Alla ricerca del sole: il nostro viaggio negli alloggi popolari sotto il Vesuvio, tra spaccio di droga e abbandono.
Edilizia popolare: degrado di periferia. Progettate per divenire micro-città per i cittadini bisognosi, le palazzine popolari nel corso degli anni sono finite per trasformarsi in quartieri-dormitorio, dove spesso regnano delinquenza e criminalità organizzata. Tra Volla e Ponticelli, al confine tra la periferia Est di Napoli e le falde del Vesuvio, gli abitanti degli stabili del rione “Conacol” lamentano condizioni di vita insostenibili: “Viviamo in palazzi fatiscenti, costruiti con materiali scadenti, i cui porticati, e magazzini del piano terra sono occupati abusivamente.- dice una residente, regolare assegnataria di un alloggio popolare- Abitiamo (e come noi, molti atri) in una casa troppo calda d’estate, e troppo fredda in inverno. In una casa che puzza, a causa delle tantissime infiltrazioni, e della muffa. Costretti a dormire spesso nella camera con temperatura più mite, la cucina: io, mio marito e mio figlio diciottenne. Tutti, in un solo divano-letto. Siamo alla continua ricerca di un po’ di sole, che però evita di scaldare la nostra abitazione, i nostri corpi, e i nostri cuori”. La ricerca di un sole che non illumina i posti bui di questi alloggi popolari, dove furti e spaccio di droga, condotti ad ogni ora del giorno e della notte, “ammortizzano” il precariato e la disoccupazione: “Sebbene operato al cuore più volte, non percepisco alcuna pensione di invalidità.- racconta un “abusivo” della zona- Mi “arrangio” alla “buono e meglio”, spesso compiendo anche piccoli furti (che mi permettono di vivere), tenendomi però lontano dalla droga, il cui spaccio mi ha costretto a diversi anni di galera. Questo stanzino invivibile, occupato abusivamente, è tutto quello che attualmente posso permettermi”.
A Somma Vesuviana, nelle palazzine popolari di Via San Sossio, nelle “case dei Napoletani” (per intenderci), a destare la preoccupazione dei residenti sono, invece, i balconi pericolanti delle varie abitazioni: molti di questi costruiti abusivamente, addirittura, sulle tegole, poste sui tetti.
Anche la situazione degli alloggi di residenza pubblica di Cercola, degenera giorno dopo giorno. E’ il caso delle case popolari in via Matilde Serao n°12 all’isolato 6/5. “Non si può vivere in certe condizioni, non è umano. Non chiediamo nulla se non i nostri diritti”: questa la testimonianza di una delle residenti, stanca ed afflitta dall’incuria, e dall’abbandono dell’Istituzioni. “La Provincia ha finanziato più volte la ristrutturazione, ma non è mai stata portata a termine. L’unica giustificazione da parte degli Enti è stata quella che i fondi non sono bastati, per garantire la suddetta ristrutturazione in tutti gli edifici”. Le problematiche oscillano dall’esterno all’interno dei fabbricati. Lo scenario che risalta è l’eccessiva spazzatura adagiata in uno spazio verde, nato come chiesetta. “L’estate è il periodo dell’anno peggiore, la spazzatura e questi alberi altissimi, provocano la comparsa di insetti e ratti”. Entrando nella residenza il “panorama” deteriora; l’ascensore è rammendato con della plastica raggranellata un po’ ovunque; la pulsantiera rattoppata con del nastro isolante. Le scale sono impraticabili; l’interno-scala ai piani superiori è frantumato; l’acqua piovana subentra nel pianerottolo, e pezzi di muro ruzzolano.
Lo scenario non cambia, spostandosi nel sud del Vesuviano, nel Comune di Portici: a Via Dal Bono, nella periferia del paesino della Reggia, quella lontana dal mare, dal Granatello, e dai suoi locali di movida, si vive nel completo degrado. Piccoli bungalow con tetti in amianto deteriorato, prima occupati abusivamente, e adesso abbandonati da circa due anni, divenuti ormai ritrovo di tossicodipendenti e spacciatori della zona, stazionano alle spalle dei palazzoni di edilizia popolare, circondati da spazi verdi incolti, e spesso colmi di rifiuti vari. L’interno delle abitazioni riflette il brutto aspetto dell’ambiente esterno: “Viviamo in condizioni disumane- dicono le famiglie dell’isolato 6A e 7Bis- In case con muri di muffa, e con balconi pericolanti. Le infiltrazioni d’acqua spesso raggiungono i nostri lampadari, provocando corti circuiti e black-out che ci privano della luce artificiale per diversi giorni. I pavimenti si alzano giorno dopo giorno, sempre di più. Spesso ci siamo ritrovati le case allagate, anche dalle nostre feci. Cosa aspettano ad intervenire?! Che scappi il morto?! Che le nostre case siano completamente invase da topi e scarafaggi?! Non ne possiamo davvero più”.
E vien da chiedersi: come è possibile che in una città di soli due km quadrati esistano ancora luoghi di periferia, abbandonati al più totale degrado…
Luana Paparo, Dario Striano.
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