Dentro il campo Rom: tra topi, rifiuti e abbandono solo i sogni di integrazione non sono clandestini.

"Rom Children" a cura di Andrea Sarno
“Rom Children” a cura di Andrea Sarno

Rom”, “Sinti”, “Zingari”, “Nomadi”: o meglio abitanti di un “non-luogo”, come può essere la Periferia ad Est di Napoli. Qui, a due passi dalla stazione centrale di Piazza Garibaldi, dove i fumi della zona industriale si confondono col cielo plumbeo di un nuvoloso e freddo pomeriggio di Dicembre napoletano, si estendono i “campi rom” di Via Gianturco. Un “non-luogo” di pregiudizio, di degrado, di intolleranza, di povertà, dove l’uomo convive pacificamente con i ratti, tra spazzatura, roghi tossici e fango.

"Rom Children" a cura di Andrea Sarno
“Rom Children” a cura di Andrea Sarno

I campi Rom di Via Gianturco “accolgono” al loro interno centinaia e centinaia di famiglie, costrette a vivere in situazioni igienico-sanitarie davvero catastrofiche, che abbassano la soglia di vita media sino all’età di 50 anni. Nei bungalow di legno, di rado in muratura, ricoperti da tetti in lamiera, tendenzialmente in una sola stanza, vivono nuclei famigliari numerosissimi. Mancano elettricità, riscaldamento, e persino l’allaccio idrico. L’acqua è da qualche mese presente nel campo grazie all’installazione di una fontana, posta generalmente all’entrata. Viene raccolta in bottiglioni e trasportata con carriole e passeggini nelle varie abitazioni. Abitazioni al cui interno spiccano le figure, i ritratti, e le statue di personaggi del mondo Cristiano. L’ordine e l’attenzione per gli interni e la devozione religiosa fanno da contrasto con l’esterno, dove l’inferno e l’immondizia circostante fanno pensare ad un posto dimenticato da Dio.

"Rom Chldren" a cura di Andrea Sarno
“Rom Chldren” a cura di Andrea Sarno

Il campo Rom è un micro-cosmo al cui interno vi sono mercatini di pezze e abiti usati, spazi aperti allestiti per la lavorazione del rame; e dove non mancano piccoli “circoletti di svago”, in cui è possibile giocare a carte o al biliardo. “L’economia del luogo” si basa soprattutto sull’estrazione, lavorazione e vendita di materiali ferrosi, pratica illegale qui in Italia. Donne e bambini si danno all’elemosina, vero e proprio business che permette il sostentamento di numerose famiglie. C’è anche chi spaccia, chi ruba, chi si prostituisce; ma anche chi, da anni, per pochi spiccioli, si occupa di lavori umili: a testimonianza che non bisogna fare di tutta un’erba un fascio. I bambini, tanti, forse troppi viste le condizioni dell’area, giocano tra buche, fango, pneumatici, scheletri di elettrodomestici, pozzanghere e oggetti contundenti che sbucano dal terreno.

"Rom Children" a cura di Andrea Sarno
“Rom Children” a cura di Andrea Sarno

Qualcuno di loro frequenta regolarmente la scuola e rappresenta la speranza, forse vana, di una possibile integrazione: “L’integrazione sarà possibile solo quando verrà abbattuto il muro del pregiudizio– ha detto ai nostri taccuini Salvatore Esposito, coordinatore dell’Ambulatorio medico gratuito per i Rom di Napoli, aperto nel 2008 dalla Comunità di Sant’EgidioSi dicono tante bugie sul mondo Rom, ma la verità è che è anche il degrado in cui vivono a spingere queste popolazioni a rendere così dura ed estrema la loro vita nel campo. A rendere così arduo anche il loro tentativo di integrarsi. Non è vero che il popolo rom non ha voglia di integrarsi. Anzi, sono dell’idea, dopo una vita passata al loro fianco, che la maggior parte abbia voglia di farlo. La scuola può rappresentare per le nuove e future generazioni un ponte importante per l’integrazione”.

pasquale giacobbe sindaco pozzuoli“Purtroppo la mancanza di fondi rende più difficile ogni tentativo di integrazione .-ha detto l’onorevole Pasquale Giacobbe, consigliere della Regione Campania Bisogna cercare una sinergia tra Comune, Regione e la neonata Città Metropolitana per cercare di migliorare le condizioni igienico-sanitarie della zona. Dei tavoli istituzionali volti alla creazione di una strategia comune che tuteli sia le popolazioni rom che i residenti napoletani. Bisogna fare in modo che in Periferia venga ripristinata la legalità e, dunque, che anche le popolazioni rom rispettino le regole. Sono per l’integrazione, ma nel caso in cui non ci fosse collaborazione da ambo le parti, sono dell’idea di intraprendere anche azioni dure, come l’allontanamento ed espulsione dal paese, per cercare di risolvere il problema”.

 

Servizio a cura di Dario Striano  

Fotografie: Andrea Sarno (clicca qui per vedere alcuni dei suoi scatti)

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