Al Cam di Casoria, son protagoniste le fotocopie. Parte “Camouflage”, la mostra contro i mostri ammazza arte
L’arte si sa non paga. Almeno non paga l’arte contemporanea che sperimenta e cerca (riuscendoci, senza sprechi vedi Madre e poi muori….) di farlo in una provincia sovra abitata ma mortificata in cultura e offerta culturale. Succede al Cam il museo d’arte Succede a Casoria, terra di camorra, di cementificazioni e di sogni che finiscono schiacciati sui piloni del doppio senso, come in un romanzo, sempre attuale da queste parti di Peppe Lanzetta. Ma per carità, d’arte si muore e allora perchè non facciamo morire l’arte? Magari proprio partendo dall’arte in periferia, tanto che fa. Napoli è come Berlino e se un giovane vuole esporre magari proprio laddove ha esposto un mostro sacro dell’arte contemporanea, può farlo più avanti. Nella traversina dietro l’angolo a Casoria, perfieria di cemento e camorra, infatti, ci sono galleria d’arte e musei a ogni angolo, come i manifesti coi faccioni elettorali, coem se si votasse tutti i giorni…. Faranno esporre i giovani artisti (e non) magari dentro l’ennesimo megastore. Tra pochi giorni: grandi fogli di carta bianca per coprire le opere a parete e ampi stralci di stoffa, sempre bianca, per occultare sculture e installazioni. Per distinguere i singoli lavori gli uni dagli altri solo delle fotocopie in bianco e nero d’immagini che li riproducono. È così che dal prossimo 2 marzo il pubblico vedrà le sale del Cam, il Casoria Contemporary Art Museum, dove la collezione di oltre 1000 opere di artisti internazionali resterà in mostra, completamente oscurata, con il titolo «CAMouflage. Fotocopie per una rivoluzione culturale». Il gesto estremo è messo in atto dal fondatore e direttore Antonio Manfredi che, egli stesso artista, in segno di protesta ha dato alle fiamme la sua opera con la quale ha partecipato alla 54ma Biennale di Venezia. Non un semplice gesto di malcontento e disapprovazione, ma una vera e propria – totale e irreversibile – cancellazione di un’opera come reazione all’impossibilità di sopravvivenza della cultura nelle attuali condizioni. «La recessione economica rende tutto più difficile e siamo demoralizzati», spiega Manfredi per il quale quest’azione nasce dalla «ormai irrimediabile incapacità di assicurare gli standard minimi di conservazione, fruizione, valorizzazione e promozione della nostra collezione permanente. Per mancanza di sostegno sociale, politico ed economico siamo costretti a mostrarne solo le riproduzioni in fotocopia – polemizza il direttore – Una reazione a fronte del totale abbandono in cui versano l’arte, la cultura e sempre più numerosi luoghi che volgono alla chiusura. Un gesto di solidarietà per una battaglia che riguarda tutti e non certo solo noi del Cam, che siamo meno colpiti dai tagli al settore visto che di fondi non abbiamo mai beneficiato. Insomma, l’unica soluzione sino a quando non sarà chiaro che il turismo e la cultura sono le uniche risorse essenziali del nostro Paese». Da sempre in trincea, sin dalla scelta della location nell’hinterland, appunto, in una delle zone dove più forte e radicata è la criminalità organizzata, già lo scorso anno, in questo stesso periodo, il museo di Casoria si trovò a dover ricorrere a manifestazioni eclatanti come la richiesta di asilo politico-culturale alla Germania. Una notizia che suscitò scalpore e fece il giro del mondo. E che oggi vede di nuovo Antonio Manfredi e il Cam in prima linea: «Le condizioni della cultura sembrano peggiorate, parlo della chiusura di spazi italiani e internazionali per l’arte, per il cinema e per il teatro e non mi spiego come una ricchezza che ha valore morale inestimabile, che eleva lo spirito e lo migliora, sia penalizzata in prima istanza. Tutto ciò provoca dolore e rabbia. Di qui, allora, l’idea di un sacrificio come presa di posizione personale». Insomma, è questa la nuova provocazione del Cam che, in questo modo, sia pure assicurando l’apertura al pubblico, ha deciso di sottrarre alla vista dei visitatori la sua collezione. E, in segno di ulteriore sfida, ha inviato al presidente della commissione Cultura del Parlamento Europeo Doris Pack, al ministro italiano per i Beni e le Attività Culturali Lorenzo Ornaghi, al presidente della Regione Campania Stefano Caldoro, e al sindaco di Casoria Vincenzo Carfora, le fotocopie che d’ora in poi sostituiranno le opere originali del museo. Magari succedesse così coi faccioni dei consiglieri comunali….
Paolo Perrotta
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