Brutti, sporchi e cattivi: al “Portici Science Cafè”, spazio ai diritti dei poveri

imageBrutti, sporchi e cattivi“: il titolo del film diretto da Ettore Scola diviene provocazione per un dibattito sulla povertà; svoltosi ieri al Fabric Hostel di Portici, organizzato dall’associazione culturale Portici Science Cafè e moderato da Giancarlo Trani, vicedirettore della Caritas Diocesana di Napoli.

La professoressa Enrica Morlicchio del Dip. Scienze Sociali della Facoltà Federico II di Napoli ha offerto una descrizione della povertà e un’indagine sociologica di un’Italia schiacciata sempre più dagli effetti della crisi: “Stiamo diventando un Paese di poveri. La povertà assoluta tocca ormai 5 milioni di persone in italia. E la situazione è in costante peggioramento, con un vero e proprio crollo del potere di acquisto delle famiglie. Ancora un anno fa c’era chi dispensava rassicurazioni e considerava l’estendersi della povertà una situazione destinata a rientrare. Oggi non lo sostiene più nessuno. E le persone in carne ed ossa si confrontano con il lavoro che da un giorno all’altro non c’è più, con il salario che non arriva o non basta, con le imprese che chiudono, con i molti negozi sbarrati o vuoti e le mense della Caritas sempre più affollate. Aumenta sempre più il numero dei senza fissa dimora a Napoli e in italia, dovuto anche al fallimento del progetto migratorio di molti immigrati. I nuovi poveri si affiancano ai marginali di sempre; l’insicurezza sul futuro si tocca con mano. Ovunque“.

Secondo la sociologa gli effetti della crisi si ripercuotono maggiormente sui giovani e al Sud Italia, vero e proprio epicentro della povertà italiana: “1 Famiglia su 2 nel Mezzogiorno è povera. La povertà è prettamente, ma non esclusivamente, un problema meridionale: e forse è proprio questo il motivo per cui a questo problema non è mai stata posta una vera e propria soluzione.

imageSoluzione che per Andrea Morniroli, referente della Cooperativa Progetto Dedalus, è strettamente politica: “La povertà di oggi è dovuta alle cattive scelte di chi ci governa: i tagli al welfare, le politiche di austerity e di spending review non solo hanno ingigantito il fenomeno in Italia, ma hanno portato anche all’esclusione e all’emarginazione dei poveri. La battaglia va condotta sia sul piano politico-economico che su quello culturale. Bisogna assolutamente ribaltare un concetto: i poveri non devono essere visti più come un problema, ma come una risorsa. Disinvestire nel welfare è un cattivo esempio di spesa pubblica che porta a mercificare tutto ciò che è mercificabile, e alla repressione di tutto quel che non si può contenere: con la conseguente colpevolizzazione dei poveri e la loro emarginazione. Ciò si ripercuote dunque sulla psicologia degli ultimi e aumentano sempre di più, così, fenomeni come criminalità giovanile, ludopatia e violenza di genere. E le carceri sono sempre più colme di poveri”.

“Gli “ultimi” devono essere considerati essere umani e non più categorie di persone: una sorta di maschere stereotipate vittime di pregiudizio.- conclude l’ex Assessore alle politiche sociali del Comune di Giugliano– Il problema povertà in Italia verra risolto quando una ragazza nigeriana sul marciapiede non verrà più vista come una prostituta, ma come Jennifer“.

 

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