Beni confiscati alla Camorra. La mappa delle case sottratte ai boss sotto il Vesuvio
Ammontano all’incirca a 2 milioni 750 mila euro i beni sequestrati alla Camorra secondo l’articolo 321 del codice di procedura penale dal 1992 al Dicembre 2016. Altri 2 milioni 750 mila euro circa rappresentano, invece, i sequestri per il decreto legislativo 159 del 2011. Assommano a 440 mila euro all’incirca le confische secondo il Decreto Legge 306/1992; poco più di 950 mila euro quelle relative al Decreto legislativo 159/2011.
I dati pubblicati dalla Direzione Investigativa Antimafia testimoniano quanto l’attacco al patrimonio immobiliare dei clan possa essere importante nella lotta alla criminalità organizzata. Dalla casa del boss Vollaro a San Sebastiano agli appartamenti e i terreni del clan Birra di Ercolano; dalle abitazioni del Parco Quadrifoglio di San Giorgio a Cremano alla nuova casa del Forum dei Giovani di Portici nel Parco Cepollaro: anche nel Vesuviano, l’azione di contrasto alla malavita organizzata si è tradotta nella confisca dei beni delle organizzazioni criminali. Alcune di esse sono già state date in gestione per essere destinate ad attività sociali, nel pieno rispetto della famosa Legge Pio la Torre; altre, invece, per motivi burocratici ed economici, o per semplice incapacità politica, hanno difficoltà ad essere assegnate e riqualificate.
E’ il caso, quest’ultimo, dell’ex residenza del clan Vollaro a San Sebastiano al Vesuvio. Da casa lussuosa del boss oggi l’immobile è divenuto un vero e proprio ecomostro, oggetto, più volte, di raid vandalici, dopo il tentativo sfumato di renderla presidio di legalità: per l’ex residenza di Luigi ‘o Califfo ancora oggi non è stata ancora trovata una destinazione d’uso, nonostante il consiglio comunale di San Sebastiano al Vesuvio (dove da anni si festeggia la festa della “Legalità”), nell’ormai lontano Luglio 2009, avesse annunciato, grazie ad un intervento congiunto tra Provincia e Amministrazione comunale, l’approvazione del finanziamento, volto a trasferire la caserma dei carabinieri locale nella dimora in cui, non tanto tempo fa, venivano decise le azioni criminose della famiglia malavitosa, per anni, egemone sul territorio vesuviano.
Bene confiscato alla Camorra ma chiuso, difatti, al pubblico, dunque: stesso dicasi per gli appartamenti del Parco Quadrifoglio di San Giorgio a Cremano, nonostante nel Maggio 2016 l’amministrazione comunale sangiorgese avesse deliberato l’apertura nei due locali di una Radio per la Legalità, dedicata a Paolino Avella, vittima innocente della criminalità organizzata, e un centro diurno in favore di anziani afflitti da demenza senile e malattie psichiatriche. E’ passato più di un anno dalla promessa del sindaco Giorgio Zinno di rendere disponibili “nel giro di pochi mesi” i beni per ospitare le attività sociali previste dalla Giunta, e dell’apertura al pubblico dei due locali ancora non vi è traccia, se non in polemiche tra maggioranza e opposizione in consiglio comunale.
Diversa, invece, è la situazione riguardante i tesori sottratti ai boss nella zona costiera del vesuviano: mentre la maestosa Villa Fernandes, dopo 12 anni di incuria e degrado, ritornata in mani comunali nel 2015, potrebbe essere coogestita per 10 anni, senza alcun bando di gara, dal Comune di Portici e da una rete di realtà associative, capitanate da Seme di Pace onlus, associazione che aveva partecipato ad un bando annullato con le polemiche (tanto da finire nel mirino di interrogazioni parlamentari) ad Ottobre 2016; la sua dependance sarà per altri 11 anni, prorogabili, utilizzata dall’associazione Collegamento Campano contro le Camorre, anch’essa partecipante alla gara, poi annullata, per la gestione dell’intero corpo centrale dell’immobile. L’appartamento di via Diaz 3d, invece, un tempo “casa Vollaro”, è divenuta, da più di un anno ormai, la nuova casa del Forum dei Giovani di Portici, dopo esser stato in passato sede dell’Associazione Italiana Celiaci.
