Ecco il nuovo rapporto della Dia sulla camorra: clan meno spietati e più imprenditori. Investono in droga, nelle aste immobiliari e nelle attività commerciali

E’ stato divulgato il nuovo rapporto della Direzione Investigativa antimafia sulla camorra. L’organizzazione criminale è sempre più radicata nel tessuto delle comunità e alle guerre ha preferito il business, soprattutto quello della droga, del riciclaggio di denaro e degli appalti. Questo il rapporto sulla città di Napoli e sull’hinterland vesuviano:

Nella città di Napoli lo scenario criminale resta estremamente fluido ed eterogeneo. L’attenzione dei grandi cartelli criminali è prevalentemente indirizzata verso i circuiti illegali nazionali ed esteri e si concentra soprattutto nelle silenti strategie di infiltrazione dell’economia legale e di reinvestimento dei proventi delle attività illecite. Peraltro, i clan più autorevoli spesso sovrintendono anche alle attività delinquenziali dei gruppi criminali minori ma non meno aggressivi ai quali nei quartieri cittadini viene affidata la gestione dello spaccio degli stupefacenti e del racket. Gli episodi di scontro registrati nel semestre29 sono correlati al tentativo di singole compagini di affermare il proprio controllo nei diversi contesti urbani. Tali frizioni peraltro spesso sono risultate riconducibili alla storica conflittualità tra i principali cartelli del centro cittadino, MAZZARELLA e ALLEANZA DI SECONDIGLIANO. Nell’area est di Napoli si imporrebbe l’asse criminale costituito dai clan RINALDI, DE LUCA BOSSA, MINICHINI, CUCCARO-APREA che con una struttura militarmente forte contrasterebbe le politiche espansionistiche del clan MAZZARELLA. Un importante ruolo negli assetti criminali dell’area nord della provincia sarebbe rivestita infine dagli AMATO-PAGANO che mantengono la propria influenza anche in alcune aree dei quartieri cittadini di Scampia e Secondigliano. Significativo della pressione criminale esercitata dai sodalizi appare il fenomeno dei numerosi rinvenimenti e sequestri di armi illegali, anche ad alto potenziale, nella disponibilità dei diversi gruppi criminali sia maggiori, sia minori. 28 Di seguito la raffigurazione grafica delle principali componenti malavitose ca

Area Centrale – quartieri Avvocata, San Lorenzo/Vicaria, San Carlo Arena/Stella, Mercato/Pendino, Poggioreale, Montecalvario, Chiaia/San Ferdinando/Posillipo. Egemone nei rioni di Forcella, Maddalena, Tribunali e Decumani.

