ACCOGLIENZA MIGRTANTI – San Sebastiano al Vesuvio risponde negativamente al questionario della Prefettura

San Sebastiano al Vesuvio – Anche nella cittadina sotto il Vulcano, in linea con altri comuni del vesuviano, dice no all’accoglienza dei migranti. Con nota prot. 5836 del 23.5.2017 il Sindaco Salvatore Sannino ha presentato le risposte del Comune al questionario della Prefettura di Napoli circa la disponibilità ad ospitare migranti richiedenti asilo. Nel questionario si evidenzia che l’Amministrazione Comunale non intende presentare progetti in tal senso, né intende sottoscrivere protocolli d’intesa per il reperimento di immobili da mettere a disposizione per l’apertura di centri di accoglienza. “Nel nostro Comune non ci sono strutture adatte ad ospitare i migranti ed essendo in zona rossa non è possibile convertire attività commerciali o di altro tipo ad uso residenziale – ha spiegato il vicesindaco Giuseppe Panico – Faremo comunque il possibile nel supportare attività realizzate in altri punti di accoglienza dell’area vesuviana.”

La risposta è stata accolta con clamore dalla cittadinanza che, all’indomani della giornata mondiale del rifugiato, si è divisa in pareri contrastanti.

Se da una parte c’è chi si è definito “sollevato che il Comune abbia evitato una situazione che sicuramente avrebbe creato non pochi problemi ad una comunità piccola come quella di San Sebastiano”, dall’altra c’è chi ha criticato una scelta che “sembra dettata dall’egoismo e dalla mancanza di sensibilità, dimentica del fatto che l’attuale popolo italiano è figlio di una generazione di migranti. Se gli Stati Uniti d’America avessero avuto negli anni ‘30 la nostra stessa “apertura mentale”, oggi la nostra stessa storia avrebbe avuto un epilogo diverso.”

“Personalmente sono disponibile ad accogliere anche in prima persona qualche rifugiato ma, come in altri comuni, anche a San Sebastiano è evidente che gran parte della popolazione non è ancora pronta – ha commentato, infatti, il sindaco Salvatore Sannino – L’arrivo di nuove persone richiede un percorso di educazione all’accoglienza da parte dei cittadini”.

 

Roberta De Cataldis

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