Apocalypse Town, terza prova indie per i Gentlemen’s Agreement

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Quando il Samba alla Tom Zé incontra i rumori de “La Grande Fabbrica con la sua voce da gigante”, difficile che il risultato non appaia in tutta l’irriducibile originalità che gli è propria: presentato il 12 aprile al Lanificio 25 di Napoli, “Apocalypse Town” è il terzo lavoro discografico dell’eclettico gruppo The Gentlemen’s Agreement (Raffaele Giglio, voce e chitarra; Antonio Gomez, contrabbasso e basso elettrico; Gibbone, percussioni e rumori; Pepo Giroffi, sax, clarinetto e flauto traverso; Mauro Caso, batteria e rumori). E poco importa se la storia di un operaio senza nome che abbandona l’alienante realtà della catena di montaggio, venga di primo acchito tacciata di nostalgia post-ideologica. Il concept album in questione è senza dubbio tra i più all’avanguardia che il panorama underground di Napoli e dintorni possa annoverare tra le sue fila. Attrezzi da lavoro e strumenti auto-costruiti (complice l’estro creativo e sopra le righe dell’inventore Peppe Treccia) ricreano nel disco e sul palco quelle atmosfere da “incubo” tipiche dell’inumano sistema-fabbrica, nonché un sound particolarissimo che gli stessi Gentlemen amano definire Psycho/Industrial/Samba.

Apocalypse Town, inoltre, si colloca nel solco di modi di produzione, nella fattispecie il baratto, che hanno fatto della sostenibilità un imperativo categorico: un appartamento nel Lanificio dove comporre e provare, in cambio della gestione del club, e un mese di registrazione nel SudEstudio di Campi a Lecce, offrendo il proprio lavoro da falegnami per la costruzione di una sala di ripresa… esperienza, questa, che testimonia come dalla “Resistenza Artigiana” (nome tra l’altro della tipografia di Carmine Cervone, che del disco ha curato un packaging alquanto singolare) possa nascere un prodotto fruibile e di qualità, e che si spera faccia scuola. Della distribuzione, invece, se n’è occupata l’etichetta Subcava Sonora, la prima in Italia ad aver rinunciato alla SIAE, e che pertanto diffonde tutte le sue produzioni in Creative Commons: ciò significa che i copyrights vengono solo parzialmente riservati agli autori. ‘Alternativa’ è dunque la parola-chiave di un progetto che, oltre a contrapporre l’armonia della vita di campagna ai ritmi frenetici delle metropoli moderne, si fa portavoce di un modello economico ‘altro’: l’obiettivo è creare una rete virtuosa di attività che, includendo per esempio baratto e Creative Commons, sia in grado di opporsi ai diktat economici che la società odierna impone. “L’empatia – spiega il cantante Raffaele Giglio – è stato il primo vero atto creativo per realizzare questo album, così come la fiducia reciproca l’unica moneta della quale ci siamo serviti”.

 

Chiara Ricci

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