MARIA LICCIARDI

Il clan MAZZARELLA30 (come già rilevato per il primo semestre 2020) sembra aver riacquisito il controllo di buona parte del centro cittadino dove può contare sui rapporti con i clan BUONERBA (centro storico), FERRAIUOLO (Maddalena), PEREZ (Decumani), SEQUINO (Sanità), CALDARELLI (Case Nuove), FRIZZIERO (zona Torretta) e ZAZO (Fuorigrotta). Inoltre, sfruttando strategiche alleanze con altri gruppi e affiliazioni di autorevoli figure criminali presenti nella periferia e nei territori della provincia, conferma una politica di graduale espansione soprattutto verso le zone sudorientali della città. Qui vanterebbe una solida alleanza con i D’AMICO del rione Villa e con il gruppo FORMISANO di San Giorgio a Cremano con i quali avrebbe costituito un asse finalizzato ad arginare i sodalizi avversari (SIBILLO e RINALDI di San Giovanni a Teduccio) in seno ai possibili tentativi di recuperare i territori perduti31. A tale conflittualità si riferiscono gli esiti dell’operazione conclusa dai Carabinieri il 23 novembre 202032 nei confronti di 3 indagati appartenenti ai due contrapposti schieramenti camorristici (cartello dei MAZZARELLA da una parte, DE LUCA BOSSA-MINICHINI-RINALDI dall’altra) ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di estorsione, porto e detenzione illegale di armi tutti aggravati dal metodo mafioso. Le indagini hanno riguardato un tentativo di estorsione commesso nel gennaio 2018 ai danni del titolare di una piazza di spaccio attiva nel quartiere Mercato, contiguo ai MAZZARELLA33. La contrapposizione tra i due schieramenti è stata oggetto anche del processo nel cui ambito l’8 settembre 2020 il Tribunale di Napoli ha pronunciato una sentenza di condanna34 a carico di affiliati ai LUONGO-D’AMICO e TERRACCIANO satelliti dei MAZZARELLA, ritenuti mandanti ed esecutori dell’omicidio di un elemento di vertice del clan RINALDI, consumato il 9 aprile 2019 davanti a una scuola del Rione Villa. Nei nuovi assetti del clan sarebbe risultata determinante la scarcerazione di alcuni elementi eccellenti come quella di un pregiudicato ritenuto attuale reggente del clan (fazione Mercato) che avrebbe immediatamente selezionato alcuni propri fedeli referenti collocandoli in zone strategiche per gestire gli interessi del sodalizio. Tra questi un cugino di assoluto spessore criminale a cui avrebbe affidato la responsabilità di Poggioreale e del rione Luzzatti contesi ai CONTINI. La gestione degli affari illeciti nell’area dei Decumani, visto lo stato di detenzione del capo del gruppo PEREZ cui era precedentemente attribuita, sarebbe stata assegnata invece a uno storico pregiudicato di Forcella scarcerato nel luglio 2020. Sempre subalterni al clan MAZZARELLA, operano nella Maddalena35 il gruppo FERRAIUOLO e nella zona di Porta Capuana il gruppo PAPI-IAFULLI. Potrebbe rivelarsi infine particolarmente significativa sia per gli equilibri interni del clan, sia per il processo di riaffermazione della famiglia MAZZARELLA sul territorio partenopeo la scarcerazione avvenuta il 31 agosto 2020 di uno dei figli del boss deceduto36. Questi, dopo una detenzione in carcere durata circa 20 anni, ha fatto rientro nel proprio quartiere ricongiungendosi con la moglie discendente della famiglia GIULIANO e anche lei da un anno libera dopo aver scontato 12 anni di reclusione. L’unione già a suo tempo era stata ritenuta decisiva da un punto di vista strategico quale fusione tra due potentati familiari. Nel mese di aprile 2020, dopo l’espiazione di una condanna per omicidio, è stato peraltro scarcerato anche un altro elemento di spicco della famiglia GIULIANO il cui ritorno a Forcella37 potrebbe costituire una favorevole opportunità per il gruppo denominato dei Nuovi Giuliano38 di riorganizzarsi anche reclutando gli elementi rimasti liberi del gruppo SIBILLO. Nel semestre non sono quindi mancati nel quartiere Forcella episodi violenti con esplosioni di colpi d’arma da fuoco e scorribande armate evidentemente indicativi delle fibrillazioni in atto39. Il clan CONTINI, storico componente della cd. ALLEANZA DI SECONDIGLIANO (insieme ai clan BOSTI, LICCIARDI e MALLARDO, ai quali è legato anche da vincoli familiari40) e da sempre contrapposto al clan MAZZARELLA, resta una delle più strutturate organizzazioni cittadine controllando un’ampia parte del capoluogo campano (Vasto, Arenaccia, Ferrovia, Rione Amicizia, borgo Sant’Antonio Abate e zone limitrofe fino al confine con la cd. cittadella di Casoria). A riscontro dell’attuale incidenza criminale sui quartieri del centro, il 14 ottobre 2020 la Polizia di Stato ha eseguito il fermo di indiziato di delitto41 di 2 soggetti che per conto del clan esercitavano una sistematica pressione estorsiva ai danni di commercianti del quartiere Vasto. Gli arrestati avrebbero agito in subordine a quello che era ritenuto il capozona del sodalizio peraltro pochi giorni dopo arrestato assieme alla moglie per possesso di una pistola con matricola abrasa e relativo munizionamento. Il 25 novembre 2020 il cartello è stato pesantemente colpito dalle condanne emesse con rito abbreviato all’esito del processo “Cartagena”42 nei confronti di oltre 60 tra ras e gregari dell’ALLEANZA DI SECONDIGLIANO imputati, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione e usura. La sentenza ha in particolare confermato i rapporti di mutua assistenza all’interno della federazione in funzione dei quali era possibile che un elemento di vertice del gruppo MALLARDO intervenisse in prima persona nella gestione economico-criminale del clan CONTINI. L’inchiesta, si ricorderà, aveva peraltro posto in evidenza le ingerenze del clan CONTINI nella gestione degli appalti e delle assunzioni presso l’ospedale San Giovanni Bosco. Con riferimento a tali irregolarità, il 17 dicembre 2020 il Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese ha adottato il decreto con cui si è concluso il procedimento amministrativo avviato nei confronti dell’Azienda Sanitaria Locale Napoli 1 Centro, deliberando che “allo stato dei fatti, non sono risultati sussistenti i presupposti richiesti dalla normativa vigente per lo scioglimento dell’Azienda in questione… Sono state, comunque, al momento individuate dai competenti uffici del Ministero dell’Interno e rappresentate al Prefetto di Napoli, alcune aree di intervento nelle quali sono emerse situazioni di irregolarità amministrativa che hanno determinato evidenti disfunzioni nell’organizzazione e nella gestione delle attività di competenza della predetta azienda sanitaria, con particolare riguardo ai servizi forniti dal presidio ospedaliero San Giovanni Bosco. …”43. I vertici dell’organizzazione si avvalgono inoltre di una consistente schiera di fedeli