Ad Ercolano, infine, son ben tre le confische effettuate ai clan di camorra. Tutte e tre già destinate, da tempo, ad attività sociali: e così a Casa Mandela di Corso Resina, una volta di proprietà dei Zeno, trovano rifugi i migranti accolti dall’associazione Arcipleago della Solidarietà; mentre pochi metri più avanti le stanze di un ex appartamento sottratto ai Birra “trasmettono” le onde di legalità promosse dai ragazzi di Radio Siani, la cui cooperativa gestisce anche un terreno nella zona Nord del Comune degli Scavi, in via Caprile, anch’esso confiscato alla criminalità organizzata locale per essere destinato alla coltivazione del pomodorino del piennolo. Segno che anche nell’arido terreno, una volta proprietà della camorra, se coltivato il seme della legalità, può nascere un fiore…e si può riscoprire la bontà della nostra terra.
Il Curioso caso di Villa Fernandes
Villa Fernandes, l’ex residenza del boss Rea, sottratta alla criminalità organizzata e restituita cittadini nel 2015, dopo anni di incuria e degrado, potrebbe essere “coogestita”, per almeno 10 anni, da Seme di Pace: cooperativa che aveva partecipato, assieme ad altre 2 associazioni, al vecchio bando di gara per la gestione del bene confiscato, poi annullato, non senza polemiche, lo scorso Ottobre 2016.
Con deliberazione n° 18 del 14 Febbraio 2017 ad opera del commissario straordinario, il prefetto Roberto Esposito, il Comune di Portici ha, infatti, accolto la richiesta della Coop. Soc.” SEME DI PACE”, nella qualità di capofila di un raggruppamento di oltre 20 enti del terzo settore, concedendo la partnership dell’ente per la partecipazione al bando, indetto dalla FONDAZIONE CON IL SUD, “per la valorizzazione dei Beni Confiscati alle mafie 2016“. Bando che, realizzato in collaborazione con l’associazione Peppino Vismara e scaduto il 15 Febbraio scorso, è rivolto ad organizzazioni no-profit di Basilicata, Campania, Calabria, Puglia, Sardegna e Sicilia. L’obiettivo è quello di “sostenere progetti esemplari – si legge sul sito di “Fondazione con il Sud” – per l’avvio di nuove attività di economia sociale o per il rafforzamento di iniziative economiche esistenti su beni confiscati alla criminalità organizzata“.
Per l’attuazione dei progetti il bando mette a disposizione, infatti, complessivamente 7 milioni di euro ed è aperto a partnership composte da tre o più soggetti, almeno 2 dei quali appartenenti al mondo del terzo settore e del volontariato. Nei progetti potranno essere coinvolti, inoltre, il mondo economico. I partenariati dovranno dimostrare l’effettiva disponibilità del bene confiscato per almeno 10 anni. L’eventuale adesione al progetto, che non comporterebbe oneri economici da parte del Comune, nè l’esclusività della gestione – come specificato nella delibera del commissario prefettizio – del bene, prevede, però, l’utilizzo dell’ex residenza del clan Rea da parte dell’ente comunale e della Cooperativa Seme di Pace: soggetto responsabile di un’ampia rete composta da una pluralità di soggetti e rappresentativa di tutti i settori di attività e di tutte le fasce di popolazione della città di Portici. Tra queste, organizzazioni giovanili; associazioni di volontariato in vari settori; associazioni di promozione culturale; Consorzi e Fondazioni e parrocchie.
