EMERGENZA CORONAVIRUS A POLLENA TROCCHIA – La denuncia: “Mia mamma lavorava nell’ospizio del Santuario, è da una settimana nel letto ma non le hanno ancora effettuato il tampone. Ho paura perchè vive conmio fratello e mio padre cardiopatico”
Pollena Trocchia – Dopo le morti e le affezioni da covid 19 nella casa di cura del Santuario di Madonna dell’Arco, dilaga il terrore specie tra i familiari delle persone che lavoravano nella struttura e che comunque hanno avuto a che fare coi morti e con gli altri risultati positivi ai tamponi. Nonostante la denuncia del priore Padre Alessio Romano in merito ai ritardi nell’effettuare i tamponi, ancora oggi non tutti i dipendenti sono stati controllati. “Mia mamma ha 62 anni ed è una delle tante operatrici sanitarie della casa di cura del Santuario di Madonna dell’Arco– denuncia C. G, cittadino di Pollena Trocchia – non va a lavoro da una settimana perché affetta da forte vomito e febbre, per cui non rientrando tra il personale in servizio che è stato sottoposto al tampone, ad oggi non sappiamo il suo reale stato di salute.
Era in malattia per sintomi di vomito e nausea prima che iniziassero a morire i degenti della casa di cura. Ho più volte chiesto al Priore se venisse effettuato il tampone a tutti i dipendenti, anche a quelli al momento delle morti in assesnza per malattia e altrettante volte mi è stato assicurato che l’avrebbero fatto anche a chi era a casa e non in servizio negli ultimi giorni. Purtroppo è una settimana che mia mamma è a casa ammalata, vive con mio fratello e mio padre cardiopatico e io non so come fare. Il sindaco di Pollena Trocchia mi ha assicurato che sta chiamando tutti i giorni l’Asl, cosa che faccio anche io ma non riesco ad avere risposte chiare a riguardo. Ho paura per mia mamma e per mio padre e mio fratello. Faccio appello ai dirigenti dell’Asl e al Governatore De Luca affinchè mia mamma possa essere sottoposta a tampone, così da curarsi eventualmente e esperiamo non contagiare nessun altro membro della mia famiglia, nonostante stiamo rispettando il vincolo di restare nelle nostre abitazioni”.
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