affiliati44 impegnati tra l’altro nel reinvestimento dei capitali illeciti in diversi settori dell’imprenditoria (import-export di carburanti, commercio di ori e preziosi, ristorazione, compravendita immobiliare) replicando anche fuori Regione i canoni organizzativi e i metodi attuati nell’area di origine. Riscontri in tal senso pervengono dal processo incardinato presso il Tribunale di Bologna a seguito dell’indagine “Hammer”45 nel cui ambito il 9 dicembre 2020 il GUP ha condannato alcuni affiliati al clan CONTINI, tra i quali il nipote del capoclan, che nella provincia di Rimini avrebbero ostentato una spregiudicata pressione sul territorio attraverso violente azioni di forza e palesando un’ampia disponibilità di armi. Peraltro, risulta significativo anche il provvedimento interdittivo emesso dal Questore della Valle d’Aosta46 nei confronti di un’azienda ritenuta a rischio d’infiltrazione mafiosa per la vicinanza di elementi della compagine societaria al clan CONTINI. Nei Quartieri Spagnoli dove nel semestre in esame non si sono registrati eventi particolarmente significativi permarrebbe una situazione caratterizzata dalla spiccata frammentazione nei gruppi SALTALAMACCHIA, MASIELLO, ESPOSITO e MARIANO47 pure questi schierati accanto ai clan cittadini più importanti, in particolare ai MAZZARELLA ai quali sarebbe legata anche la famiglia MASIELLO48. Il sodalizio retto dai SALTALAMACCHIA gestirebbe le attività illecite anche nella zona Montesanto/Pignasecca. Nella zona confinante con il quartiere San Ferdinando al confine con il cd. pallonetto di Santa Lucia sono presenti le famiglie RICCI-D’AMICO49. Nell’adiacente area cd. Sedile di Porto compresa tra via Mezzocannone (zona Università), Santa Chiara e Piazza Bovio risulta operativo il clan TRONGONE e sembra prevalente rispetto ai contrapposti PRINNO il cui capo del resto, il 17 febbraio 2021, è stato colpito da un ordine di carcerazione. L’importanza del Porto di Napoli ha trovato un significativo riscontro già nell’indagine “Piccola Svizzera” conclusa nel 2019. L’inchiesta aveva evidenziato il controllo esercitato dal clan MONTESCURO su tutte le attività illecite nell’area portuale. In tale contesto, il 19 novembre 2020 il GUP del Tribunale di Napoli ha condannato diversi affiliati, tra cui il capo della consorteria citata al quale sono stati concessi gli arresti domiciliari per motivi di salute50. Tra i condannati figura anche il mandante dell’agguato in cui il 3 maggio 2019 furono feriti la piccola Noemi, sua nonna e un pregiudicato rivelatosi il reale obiettivo dei due killer elementi del clan FORMICOLA già condannati per quei fatti rispettivamente a 18 anni e 14 anni di carcere. Nella zona del Cavone di Piazza Dante il clan LEPRE continuerebbe a gestire lo spaccio di sostanze stupefacenti (cocaina e marijuana) e le estorsioni agli esercizi commerciali. Nel quartiere Sanità i gruppi criminali risultano ormai decimati dai provvedimenti restrittivi eseguiti negli ultimi anni. Permarrebbero tuttavia frange delle famiglie VASTARELLA, SEQUINO51 e SAVARESE il cui capo è attualmente sottoposto agli arresti domiciliari. Nell’area compresa tra i quartieri San Ferdinando, Chiaia e Posillipo sarebbe operativo il clan ELIA i cui superstiti si sarebbero riorganizzati sotto la guida della famiglia NOCERINO fautrice di un’intesa con il sodalizio SALTALAMACCHIA dei Quartieri Spagnoli52. Nell’area della Riviera di Chiaia non si registrano particolari mutazioni degli assetti criminali con il gruppo STRAZZULLO che sarebbe attivo nei vicoli a ridosso della Riviera di Chiaia e i PICCIRILLO, CIRELLA e FRIZZIERO nella zona Torretta. Per quanto riguarda in particolare quest’ultimo sodalizio, la recente scarcerazione di alcuni esponenti di vertice53 e l’appoggio del clan MAZZARELLA ne farebbero ipotizzare una ripresa nelle relative attività criminali. Nel quartiere di Posillipo gli illeciti restano sotto il controllo del clan CALONE, storicamente legato ai LICCIARDI della Masseria Cardone. Area Settentrionale – quartieri Secondigliano, Scampia, San Pietro a Patierno, Miano, Piscinola, Chiaiano, Vomero e Arenella. Anche lo scenario criminale di questa zona continua a presentarsi eterogeneo e fortemente condizionato da una stringente attività di contrasto che colpisce soprattutto quelle organizzazioni di minor spessore criminale e di più recente costituzione (come i gruppi di Miano) che sono state rapidamente indebolite da provvedimenti restrittivi che ne hanno decimato gli organici. Nella zona manterrebbero invece intatta la propria autorevolezza criminale i due storici sodalizi DI LAURO e LICCIARDI. Il clan DI LAURO storicamente egemone nel quartiere di Secondigliano (tra il rione popolare cd. Terzo Mondo e la zona denominata in mezzo all’Arco), seppure colpito negli ultimi anni da un’intensa attività giudiziaria54, manterrebbe la sua autorevolezza e solidità economica attraverso ricorrenti rimodulazioni degli assetti interni ma soprattutto mediante strategie operative di tipo imprenditoriale funzionali al riciclaggio anche in proiezione estera. In tale ottica, l’attuale leadership sarebbe affidata a un pregiudicato figlio del capoclan detenuto e sottoposto alla misura di sicurezza della libertà vigilata. Resterebbero invece affidate soprattutto ai vari gruppi satelliti le tradizionali attività di spaccio e quelle estorsive ai danni di commercianti e imprenditori locali. Tra le attività illecite di preminente interesse del clan figurano anche il contrabbando dei tabacchi lavorati esteri (come comprovato dall’operazione “Blonde Arabs”56) e il mercato internazionale della contraffazione. Singolare il coinvolgimento nell’operazione “Maddalena”57 di elementi appartenenti ai clan campani DI LAURO e FABBROCINO nelle attività di due organizzazioni criminali sarde guidate da un pregiudicato nuorese e attive nel traffico internazionale di stupefacenti e armi, nonché nei reati contro il patrimonio. I pregiudicati campani coinvolti nell’indagine fungevano da intermediati presso la criminalità organizzata campana per il rifornimento dei mezzi utilizzati per gli assalti. Si segnala il provvedimento cautelare58 eseguito dai Carabinieri il 22 settembre 2020 nei confronti di appartenenti al clan DI LAURO per un omicidio consumato il 6 agosto 2008 a Secondigliano e maturato nell’ambito della cd. seconda faida di Scampia tra il clan DI LAURO e gli scissionisti degli AMATO-PAGANO. Tra i destinatari della misura figura uno dei figli del capoclan59 che è divenuto collaboratore di giustizia dopo la cattura avvenuta a marzo 2019, nonché ritenuto mandante del delitto. Nella ricostruzione degli eventi, la vittima dell’omicidio “viene descritta dagli investigatori