Una pluralità di gruppi criminali che interagiscono tra loro in equilibrio instabile, agendo in territori caratterizzati da una densità abitativa molto alta, dove si concentrano povertà, emarginazione ed evasione scolastica: la DIA descrive così la Camorra napoletana nella sua nuova relazione semestrale, relativa alla prima metà dell’anno 2016.
Nel documento redatto dalla Direzione Investigativa Antimafia, che traccia anche la geografia dei clan sotto il Vesuvio, emergono le difficoltà di un territorio in fermento, caratterizzato dalle attività di famiglie camorristiche che si contendono il controllo dei vari quartieri attraverso l’emersione di giovani pregiudicati: giovanissimi affiliati che iniziano a delinquere dalla prima adolescenza, concludendo, con la morte o con l’arresto, la loro parabola criminale poco più che maggiorenni a seguito di azioni criminose.
La mancanza di prevedibilità nell’agire e l’assenza di una strategia criminale comune sono le conseguenze del nuovo modus operandi delle ferocissime camorre vesuviane, gestite ed orientate sempre più, sotto il profilo economico-militare, da ragazzini e donne. Esemplare è l’omicidio, avvenuto il 10 ottobre 2015, della sorella del capoclan D’Amico di Napoli est, Nunziata ‘a pastellona, che attesta un’emancipazione criminale delle lady-camorra, da ritenersi ormai non più solo serventi alle strategie dell’organizzazione, ma esse stesse in grado di pianificare, le attività dei cartelli di malavita.
La Periferia ad Est di Napoli rappresenta l’area più instabile e a rischio dell’intero territorio vesuviano, e forse campano, anche per la serie di attentati volti ad arginare il fenomeno dei collaboratori di giustizia. Il Quartiere di Ponticelli si conferma ancora una volta teatro di accesi contrasti a causa dei repentini cambiamenti di equilibri dei clan. La famiglia de Micco, in questo instabile a caotico quadro criminale, sarebbe riuscita a imporsi nella zona riuscendo a mantenere la coesione del gruppo, nonostante l’arresto di capi e affiliati “di spicco”. In difficoltà, dunque, i sodalizi Cuccaro-Aprea, gli Alberto-Guarino-Celeste (una volta alleati ai Cuccaro), e gli spietati D’Amico: in cui si registra la notevole incidenza di quote rosa.
Traffico e vendita di stupefacenti rappresentano l’oro di queste organizzazioni criminali e il motivo di scontri cruenti per la conquista del territorio. Non solo droga: un’operazione del Maggio 2016 volta ad accertare l’operatività di 11 piazze di spaccio di marjuana e cocaina, ha messo in luce il potere dei gruppi camorristici nella gestione degli immobili popolari, utilizzati per finalità di controllo della zona attraverso l’assegnazione di alloggi a soggetti riconducibili al clan e l’allontanamento coatto di persona indesiderate.
Gestione degli alloggi popolari che, in passato, rappresentava uno dei business di punta del clan Sarno, oggi sfaldatosi a causa degli arresti eccellenti e del pentimento di alcuni suoi “leader”. Da Gennaio a Marzo, sono stati uccisi ben 3 soggetti legati alla dissolta famiglia criminale: tutti, in passato, collaboratori o familiari di pentiti ed estranei, ormai, alle logiche di malavita.
Passando alla zona costiera del Vesuvio, Il monopolio di alcuni siti web di scommesse online, in collaborazione con “la ‘ndrangheta spa“, rappresenterebbe il nuovo business criminale del clan Vollaro. La storica famiglia criminale, egemone ancora oggi a Portici nonostante gli arresti eccellenti degli ultimi anni e la morte del capofamiglia “Luigi ‘o Califfo”, secondo l’ultimo studio della Direzione Investigativa Antimafia, avrebbe ampliato le sue attività illecite spingendosi oltre la frontiera della “semplice” usura ed estorsione di video-poker e slot machine, spingendosi nei meandri del World Wide Web e imponendo, dunque, oltre al fitto e alla tangente delle macchinette, anche l’acquisto di giochi on line illegali come il poker e piattaforme internet straniere. Il tutto grazie ai contatti con la famiglia calabrese “Femia“, oggi attiva nel Centro Italia ed, in particolare, in Emilia Romagna, esclusivista, di fatto, in alcuni siti web esteri, abusivamente attivi nel “Bel Paese“.
E’ la Camorra 2.0 che si insinua nei vicoli, oggi anche virtuali, del nuovo “Ventre di Napoli“. Se, da un lato, non stupisce l’interesse dei clan di malavita nei settori delle scommesse e del gioco d’azzardo (Matilde Serao descrisse il meccanismo del lotto clandestino a Napoli già in un romanzo/inchiesta di fine 1800); dall’altro, non crea alcuno stupore anche la capacità delle famiglie camorristiche di aprirsi a innovazioni criminali che permettono il sostentamento e il “riciclo” delle organizzazioni, sebbene decimate “dagli arresti e morti eccellenti“.
Poco è cambiato dall’ultima relazione della DIA per quanto riguarda gli altri comuni del vesuviano. A Volla e Casalnuovo regnano ancora i Rea-Veneruso, in contrasto con i Piscopo, presenti anche a Pollena Trocchia. Gli Anastasio resistono a Sant’Anastasia mentre un contrasto tra i Troia e i Mazzarella-D’Amico rischia di animare la situazione criminale nella periferia tra San Giorgio a Cremano e Portici. Ad Ercolano, nonostante l’azione pressante di magistratura e forze antiracket, permane il duello tra gli Ascione-Papale e i Birra-Iacomino: protagonisti in passato della cruenta faida ercolanese.
Dario Striano
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