Forni crematori a San Giorgio a Cremano e a Portici: tra le proteste di residenti e forze politiche
Forni crematori a San Giorgio a Cremano e a Portici. Le due cittadine vesuviane, attraverso projects financing, si preparano alla costruzione di un tempio crematorio nei loro rispettivi cimiteri civici tra le proteste di residenti e forze politiche. Dopo il rinvio della discussione in consiglio comunale lo scorso 21 Luglio, “per approfondire lo studio sull’impatto ambientale e sul rispetto delle normative vigenti in materia”, che aveva gettato ombre sulla stabilità della maggiorana di Giorgio Zinno; la prossima assise consiliare sarà chiamata nuovamente all’approvazione della costruzione di un forno crematorio sul territorio sangiorgese. Approvazione che dovrebbe passare tranquillamente, salvo nuovi e clamorosi colpi di scena, nonostante le polemiche estive da parte degli attivisti e consiglieri del Movimento 5 Stelle locale, preoccupati circa l’impatto ambientale, urbanistico ed economico dell’operazione : “Il progetto di realizzazione di un forno crematorio nel cimitero di San Giorgio a Cremano – ha spiegato in più riprese il sindaco Giorgio Zinno – rappresenta una reale opportunità per la nostra città e rientra nel programma elettorale che il 65 % dei sangiorgesi ha votato l’anno scorso. La realizzazione di questo impianto ricopre un’importanza strategica per la città, dal momento che dalla sua realizzazione derivano vantaggi economici per le casse del comune e sociali per la collettività, a costo zero per l’ente. Attraverso questo progetto potremo mettere a bando ben 775 loculi al prezzo massimo di 3.000 euro l’uno; loculi che andranno ad alleviare una condizione di sofferenza dovuta alle molteplici richieste di nicchie per i defunti e alla scarsità dell’offerta attuale. In secondo luogo l’ente introiterebbe circa 200 mila euro l’anno, derivanti dalla percentuale sulle operazioni di cremazione che coinvolgerebbero tutti i territori della provincia di Napoli e dai diritti diretti e indiretti sull’attività. Non a caso, anche città di Portici, quindi a pochi metri dal nostro confine tenta di costruirne uno, proprio per la ricaduta positiva che può dare. E’ chiaro che rispetto all’impatto ambientale, già in sede di presentazione della proposta da parte del privato interessato ad investire nella nostra città, abbiamo chiesto alcune rassicurazioni supportate da analisi e dichiarazioni secondo cui l’impianto non avrebbe alcun effetto nocivo sulla popolazione, essendo di ultima generazione e non emettendo quindi alcun gas pericoloso per la salute. Tale progetto è stato già verificato dai tecnici comunali e quindi approvato. Tuttavia non ci fermeremo qui e il passo successivo sarà quello di verificare ulteriormente e in maniera molto approfondita le veridicità di queste prime rassicurazioni, con un tavolo congiunto con Arpac, Asl e Sovrintendenza al fine di chiarire tutti i punti necessari a garantire l’assoluta innocuità della struttura e della sua attività in città. Poi, solo successivamente a questa fase si procederà alla gara d’appalto per verificare le eventuali offerte migliorative sotto l’aspetto ambientale ed economico. Sia chiaro a tutti che parliamo di una struttura inserita all’interno dell’area cimiteriale, la cui altezza massima sarà quella dei nicchiari che la circondano. Nessuna mega struttura che deturpa la città quindi, nè mostro fumante come qualcuno tenta di raffigurare. Probabilmente (spero sia così), chi lo definisce tale non ha visto il progetto è perciò l’impianto viene dipinto come un mostro”.
Nonostante le rassicurazioni del sindaco non si placa la polemica dei pentastellati che promettono, controbattendo su ogni punto, battaglia anche durante il prossimo consiglio comunale: “Verranno messi al bando 775 loculi, al prezzo medio di 3.200 euro più iva l’uno, che andranno interamente ad arricchire le tasche del privato che realizzerà il progetto. – hanno ribadito i grillini – L’ente comunale ricaverebbe circa 27.500 euro all’anno, derivanti dalla percentuale corrisposta sulle prime 1000 cremazioni aperte a tutti i territori della provincia di Napoli, più le tasse comunali già normalmente previste dal regolamento cimiteriale. Ma, se la differenza la fanno i numeri, allora questi non tornano, dal momento che, l’amministrazione di Portici è in procinto di costruire il suo forno crematorio, così come pure il comune di Napoli ha già avviato le prime operazioni presso il crematorio comunale. Cosa succederà se non saranno raggiunte le 1000 cremazioni annue? C’è il rischio di creare l’ennesima opera inutile sul nostro territorio che, se non consentirà all’investitore di ricavarne il giusto profitto, verrà abbandonata. E’ bene poi sottolineare che, rispetto al tema dell’impatto ambientale, al momento della presentazione della proposta, nessun documento è stato prodotto da parte di questa amministrazione: non uno studio di fattibilità, non una valutazione di eco-compatibilità. Sono state, invece, ritenute sufficienti, in primis le dichiarazioni del privato proponente e poi il mero controllo dei documenti da parte di una Commissione ad hoc composta dai dirigenti del settore Finanziario ed Avvocatura, di cui dubitiamo la competenza tecnica in materia di emissioni, dall’ex e poi dal sostituto dirigente del settore Tecnico, dal responsabile unico del procedimento e da due rappresentanti dell’impresa proponente. Sia chiaro a tutti che, parliamo di una struttura inserita all’interno dell’area cimiteriale, ad una distanza di circa 30 metri dall’abitato, in un comune di circa 4,5 chilometri quadrati, tra i più densamente abitati della provincia”.
Anche Portici, nonostante il commissariamento, si prepara alla costruzione di un crematorio nel suo cimitero. Con determina dirigenziale 589/2016 del 28 Luglio è stato, infatti, approvato il preventivo di spesa, presentato dalla Società Edizioni Savarese, ammontante ad 1 milione 847 mila euro per la costruzione di un tempio crematorio in project financing. Nel silenzio delle forze politiche, anche nel comune del Granatello, però, non mancheranno polemiche per l’operazione da parte dei residenti, preoccupati “per l’impatto ambientale” della struttura, come segnalato in più occasioni alla nostra redazione.
Dario Striano
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