La stessa Cooperativa Seme di Pace, la cui sede è ubicata a Via Università, nel cuore pulsante della città del Granatello, aveva già partecipato ad un bando relativo all’affidamento della Villa, assieme ad altre due associazioni: una non del territorio, la Cooperativa Sociale B.C.D Group con sede a San Nicola la Strada (CE); e “l’indigena” Collegamento Campano contro le Camorre per la legalità e la non violenza G.Franciosi Onlus, a cui lo scorso 24 Gennaio è stata, tra l’altro, affidata per 11 anni, prorogabili, la gestione della depandance della stessa Villa Fernandes, già in comodato d’uso da Aprile 2013, con determina dirigenziale 46 firmata dal dirigente al Patrimonio, l’architetto Gaetano Improta. Bando che, nonostante l’assenza di ricorsi, era stato annullato, con atto determinazione 774, lo scorso mese di Ottobre dal dirigente al welfare, Corrado Auricchio, perchè, per “mero errore, veniva omesso il requisito, stabilito dalla delibera n. 149 del 12 marzo 2016, della certificazione da parte dei concorrenti di aver svolto attività nello specifico campo di intervento per almeno 3 anni sul territorio cittadino”.
Tutto ciò aveva scatenato in città una serie di polemiche finite addirittura all’ordine del giorno del parlamento italiano. I senatori Francesco Campanella e Fabrizio Bocchino di Sinistra Italiana, infatti, raccogliendo la segnalazione del neonato collettivo locale Portici Città Ribelle, con un’interrogazione parlamentare, avevano ribadito al Ministro Alfano che l’aspetto per il quale era stata annullata la gara era, invece, già presente nel bando che richiamava per intero alla delibera 149 del 12 marzo 2016.
Quella di Villa Fernandes è la storia di un degrado e di un abbandono lunghi 16 anni. Il 17-5-1999 il Ministero delle Finanze consegnava la struttura, confiscata al Clan Rea nel 98 con la sentenza della corte di cassazione del 26 Gennaio, al Comune con l’impegno di adibire l’immobile, una villa in stile Liberty a due livelli, con una depandance e parco annesso di 800 mq, a finalità sociali. Con l’adesione del Comune di Portici al Consorzio S.O.L.E., il 21-10-2003, la struttura veniva affidata all’ente provinciale che si occupa della gestione dei beni confiscati. Dopo i lavori di riqualificazione del 2009, costati all’incirca due milioni di euro, e finiti nel mirino della magistratura in un’inchiesta che vede indagati 23 tra ex amministratori, politici, dipendenti comunali ed imprenditori, la magnifica casa del boss, nel 2011, veniva consegnata, tramite un protocollo d’intesa tra l’Amministrazione Cuomo, la Provincia di Napoli e il consorzio S.O.L.E., alla Curia Arcivescovile di Napoli, che, a sua volta, con un sub-comodato d’uso, affidava il bene all’Associazione la Tenda, impegnata nel recupero dei tossicodipendenti. Nonostante i vari affidamenti l’abitazione di “Casa Rea” non era mai stata aperta al pubblico; da qui la decisione del consiglio comunale di Marzo 2014 di uscire dal Consorzio SOLE.
Nel luglio 2015 diventano così più forti e costanti i contatti tra l’Amministrazione Marrone e l’Arcidiocesi di Napoli, che hanno portato, alla riconsegna a Settembre del bene al Comune di Portici e ad una serie di riunioni indette dall’Assessorato alla Legalità per decidere assieme ai cittadini il futuro della struttura. Dopo le polemiche di fine 2016, dunque, qualora il Comune di Portici e Seme di Pace riuscissero ad aderire al progetto di Fondazione con il Sud, nella Villa, coerentemente con i criteri del bando, potrebbero a breve essere avviate nuove attività “esemplari”: quali quelle imprenditoriali nel settore ristorativo; e ancora iniziative di divulgazione culturale, artistica e scientifica, e laboratori di autoproduzione, di riciclo e di consumo sostenibile.
A gettare ombra sulla partnership tra Comune e rete di associazioni, però, la denuncia del candidato sindaco Salvatore Iacomino al componente della commissione Antimafia, il senatore Giuseppe de Cristofaro. Il leader locale di Sinistra Italiana, durante una conferenza stampa in cui ha accusato il commissario prefettizio Roberto Esposito di favorire il Pd locale, venendo meno al compito super-partes disciplinato dall’ordinamento italiano per i prefetti, ha infatti dichiarato pubblicamente la presenza all’interno di Seme di Pace di parenti di alcuni candidati della coalizione capeggiata dal Partito democratico locale.
Dario Striano
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