Colpo di scena alle battute iniziali del processo di appello relativo agli omicidi di Giorgio Scarrone, Vincenzo Abbate e Salvatore Madonna, tre dei numerosi omicidi che hanno caratterizzato la faida tra il clan Birra e quello avverso degli Ascione-Papale .
Sul banco degli imputati boss e gregari ercolanesi: Ascione Mario, Palomba Bartolomeo, Papale Mario, Papale Pietro, Suarino Raffaele e Dantese Natale. La Corte di assise di appello di Napoli – II sezione penale – subito dopo aver costituito le parti processuali ha formulato un invito al Procuratore Generale ed ai difensori degli imputati di interloquire su una questione di nullità della sentenza sollevata dalla difesa di Ascione Mario rappresentata dall’avv. Antonio Abet.
In sintesi, i giudici di primo grado nel corso del dibattimento afferente all’omicidio di Giorgio Scarrone avevano deciso di acquisire e di utilizzare verbali di udienza di altro procedimento, quelli relativi al processo degli omicidi Madonna e Abbate, nonostante la difesa degli imputati non aveva partecipato alla formazione di tali prove e non aveva prestato consenso alla riunione .
Tale questione giuridica era stata condivisa anche dall’avvocato Dario Vannetiello, nominato lo scorso mese di ottobre da Suarino Raffaele, il quale, nel depositare l’atto di impugnazione a sua firma, aveva chiesto anche la estensione dei motivi di appello redatti dai difensori dei coimputati, quale per l’appunto quello articolato dalla difesa di Ascione Mario.
Lo stesso Procuratore Generale ha concluso per la nullità della sentenza nei confronti di Ascione Mario e Suarino Raffaele, conclusioni ovviamente a cui si è associata la difesa dei due sopracitati, mentre la difesa di Dantese Natale, rappresentata dall’avv. Luigi Palomba, ha segnalato con successo alla Ecc.ma Corte che il proprio assistito versava nella medesima posizione dei primi due.
Infatti, dopo una breve camera di consiglio, i giudici hanno annullato la sentenza di condanna sia nei confronti di Ascione e Suarino ma anche nei confronti di Dantese, ordinando la trasmissione degli atti al giudice di primo grado per un nuovo giudizio.
In buona sostanza, non è una sentenza di assoluzione, ma il processo di primo grado dovrà rifarsi per le tre persone sopracitate innanzi ad una Corte di assise diversa da quella che ha inflitto la condanna all’ergastolo. Quello che è indubbio è che per ora tale condanna è stata cassata. Viceversa, il processo di appello è proseguito innanzi alla Corte di assise di appello per i restanti coimputati che non sono stati raggiunti dal sorprendente annullamento.
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