come un componente di spicco, nonché killer del clan DI LAURO, …” e il delitto “…si spiegherebbe… in ragione della percezione da parte dei vertici del sodalizio criminale del rischio che il predetto potesse tradire il proprio gruppo, aderendo a quello rivale degli scissionisti oppure decidere di collaborare con la giustizia”60. In riferimento alle implicazioni connesse con l’epidemia da COVID-19 risulta di interesse l’operazione del 19 novembre 2020 svolta dal Nucleo di Polizia economico finanziaria della Guardia di finanza di Rimini che nell’ambito dell’indagine “Dirty cleaning” (descritta nel paragrafo dedicato all’Emilia Romagna) ha eseguito il sequestro preventivo di una ditta operante nel settore delle sanificazioni tra Rimini e Pesaro indagando 4 persone per intestazione fittizia di beni. Dalle indagini è emerso che un pregiudicato napoletano (sorvegliato speciale dal 2016 e fratello di un soggetto affiliato al clan DI LAURO) dopo il primo lockdown e utilizzando una società intestata a un prestanome con sede a Pesaro aveva organizzato un redditizio giro di affari grazie alle sanificazioni di esercizi commerciali. Una particolare attenzione merita infine la misura cautelare61 emessa dal GIP del Tribunale di Campobasso a carico di 3 soggetti, dei quali uno affiliato ai DI LAURO e uno costituente la proiezione in Molise della cosca FERRAZZO di Mesoraca (KR), ritenuti responsabili di tentata estorsione aggravata. Nella Masseria Cardone e nel quartiere Secondigliano si conferma l’indiscussa supremazia del clan LICCIARDI a cui sarebbe riconosciuto un ruolo sostanziale negli equilibri criminali napoletani rappresentando, con i CONTINI del quartiere Vasto e i MALLARDO di Giugliano in Campania, il nucleo apicale del potente cartello criminale dell’ALLEANZA DI SECONDIGLIANO. Il sodalizio estenderebbe la propria influenza anche nelle aree cittadine di Santa Lucia, Chiaia, Posillipo, Vomero e Bagnoli, grazie ad una serie di rapporti strategici con i gruppi lì presenti. In particolare, nel quartiere Posillipo il clan LICCIARDI continuerebbe a sostenere la famiglia CALONE, mentre al Vomero fornirebbe assistenza e supporto al clan STABILE di Chiaiano. Per quanto attiene agli assetti interni, il ruolo di vertice continua ad essere ricoperto dalla sorella del defunto fondatore del clan62. Ella funge da trait d’union con i clan dei territori limitrofi e costituisce un punto di riferimento per il controllo della filiera della contraffazione in cui la famiglia ha reinvestito i proventi dei propri traffici con proiezioni nazionali e internazionali. Di recente, il ritorno in libertà di un nipote dell’attuale reggente potrebbe incidere sulla contesa in atto tra la vecchia struttura apicale ed esponenti storici del clan, esterni al più ristretto nucleo familiare63, che nel giovane rampollo dei LICCIARDI potrebbero trovare sostegno. Il sistema criminale dei LICCIARDI conferma la sua spiccata capacità a diversificare gli ambiti operativi che spaziano dal traffico di stupefacenti64 ai prodotti contraffatti e al riciclaggio dei proventi illeciti nei circuiti economico-finanziari legali. La specializzazione del clan, quale promotore della rete dei cd. magliari diffusa su larga scala in Europa e nel continente americano, ha trovato recente conferma nel sequestro preventivo65 di denaro, assegni bancari e preziosi per un valore stimato in circa 450.000 euro eseguito dalla DIA, il 23 ottobre 2020, a Trieste nei confronti di due fratelli originari di Napoli i quali esercitavano abusivamente l’attività di intermediazione finanziaria con erogazione di prestiti ad interessi usurari in Portogruaro (VE) e Lignano Sabbiadoro (UD), avvalendosi della forza intimidatrice derivante dall’appartenenza al clan LICCIARDI. Nel periodo in esame il Rione Berlingieri sebbene sotto l’egida del clan LICCIARDI ha fatto registrare una serie di gravi episodi indicativi di una certa tensione determinata dalle mire di potere di un giovane a capo di un gruppo emergente66. Nelle stesse aree del capoluogo il clan della VANELLA GRASSI continuerebbe a gestire alcune delle più redditizie piazze di smercio di droga. Dopo l’operazione della Guardia di finanza67 che il 20 maggio 2020 aveva colpito alcuni elementi apicali e fiancheggiatori del sodalizio, un’altra importante attività investigativa denominata “La Cupola”68 è stata conclusa il 7 luglio 2020 dalla Polizia di Stato con l’esecuzione di una misura cautelare nei confronti di 56 soggetti affiliati al clan della VANELLA GRASSI ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, estorsioni e detenzione illegale di armi. Le indagini hanno consentito di ricostruire come il clan sia pure privato di tutte le figure apicali da consorteria inizialmente unitaria si sarebbe articolato in gruppi separati ma confederati tra loro. Si tratta del gruppo GRIMALDI operante a San Pietro a Patierno e nel Rione Berlingieri, di quello SPERA diretta espressione del capoclan e del gruppo ANGRISANO operante nel Lotto G e nel Lotto P di Scampia. Una triarchia retta da referenti di fiducia del dominus dell’organizzazione della VANELLA GRASSI. All’ambizione di nuovi esponenti del clan intenzionati ad affermare il proprio potere criminale potrebbe ricondursi l’omicidio di un giovane incensurato ritenuto vicino alla famiglia GRIMALDI ferito mortalmente il 6 novembre 2020, nonché la successiva gambizzazione il 20 dicembre 2020 di un soggetto legato ai clan RISPOLI e ANGRISANO. L’operazione “La Cupola” ha inciso anche sugli equilibri che regolano il mercato degli stupefacenti nel quartiere di Scampia essendo stato arrestato il capo del gruppo ANGRISANO responsabile per conto della VANELLA GRASSI delle piazze di spaccio nel Lotto G e nel Lotto U (cd. cianfa di cavallo) 69. Peraltro, sembrerebbe intenzionato ad assumere il controllo dello spaccio degli stupefacenti in alcune zone del quartiere di Scampia anche un altro soggetto emergente, figlio di uno storico affiliato al clan LICCIARDI, appoggiato da alcuni esponenti di spicco della VANELLA GRASSI. Inoltre, il 4 settembre 2020 sono stati arrestati70 alcuni referenti dei clan AMATO-PAGANO e NOTTURNO-ABBINANTE anche questi coinvolti nel traffico degli stupefacenti nel quartiere di Scampia e nel Rione Monterosa. Come accennato in premessa gli AMATO-PAGANO71 continuano a ricoprire un importante ruolo negli assetti criminali dell’area nord della città mantenendo il monopolio delle attività illecite anche nei limitrofi comuni di Melito di Napoli, Arzano, Mugnano di Napoli, Casavatore e Marano di Napoli territori nei quali il cartello gestisce da tempo il principale canale di approvvigionamento di sostanze stupefacenti (soprattutto cocaina) anche attraverso