Bus, metro e Circumvesuviana fanno acqua da tutte le parti: i fondi ci sono ma restano fermi
Il Trasporto pubblico locale Campano è in crisi totale. L’EAV holding su tutti, compreso il comparto gomme EAVbus, paga il caro prezzo di una gestione aziendale che ha generato, negli anni, un debito di più di cinquecento milioni di euro.
Caldoro, Vetrella, Voci, Polese, Pepe. Questi i nomi di amministratori, governatori e commissari responsabili del trasporto pubblico. La grave situazione va avanti da anni, ma è negli ultimi mesi che è stato toccato il fondo del barile della crisi: fallimento dell’EAVbus lo scorso Novembre, caos totale dell’EAVferro e possibile, in verità molto probabile, fallimento dell’ex Circum e Cumana. Ad oggi l’unica speranza per il comparto treni, e in parte per quello su gomma, è riposta nei fatidici fondi FAS (i fondi stanziati dal governo per le aree sottoutilizzate), un tesoretto di circa duecento milioni euro promesso qualche mese fa dal commissario ad Acta Pietro Voci nel piano di risanamento dell’azienda.
“Dal prossimo autunno ripartiranno di certo i lavori di manutenzione dei treni, il piano ci accompagnerà al riassetto finanziario entro il 2015. Il futuro è finalmente un po’ più roseo” affermava Polese a Luglio. Siamo alle porte di Ottobre, e i fondi restano ancora una speranza incerta. Una speranza che può addirittura diventare utopia vista la situazione del governo nazionale. Sì perché, se dovesse cadere, si verrebbe chiaramente a creare un vuoto nelle istituzioni che comporterebbe l’addio del piano di risanamento; almeno nell’immediato. Eppure il ritardo c’è stato, il contributo economico era previsto già da qualche tempo, la burocrazia procedeva a rilento perché si chiedevano garanzie sull’utilizzo dei duecento milioni, si dubitava della competenza di quelle stesse persone messe lì dallo stesso governo. Un po’ paradossale. Sta di fatto che, ora come ora, niente è sicuro, e la condizione in cui versano i treni dell’EAV è sotto gli occhi di tutti: non c’è manutenzione, non ci sono pezzi di ricambio, non ci sono i controlli e, spesso e volentieri, non ci sono nemmeno i treni. La situazione, d’altra parte, non è migliore per il trasporto su gomma. Su più di cinquecento mezzi EAVbus, solo un centinaio escono dai depositi di questi tempi (tra l’altro su quelli fermi e inagibili si paga ancora la manutenzione), considerando ovviamente anche quelli di Ischia e Sorrento. Anche qui è importante il ruolo che dovrebbero avere i fondi FAS nel riassetto economico; circa il 5% di essi dovrebbe essere destinato (il condizionale è d’obbligo) alle casse aziendali per poi essere utilizzato in modo tale da mettere nuovamente in circolazione i mezzi fermi. Basta poco, in questo caso, per mettere una pezza. Il problema, tuttavia, è un altro. Sembrava scongiurata, a Luglio, la cessione dell’EAVbus alla CLP, a causa di un’informativa ostativa antimafia della prefettura di Napoli che, tuttavia, non fu certificata né ufficializzata e proprio in questi giorni si sta verificando se, effettivamente, la società che gestisce il trasporto pubblico nel casertano sia pulita o meno. Se dovesse risultare tale, le battaglie e gli scioperi di quest’estate, da parte soprattutto dei sindacati Faisa – Cisal e Faisa – Confail, verrebbero rese praticamente inutili e centinaia di lavoratori perderebbero il proprio TFR. Nell’ottica di una situazione diventata ormai insostenibile, si colloca l’incontro del 7 Ottobre cui parteciperanno i vertici aziendali dell’EAV, sindacalisti e governatori regionali per discutere, governo permettendo, della gestione futura di buona parte del TPL Campano e dei fondi destinati a risollevare economicamente un’azienda, l’Ente Autonomo Volturno, letteralmente sommersa dai debiti.
Marco Terracciano
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