Che Somma Vesuviana sia città d’arte e dell’enogastroturismo: la nuova sfida del riconfermato sindaco Salvatore Di Sarno
Somma Vesuviana – Salvatore Di Sarno ha vinto nuovamente. In certe occasioni, specie al voto non è sempre vero che la gente non sceglie il cambiamento perché ha paura. Tantissime volte sceglie quello che c’è già o perché si è trovata bene o perché teme di trovarsi peggio e francamente fossi stato un cittadino di Somma Vesuviana, senza vederlo mai il candidato competitor di Di Sarno (che certamente si impegnerà a fare meglio di quello che ha fatto) il dottor Giuseppe Bianco che in sostanza è un po’ come il signor Rossi, anche io avrei scelto la certezza, forse solo per paura del cambiamento. Detto questo, spero di cuore che la Città del Casamale, delle mura Angioine della filiera del baccalà e di tante donne e uomini che ancora vivono la “fatica della terra” abbia la dignità che merita.
Poco importa se Salvatore Rianna dall’opposizione sia passato nella coalizione che oggi è maggioranza, hanno fatto l’inverso anche Peppe Nocerino (dal punto di vista comunicativo, quei manifesti non penso l’abbiano aiutato tantissimo e forse nemmeno la presenza di Marco Nonno alla festa di chiusura elettorale che poco stride col Pd ) e Adele Aliperta che con Siamo Sommesi hanno appoggiato Bianco (facendo secondi dopo il Pd e superando quasi del doppio i voti della lista del candidato a sindaco). Mi auguro che Di Sarno nel suo staff, nonostante la legge glielo consenta non metta più la moglie e non perché non sia brava, ma per proteggerla dal fuoco della politica che specie sotto le elezioni diventa assassino e per una questione di opportunità, nonostante lo stipendio sia stato devoluto a cause sociali. Chi lavora deve essere pagato e non deve farlo gratis. Mi auguro che la politica torni ad essere una cosa seria in una città che ha visto alternarsi figure come Arfè, De Martino e non ultimo un sindaco a cui ero legato: Raffaele Allocca, dopo averci litigato. Somma Vesuviana deve e può vivere di luce propria: deve metter mano a un piano di marketing territoriale che ne rilanci le eccellenze enogastroturistiche e finalmente attragga turisti, per quante grandezze possiede quel territorio che spacca in due il Monte Somma fino ad arrivare al Vesuvio e già naturalmente ha diviso il territorio tra un centro e una periferia dove insistono le fabbriche. Somma Vesuviana città del baccalà, come succedeva tanti anni fa. Somma Vesuviana delle mele annurche e delle albicocche, del pomodorino del piennolo e del distretto del vino. Non manca niente alla città che non ha il mare ad essere epicentro di interessi. Mi dispiace che la collega Gabriella Bellini non abbia raggiunto i risultati sperati. Non penso sia dovuto al fatto che in alcuni comizi abbia denunciato le piazze di droga, significherebbe dire che Somma Vesuviana non è la città delle tradizioni ma della cocaina, che c’è ma non fa ombra al resto e va combattuta. Mi dispiace perché sarebbe stata una stecca nel coro, importante per il rilancio dei territori. Al riconfermato sindaco auguro di guardare oltre le accuse mossegli e farsi un viaggio con la sua bella famiglia nei centri della Toscana dove intorno al vino e alla buona tavola si muove un’economia importante. Un’economia che anche Somma Vesuviana merita di avere.
di Paolo Perrotta
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