narcotrafficanti e broker referenti dell’organizzazione all’estero. Su tali equilibri potrebbe peraltro incidere la recente decisione di collaborare con la giustizia intrapresa da un personaggio ex fedelissimo del boss AMATO. Con riferimento a tale ambito, il 26 ottobre 2020 è stato eseguito dalla Polizia di Stato un provvedimento di carcerazione72 nei confronti di un pregiudicato riferibile agli AMATO-PAGANO dedito al traffico internazionale di stupefacenti così come emerso in una maxi inchiesta del 2016 coordinata dalla DDA partenopea che aveva ricostruito le rotte della droga dal Sud America verso le piazze europee e il successivo riciclaggio dei relativi proventi nell’acquisto e costruzione di immobili. In relazione al controllo del mercato della droga ed alle relative tensioni all’interno dello stesso cartello criminale, il 12 agosto 2020 nel corso del processo per triplice omicidio a carico del boss AMATO (già condannato in primo grado) le indagini difensive hanno consentito il rinvenimento dei resti umani sepolti in un appezzamento di terreno a poca distanza dalla Circumvallazione di Mugnano riconducibili a tre vittime di lupara bianca fatte scomparire nel 2009 in seguito ad uno scontro armato tra clan a nord di Napoli. L’agguato sarebbe stato deciso dai vertici dei clan LO RUSSO e AMATO-PAGANO tra i quali esisteva un rapporto di alleanza criminale per i traffici degli stupefacenti. Il 14 dicembre 2020 inoltre la Corte d’Assise di Napoli ha condannato73 alla pena dell’ergastolo i due killer appartenenti al gruppo di fuoco del clan AMATO-PAGANO responsabili di due omicidi deliberati nel 2014 dai vertici della fazione dei melitesi ai danni di elementi della fazione opposta dei maranesi. Si tratta di delitti all’epoca maturati all’interno dello stesso clan e finalizzati ad affermare posizioni di primazia nella gestione del traffico degli stupefacenti e delle estorsioni. Sul fronte delle misure di prevenzione e come accennato nel paragrafo introduttivo, il 23 dicembre 2020 a Roma la Guardia di finanza e i Carabinieri hanno concluso le operazioni volte alla confisca dei beni per un valore di circa 300 milioni di euro74 nei confronti di un pregiudicato con un trascorso nelle file dei MAZZARELLA prima di passare con gli AMATO-PAGANO arrestato nell’ambito della nota inchiesta “Babylonia” della DDA della Capitale, in quanto ritenuto al vertice di un’associazione per delinquere contigua al clan dedita al riciclaggio e all’intestazione fittizia di beni75. L’indagato con i proventi delle attività illecite aveva accumulato un patrimonio confiscato costituito da circa 71 attività commerciali, tra cui catene di bar e storici punti di ritrovo della movida romana. Infine la recente scarcerazione di personaggi di particolare spessore criminale sembrerebbe aver rinvigorito ulteriormente l’influenza esercitata dal cartello nei comuni a nord di Napoli anche nelle dinamiche politico-amministrative locali così come confermerebbero le motivazioni alla base del provvedimento di scioglimento del Consiglio comunale di Arzano76. Nel quartiere Miano sarebbe ancora in atto una significativa riorganizzazione degli assetti a seguito delle vicende giudiziarie che hanno colpito lo storico clan LO RUSSO risultato depotenziato da numerosi provvedimenti cautelari, condanne a carico di elementi di spicco e collaborazioni avviate da alcuni esponenti apicali. Tali eventi avrebbero rafforzato i propositi espansionistici del confinante clan LICCIARDI e l’affermazione di compagini composte da ex affiliati che si sono divise il territorio di Miano per la gestione delle attività illecite77. Nell’area cd. ‘Ncopp Miano’ opera il gruppo CIFRONE in sinergia con i PERFETTO (imparentati con i LO RUSSO), mentre nell’area cd. ‘Abbasc Miano’ sono attive le famiglie BALZANO-SCARPELLINI-D’ERRICO i cui componenti sono stati quasi tutti arrestati dalla DIA e dai Carabinieri nel febbraio 2020 nell’ambito dell’operazione “Thyrus”. Il gruppo CIFRONE è stato invece oggetto della misura cautelare78 eseguita il 20 ottobre 2020 nei confronti di alcune suoi elementi di spicco tra cui figura un pregiudicato proveniente dai ranghi storici del clan LO RUSSO. Le indagini hanno permesso di ricostruire le attività del sodalizio a partire dalla sua costituzione fino al momento della frattura con i BALZANO-SCARPELLINI-D’ERRICO evidenziando in particolare la diretta discendenza dei CIFRONE dal clan LO RUSSO rispetto al quale “non si assiste ad una novazione, bensì ad una successione a titolo particolare di un consesso che utilizza lo stesso metodo e si pone le medesime finalità criminali del precedente …”79. Per una completa analisi di questo contesto territoriale è necessario richiamare anche la misura cautelare80 eseguita il 4 settembre 2020 dai Carabinieri a carico di componenti del gruppo CIFRONE e di alcuni pregiudicati legati ai clan VANELLA GRASSI, AMATO PAGANO e NOTTURNO. L’inchiesta ha ricostruito un sequestro di persona a scopo di estorsione perpetrato il 13 febbraio 2020 ai danni di un soggetto non appartenente ad ambienti criminali. Agli indagati è stata contestata anche l’aggravante ex art.416 bis 1 c.p. per aver commesso il fatto con modalità camorristiche e “comunque per motivi di autofinanziamento” delle rispettive consorterie criminali. I riscontri investigativi hanno delineato una serie di alleanze strette dal gruppo CIFRONE quando, a seguito degli arresti eseguiti nei confronti del gruppo avversario cd. ‘Abbasc Miano’, si è ritrovato principale referente nel quartiere. Il provvedimento ha riguardato tra gli altri l’attuale reggente del clan AMATO-PAGANO, un elemento di vertice del gruppo NOTTURNO e un pregiudicato, già affiliato alla VANELLA GRASSI ed arrestato nell’ambito della citata operazione “La cupola”, del 7 luglio 2020, in quanto ritenuto a capo di un gruppo emergente nel quartiere di Chiaiano. Si tratta in definitiva di un territorio tuttora caratterizzato da una forte instabilità che potrebbe divenire meta di espansione da parte di altri sodalizi come dimostrerebbe l’episodio del 10 novembre 2020 quando alcuni giovani a bordo di scooter, in pieno pomeriggio, hanno esploso numerosi colpi d’arma da fuoco uno dei quali ha colpito la vetrata di un circolo ricreativo81. Nei quartieri di Chiaiano, Marianella e Piscinola nonostante permanga il ruolo egemonico della famiglia STABILE sostenuta dal clan LICCIARDI gli scenari si presentano potenzialmente mutevoli per i tentativi di affermazione da parte di nuovi gruppi e giovani leve82. Negli ultimi tempi si sarebbe infine registrato un avvicinamento tra il gruppo STABILE e il clan CAIAZZO-CIMMINO che opera nell’area collinare dei quartieri Vomero e Arenella.

