Oggi i clan sono in difficoltà e la piazza di spaccio più grossa d’Europa è diventato forse, solo un deposito da cui non entra e esce nulla.

Della pericolosità del Parco Verde e di quanto lì dentro accadessero cose schifose, solo la chiesa se ne è accorta e lì ci ha mandato uno dei suoi uomini migliori don Maurizio Patriciello, prete e uomo di frontiera, colto e deciso, forte e intelligente. Don Maurizio dal suo pulpito, ma anche in strada ha sempre condannato le atrocità del Parco Verde e soprattutto il velo di omertà che le copre, al punto che ultimamente teme per la sua incolumità e per quella della sua scorta, siccome da diversi anni vive protetto dallo Stato in quanto nel mirino dei clan di camorra.

Il Governatore De Luca invoca il pugno duro, la Premier Giorgia Meloni domani si recherà al Parco Verde, tutti oggi parlano e scrivono di Parco Verde, come se quel mostro di cemento e merda fosse stato costruito ieri.

 

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