IL PANE GIUSTO – Nella villa del boss Vollaro il “campus del pane” con Unipan e il Comune di San Sebastiano al Vesuvio, protagonisti a Rai 3 di Mezzogiorno Italia
San Sebastiano al Vesuvio – Nella villa del boss, la cittadella del pane vesuviano. L’ex piccola svizzera, San Sebastiano al Vesuvio, città eletta dal super boss della Nuova Famiglia Organizzata Luigi Vollaro, l’organizzazione messa su assieme al capoclan di Forcella Luigi Giuliano per contrastare il potere della Nco di Raffaele Cutolo, nascerà una scuola di formazione per panificatori, un museo del pane di San Sebastiano al Vesuvio e un ostello per ospitare i giovani aspiranti panificatori che provengono da fuori regione e dall’estero. E’ una battaglia vinta dal sindaco Salvatore Sannino e da Mimmo Filosa, presidente Unipan (l’unione dei panificatori contro la camorra) dopo l’assegnazione da parte della villa del boss Vollaro, oggi defunto, da parte dell’Agenzia nazionale per i beni confiscati alle mafie.
“Qui – dice il primo cittadino Sannino, alla fine del suo primo mandato – nascerà la speranza per i giovani, non solo locali di imparare una professione e crearsi un futuro”. “Qui – dice Mimmo Filosa, da sempre in prma linea contro le mafie e i forni abusivi – ridaremo vita ad un pane buonisssimo e ne apriremo i segreti a quanti vogliano intraprendere questo mestiere”. Filosa, prima garzone, poi operaio specializzato e poi imprenditore dell’arte bianca vesuviana è l’esempio di chi col lavoro ce la può fare. Suo figlio Ciro ha lasciato gli studi universitari per impegnarsi nel forno e nei progetti di famiglia è la continuazione di una tradizione che da San Sebastiano al Vesuvio vuole estendersi a tutto il mondo.
Protagonista della trasmissione di Rai 3 “Mezzogiorno Italia” la Cittadella del pane di San Sebastiano ospiterà un museo del pane (quello di San Sebastiano risale a 400 anni fa) e aule studio tematiche per la panificazione. Avrà un giardino e grazie al supporto dell’associazione contro le mafie Libera, dove i boss si riunivano (come spiega bene il giornalista e scrittore Bruno De Stefano (nella foto sopra), tra i più attenti conoscitori della camorra) per decidere le sorti di distruzione dei territori, è stato posto un seme di speranza.
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