 

Area Orientale – quartieri Ponticelli, S. Giovanni a Teduccio, Barra

ANTONIO DE LUCA BOSSA ‘O SICC

L’area orientale di Napoli resta scenario di violente contrapposizioni tra consorterie camorristiche sia per storici antagonismi, sia per l’aspirazione da parte di gruppi criminali di più recente formazione ad assumere il controllo delle lucrose piazze di spaccio e del racket estorsivo. Anche nel semestre il fenomeno ha indotto scontri armati ed episodi di sangue83. Con riferimento al clan SARNO in passato attivo nei quartieri di Ponticelli e Cercola poi disarticolato dopo la collaborazione con la giustizia avviata dal suo fondatore, risulta di particolare interesse il provvedimento84 eseguito il 21 luglio 2020 dalla Guardia di finanza di Rimini (operazione “Darknet”) nei confronti di alcuni soggetti legati al disciolto clan ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, intestazione fittizia di beni e riciclaggio. L’indagine ha ricostruito il radicamento nella città di Cattolica del sodalizio che attraverso l’intestazione fittizia di beni e il riciclaggio di denaro provento di attività illecite è riuscito ad inserirsi nel tessuto economico riminese, assumendo il controllo di diverse società operanti nell’edilizia, nella ristorazione e nell’impiantistica industriale. A San Giovanni a Teduccio si riverbera lo scontro tra le opposte fazioni MAZZARELLA e DE LUCA BOSSA-MINICHINI-RINALDI85 già rilevata nel centro storico. L’attuale geografia criminale nel quartiere, ricostruita anche grazie all’apporto conoscitivo fornito dai collaboratori di giustizia, conferma il ruolo dominante dell’articolazione territoriale dei MAZZARELLA a fianco della quale sono schierati i gruppi D’AMICO del Rione Villa86, MONTESCURO di Sant’Erasmo, LUONGO di San Giorgio a Cremano87, DE BERNARDO di Somma Vesuviana (NA) e FORMICOLA di San Giovanni a Teduccio. Nei confronti di un pregiudicato legato al clan FORMICOLA e da anni residente a Montecatini (PT), nonché attivo nel settore turistico alberghiero il 1° luglio 2020 è stato eseguito il decreto di sequestro88 emesso dal Tribunale fiorentino, su proposta del Direttore della DIA, che ha riguardato beni per complessivi 10 milioni di euro. L’altro fronte è costituito dai clan RINALDI-REALE e SILENZIO ai quali appaiono federate le famiglie MINICHINI-SCHISA-DE LUCA BOSSA di Ponticelli, il cartello CUCCARO-APREA di Barra e la famiglia SIBILLO della zona centrale dei Decumani. I tentativi dell’alleanza criminale di consolidare la propria influenza sul territorio sono stati tratteggiati dai due decreti di fermo di indiziato di delitto90 eseguiti il 26 ottobre 2020, da Polizia di Stato e Carabinieri, che evidenziano: “…l’asse DE LUCA BOSSA-MINICHINI-APREA-RINALDI ha permesso il controllo di un’ampia porzione di territorio, Barra, Ponticelli, Cercola, e nonostante molti degli affiliati siano già stati arrestati e condannati…, grazie alle più recenti scarcerazioni l’organizzazione è tuttora operativa…”. Uno dei due provvedimenti cautelari sottolinea inoltre l’interesse del sodalizio per l’”affare case popolari”, che “rappresenta per le organizzazioni di camorra una fonte di guadagno particolarmente sostanziosa, in quanto consente di ricevere entrate costanti e costituisce, al tempo stesso, una efficace modalità di controllo del territorio attraverso l’assegnazione degli alloggi a soggetti riconducibili all’organizzazione o alla stessa devoti ed il contestuale allontanamento forzato di quelli che non sono più graditi”91. Negli equilibri di forza tra i due schieramenti incidono in modo rilevante le recenti scarcerazioni di esponenti autorevoli dei rispettivi clan. In particolare, il 14 luglio 2020 è stato scarcerato un pregiudicato fidato referente nel quartiere del clan MAZZARELLA, il quale durante un periodo di latitanza trascorso in Spagna aveva organizzato e gestito per conto del sodalizio ingenti importazioni di stupefacenti. Per quanto riguarda invece la fazione opposta, il 17 novembre 2020 è stato scarcerato uno degli elementi di spicco del clan REALE che era stato arrestato nell’ottobre 2019 nell’ambito dell’operazione “Piccola Svizzera”92. La sentenza del 29 dicembre 2020 della Corte d’Assise d’Appello di Napoli infine ha confermato la condanna all’ergastolo per alcuni esponenti anche apicali dei clan RINALDI, MINICHINI93 e DE LUCA BOSSA ritenuti mandanti ed esecutori di un duplice omicidio consumato nel 2016 nel quale era rimasto vittima innocente anche un giovane lontano dagli ambienti di camorra. Tra i condannati compare la sorella del capoclan DE LUCA BOSSA. Nel quartiere di Ponticelli permarrebbe il cartello formato dalle storiche famiglie DE LUCA BOSSA-MINICHINI-SCHISA che, coalizzatesi anche con altri clan dei quartieri limitrofi, avrebbero esteso la loro influenza fino a Cercola94. In zona, l’inasprimento del conflitto tra le famiglie CASELLA e DE MARTINO (quest’ultima storicamente alleata del clan DE MICCO detto dei ‘Bodo’95) avrebbe invece generato una serie di scontri essendo entrambi i gruppi intenzionati a imporre il controllo di alcune importanti piazze di spaccio del quartiere Ponticelli. Le sparatorie e gli agguati proseguiti anche nei primi mesi del 202196 sono sfociati nel ferimento, il 12 marzo 2021, di un elemento del clan CASELLA e il giorno successivo nell’agguato in cui sono rimasti vittime due elementi dei DE MARTINO, uno dei quali rimasto ucciso e l’altro gravemente ferito. Nei confronti di ras e affiliati del clan DE MICCO la Corte d’Appello di Napoli, con una pronuncia dell’11 settembre 2020, ha disposto pene fino a 15 anni per reati che vanno dall’associazione camorristica all’estorsione, alla detenzione e porto illegale di armi tutti aggravati dal metodo mafioso.  Il quartiere Barra si conferma infine quale roccaforte del clan CUCCARO-APREA.

Napoli Provincia Orientale: Nola, Saviano, Piazzolla di Nola, Marigliano, Scisciano, Liveri, Palma Campania, San Gennaro Vesuviano, San Giuseppe Vesuviano, Terzigno, San Paolo Belsito, Brusciano, San Vitaliano, Cimitile, Mariglianella, Castello di Cisterna, Pomigliano d’Arco, Cicciano, Roccarainola, Somma Vesuviana, Cercola, Massa di Somma, San Sebastiano al Vesuvio, Sant’Anastasia, Pollena Trocchia.

