Avvocati contro le discriminazioni di genere: il Consiglio nazionale forense organizza un corso per l’inclusione delle persone LGBTQ+
Il Consiglio nazionale forense, l’istituzione che rappresenta l’intera avvocatura italiana, prende posizione contro le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere. Lo fa ufficialmente organizzando un corso, il primo nella sua storia, che riguarda “l’inclusione delle persone LGBTIQ+” ed estende il campo d’azione anche alle persone “di origine etnica e ‘razziale’ diversa da quella della maggioranza”. “Per un avvocato o un’avvocata quindi – si legge nelle finalità del progetto – formarsi su questi temi diviene essenziale per un approccio, linguistico e comportamentale, circa questioni che rappresentano un’occasione per l’avvocatura chiamata ad occuparsi di un nuovo ventaglio di opportunità professionali tutto disteso sui diritti fondamentali e che, come tale, non può tollerare sbavature”. Ci sarà anche un approfondimento sugli aspetti linguistici della discriminazione e dell’inclusione “e sugli stereotipi incorporati nei luoghi comuni e in alcuni approcci che diamo per scontati”.
Una proposta che ha raccolto l’adesione di 500 avvocati ed avvocate iscritti all’albo – tanti erano i posti a disposizione sulla piattaforma Zoom – per un totale di 9 incontri spalmati fino al 29 aprile 2021. Venti ore di diritto antidiscriminatorio per 18 crediti formativi (per chi frequenterà almeno l’80% delle lezioni). Al corso hanno lavorato varie associazioni che si battono per i diritti civili. Si va dall’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (ASGI) a Edge, il primo gruppo italiano di imprenditori, imprenditrici, manager, professioniste e professionisti lgbti+, dall’associazione Parks che aiuta i datori di lavoro a valorizzare le diversità in azienda, all’avvocatura per i diritti lgbti Rete Lenford. E ancora, c’è il LGBT Law Committee dell’International Bar Association (IBA), la più grande associazione che riunisce il maggior numero di avvocate e avvocati nel mondo, l’Unione forense per la tutela dei diritti umani e l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali a difesa delle differenze (UNAR).
I ralatori sono il gotha della scienza forense italiana: dal presidente emerito del Cnf Guido Alpa, a Stefania Stefanelli dell’Università di Perugia. “Il corso del Consiglio nazionale forense – spiega al quotidiano La Repubblica Maria Masi, presidente del Consiglio Nazionale Forense – è la prima esperienza di attività integrata, in questo caso con riferimento ai diritti umani, sul tema delle pari opportunità intese nell’accezione più ampia possibile. Il tema dell’inclusione è da considerarsi imperativo categorico nell’assolvimento della funzione sociale dell’avvocatura, ancora di più in questo periodo, unico nella sua drammaticità, in cui il rischio di affievolimento dei diritti soggettivi è maggiore. L’applicazione di politiche di inclusività e non solo di contrasto delle discriminazioni rappresenta oggi una attenzione concreta alle categorie di soggetti che, più di altri, rischiano l’emarginazione nella società e nelle relazioni professionali”. In programma anche un secondo modulo previsto per l’autunno. Gli argomenti che verranno trattati riguardano gli aspetti giuridici, quelli tecnico-processuali e infine le buone prassi del diritto antidiscriminatorio a partire da alcuni casi di studio.
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