mario fabbrocino ‘o gravunar

L’evento più importante registrato nel semestre in esame nell’area orientale della provincia di Napoli attiene ad un’indagine condotta dai Carabinieri nel comune di Marigliano in relazione a reati di scambio politico-mafioso e corruzione elettorale aggravata dal metodo mafioso. Le risultanze investigative hanno determinato l’esecuzione, il 21 luglio 2020, di un provvedimento cautelare147 nei confronti di un politico di vertice di quell’Ente e di un esponente di spicco dei gruppi camorristici egemoni a Marigliano-Pontecitra. L’indagine che si è avvalsa delle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia ha ricostruito come, dall’ottobre 2014 al giugno 2015, il candidato alle elezioni amministrative al fine di assicurarsi voti si fosse accordato con i vertici dei clan dei cd. MARIGLIANESI-PIEZZO (articolazione del clan MAZZARELLA), PAESANI (i CAPASSO-CASTALDO) e PAZZIGNANE (alleati del clan RINALDI di Napoli) “promettendo reiteratamente a tutti costoro, in cambio della preferenza elettorale in proprio favore da parte dei cittadini di Marigliano residenti nel quartiere di Pontecitra…che, una volta assunta la carica… avrebbe costituito una cooperativa di ex detenuti in cui assumere le persone da essi indicate nonché avrebbe affidato i futuri contratti di appalto stipulati dal Comune ad imprenditori indicati”148 dai clan. Per quanto riguarda gli assetti delle organizzazioni criminali, nella Provincia orientale si registra una certa staticità determinata da un’intensa e costante attività di contrasto che ha costretto i sodalizi a mantenere un basso profilo. Unica eccezione è rappresentata dai comuni di Pomigliano d’Arco e Castello di Cisterna149 dove un’indagine conclusa nel periodo in esame150 ha documentato l’operatività dei clan MASCITELLI e D’AMBROSIO nel traffico di cocaina, crack ed hashish e nelle attività estorsive. I destinatari del provvedimento sono stati ritenuti responsabili di partecipazione “ciascuno nella consapevolezza della rilevanza causale del proprio apporto, ad una associazione di tipo mafioso, promossa, diretta ed organizzata…che, operando in stretta alleanza e con l’intesa di prestarsi reciproca assistenza anche con interventi armati, sull’intera area dei comuni di Castello di Cisterna e Pomigliano D’Arco, si avvale della forza di intimidazione, del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento ed omertà che ne deriva” 151. Nell’area nolana (comuni di San Vitaliano, Scisciano, Cicciano, Roccarainola) e nel vicino comprensorio di Pomigliano d’Arco è confermata l’operatività del clan SANGERMANO alleato al clan RUSSO e in rapporti di parentela con i CAVA di Quindici (AV). Uno degli affiliati di rilievo del sodalizio è stato tratto in arresto, il 23 luglio 2020, perché ritenuto mandante dell’attentato esplosivo avvenuto nel giugno 2018 contro l’auto di un imprenditore testimone di giustizia. Nei comuni di Ottaviano, San Giuseppe Vesuviano e San Gennaro Vesuviano è confermata la leadership del clan FABBROCINO che risulta attivo sia nei tradizionali affari criminali (traffico degli stupefacenti, estorsioni, rapine e usura) sia in diversi ambiti economico-finanziari e imprenditoriali. In questi ultimi, attraverso elementi di particolare spessore criminale, gestirebbe il riciclaggio di denaro proveniente dalle attività illecite. Il 17 settembre 2020 a Terzigno, in seno a un’attività coordinata dalla Procura di Napoli, la DIA ha eseguito la confisca152 di 6 immobili e 4 disponibilità finanziarie, per un valore complessivo di oltre 700 mila euro, nei confronti di un soggetto ritenuto il referente locale del clan FABBROCINO e per conto del quale gestiva le attività estorsive. A Sant’Anastasia sembra resistere il patto di non belligeranza tra i clan ANASTASIO e PERILLO153, mentre nel comune di Somma Vesuviana i clan DE BERNARDO e D’ATRI che rappresentano proiezioni sul territorio dei napoletani MAZZARELLA e CUCCARO sono stati sensibilmente indeboliti dalle numerose attività di polizia giudiziaria. Per quanto riguarda il clan D’AVINO, il 9 luglio 2020 e dopo un lungo periodo di detenzione è stato scarcerato per espiazione pena un personaggio di elevato spessore criminale il quale dopo il pentimento dei fratelli collocati al vertice del sodalizio per cui svolgeva il ruolo di killer si era messo a capo di un proprio gruppo criminale con l’obiettivo di acquisire il controllo delle attività illecite nel comune di Somma Vesuviana. Lo scenario criminale nei comuni di Pollena Trocchia, Massa di Somma e San Sebastiano al Vesuvio resta sostanzialmente immutato così come nel comune di Cercola dove sarebbe confermata l’influenza della coalizione DE LUCA BOSSA-MINICHINI-APREA-CUCCARO.

 

Napoli Provincia Meridionale San Giorgio a Cremano, Portici, Ercolano, San Sebastiano al Vesuvio, Torre del Greco, Torre Annunziata, Boscoreale, Boscotrecase, Pompei, Castellammare di Stabia, Sant’Antonio Abate, Pimonte, Agerola, Penisola Sorrentina. Casola di Napoli, Lettere.

Luigi Vollaro

Nella provincia meridionale insistenti attività di contrasto hanno colpito soprattutto i gruppi dotati di maggiore forza militare ed economica che peraltro sembrerebbero in grado di conservare il controllo nelle zone di influenza favoriti dal profondo radicamento nel territorio, nonché per altro verso da oculate alleanze con sodalizi altrettanto strutturati di altre aree geografiche anche del Capoluogo. Nel comune di San Giorgio a Cremano si registra una certa effervescenza tra i gruppi criminali che si contendono il controllo del territorio e delle attività illecite e che risentono dello scontro tra i LUONGO-D’AMICO (articolazione locale della famiglia MAZZARELLA) e i reduci del clan VOLLARO di Portici. Tali frizioni sono state esplicitate, a partire dal mese di luglio, in una serie di agguati, attentati e atti intimidatori154. In tale contesto s’inquadra l’agguato organizzato il 14 novembre 2020 ai danni di un soggetto incensurato ma noto quale fidato referente dei MAZZARELLA-D’AMICO. Anche per le modalità operative del delitto, evocative dell’arroganza del gruppo, non si esclude tra i possibili moventi l’ipotesi di un’azione epurativa interna al medesimo clan MAZZARELLA. Strettamente collegate alle dinamiche criminali di San Giorgio a Cremano sono quelle registrate nel limitrofo comune di Portici dove ugualmente il sodalizio LUONGO-D’AMICO insidia la leadership della famiglia VOLLARO in attuazione della più ampia strategia espansionistica del clan MAZZARELLA. Un elemento di novità che potrebbe ulteriormente incidere nei descritti assetti è la scarcerazione, per fine pena, avvenuta l’11 novembre 2020 del figlio del defunto capoclan VOLLARO sottoposto alla misura di sicurezza della libertà vigilata155. A Ercolano156 la gestione delle attività illecite sembrerebbe momentaneamente relegata a esponenti di secondo piano visto lo stato detentivo dei vertici dei clan ASCIONE-PAPALE e BIRRA‑IACOMINO da anni egemoni sul territorio. Tuttavia dopo la scarcerazione del 30 aprile 2020, per assoluzione, del figlio del defunto capo del clan ASCIONE157 si registra la presenza sul territorio anche di un elemento di spicco del clan BIRRA che è stato ammesso158 il 14 luglio 2020 agli arresti domiciliari per motivi di salute. Il pregiudicato era stato condannato all’ergastolo per un duplice omicidio maturato proprio nell’ambito dello scontro tra i clan BIRRA e ASCIONE. Anche gli elementi di spicco della storica organizzazione FALANGA di Torre del Greco sono per la maggior parte detenuti e pertanto lasciano spazio a formazioni criminali minori e ad affiliati dei clan ASCIONE-PAPALE di Ercolano i quali provvederebbero all’approvvigionamento del locale mercato della droga. A Torre Annunziata restano attivi i clan GIONTA e GALLO-Cavalieri seppur incisivamente colpiti negli ultimi anni da numerosi arresti e condanne che hanno riguardato soprattutto le figure apicali e i ranghi militari. Di contro hanno consentito un riciclo vitale dell’organizzazione le recenti scarcerazioni di alcuni elementi di vertice, la consistente disponibilità di armi e munizioni e la proficua gestione delle rispettive casse comuni che garantisce la sistematica retribuzione degli affiliati. A tali storiche consorterie si è di recente contrapposto un nuovo gruppo autonomo criminale denominato “Quarto Sistema” (o Sauriell-SCARPA) attivo nella zona di Torre Annunziata e nei comuni limitrofi. Tale sodalizio ha aggregato soggetti giovanissimi alcuni dei quali familiarmente legati al gruppo criminale dei Pisielli – frangia del clan GALLO-Cavalieri dedita al narcotraffico. Questa ennesima presenza sullo scacchiere criminale ha ulteriormente inciso sull’instabilità e le fibrillazioni del territorio dando luogo a una serie di scontri che, a partire dai primi mesi del 2020, hanno di volta in volta visto protagonisti e vittime esponenti delle rispettive fazioni159. L’esistenza e l’operatività del gruppo “Quarto Sistema” hanno trovato riscontro nell’ambito dell’indagine conclusa il 25 settembre 2020 dalla Polizia di Stato e dai Carabinieri con l’esecuzione di una misura cautelare160 nei confronti di 12 persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione, danneggiamento, porto e detenzione di materiale esplodente, con l’aggravante del metodo mafioso e dalla finalità di affermare la supremazia del nuovo clan a Torre Annunziata. L’influenza del clan GALLO-Cavalieri permane anche nell’area di Boscotrecase e Trecase attraverso il gruppo alleato dei GALLO-LIMELLI-VANGONE. A Boscoreale peraltro il 15 settembre 2020 i Carabinieri di Salerno hanno eseguito una misura cautelare161 nei confronti dei componenti di due diversi gruppi criminali gestori delle piazze di spaccio tra Scafati, Boscoreale e Pompei. A Castellammare di Stabia l’incessante attività di contrasto posta in essere dalle Forze di Polizia ha determinato la disgregazione delle storiche organizzazioni camorristiche dell’area. Permane tuttavia una recrudescenza dei fenomeni delinquenziali quale conseguenza del mutamento degli storici equilibri criminali e del riproporsi sulla scena di soggetti da poco rimessi in libertà che cercano di impadronirsi di attività illecite e di porzioni di territorio162. Seppur ridimensionato nella sua capacità criminale, dalla roccaforte collinare nel quartiere di Scanzano il clan D’ALESSANDRO conserva la sua autorevolezza grazie alle alleanze con altri clan storici del capoluogo (quartiere di Secondigliano) e della provincia napoletana (quali i NUVOLETTA e i GIONTA) e a un’abile politica di spartizione delle attività illecite nel territorio con altri clan locali come i CESARANO del quartiere Ponte Persica e gli IMPARATO del Rione Savorito. Le strategie relazionali risulterebbero efficacemente gestite dalla vedova del capoclan da considerarsi attuale reggente del sodalizio. I principali interessi illeciti sono confermati dall’operazione “Domino” che il 3 giugno 2020 ha portato all’arresto del gotha del clan di Scanzano quale detentore del controllo del mercato degli stupefacenti peraltro estesosi nella penisola sorrentina grazie all’alleanza con i D’AFELTRA-DE MARTINO in collaborazione per l’approvvigionamento con le ‘ndrine rosarnesi BELLOCCO e PESCE. Il clan D’ALESSANDRO predilige inoltre le estorsioni in danno di esercizi commerciali e imprese locali ma soprattutto gestisce il settore delle onoranze funebri sul quale detiene un controllo di fatto monopolistico. La consorteria criminale gode infatti della contiguità di imprenditori “amici” come documentato da recenti indagini basate anche sulle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. In particolare va evidenziata la figura di un pregiudicato del clan CESARANO di Pompei che risulterebbe al centro di un trust di imprese tutte orbitanti nel medesimo contesto criminale e operanti nel medesimo settore commerciale le quali sono state colpite, negli ultimi tempi, da interdittive antimafia emesse dalle Prefetture di Napoli, Caserta, Salerno e Latina. Il clan CESARANO (c.d. clan di Ponte Persica), che opera nei comuni di Castellammare di Stabia, Scafati e Pompei, quantunque ridimensionato da inchieste e da arresti eccellenti, resta attivo in particolare nella gestione delle estorsioni operando nella parte periferica del comune al confine con Castellammare di Stabia dove insiste il noto “mercato dei fiori”. L’11 agosto 2020 la Guardia di finanza ha eseguito una misura cautelare163 nei confronti di 3 soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di usura, estorsione e lesioni personali aggravati dal metodo mafioso. Tra i destinatari del provvedimento cautelare il leader indiscusso della consorteria (attualmente recluso in regime differenziato) che avrebbe prestato a tasso usuraio a un imprenditore la somma di euro 5.500 in contanti, richiedendone il pagamento di interessi annui pari a 120% del capitale concesso. Dopo il suo arresto del 2014 la riscossione delle rate mensili veniva effettuata dalla moglie che avvaleva anche della collaborazione di un parente terzo destinatario della misura. Sotto il profilo giudiziario, il 18 dicembre 2020 il GUP del Tribunale di Torre Annunziata ha emesso la sentenza di primo grado, con rito abbreviato, nei confronti di 11 imputati nel procedimento penale avviato a seguito dell’operazione164 eseguita il 12 novembre 2019 dalla Guardia di finanza nei confronti dei capi e gregari del clan CESARANO in quanto ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione e traffico di stupefacenti. Tra Gragnano, Pimonte e Agerola si conferma la presenza dei DI MARTINO-AFELTRA dediti prevalentemente alla coltivazione, al traffico e allo spaccio di marijuana. Il sodalizio mantiene rapporti di collaborazione con gli stabiesi D’ALESSANDRO, mentre si pone in forte contrapposizione rispetto alla locale famiglia CARFORA come confermato anche dalle indagini concluse in relazione ai diversi fatti di sangue avvenuti nella prima parte dell’anno165. Il clan DI MARTINO forte soprattutto della sua connotazione familiare continua a esercitare la propria influenza sul territorio nonostante la detenzione del capoclan, della moglie e recentemente del figlio166 che è stato arrestato il 28 dicembre 2020 dopo un lungo periodo di latitanza nei boschi dei Monti Lattari. Nel medesimo contesto il 2 novembre 2020 i Carabinieri della Compagnia di Castellammare di Stabia hanno eseguito una misura cautelare167 nei confronti di 6 elementi di spicco dell’articolazione GENTILE del clan AFELTRA in quanto ritenuti responsabili di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Nel corso delle indagini sono state documentate le modalità intimidatorie con cui gli arrestati imponevano ai commercianti della zona l’acquisto di determinata merce. Il GIP ha delineato un quadro di forte contiguità tra ambienti criminali e operatori economici in un contesto di diffusa omertà tanto che non risulta sporta alcuna denunzia da parte delle vittime delle estorsioni

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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