A trent’anni dalla morte, lo storico sindaco di San Sebastiano al Vesuvio Raffaele Capasso ricordato in città con una celelbrazione e sui social coi messaggi dei figli e degli amici
San Sebastiano al Vesuvio – Elegante, bello, affascinante, lungimirante. Burbero, passionale, appassionato, socialista. Raffaele Capasso è stato tra i sindaci migliori di tutto l’hinterland vesuviano e non solo. Apprezzato a Roma da Ministri e parlamentari, stimato in provinciadi Napol, l’attuale Città metropolitana e in Regione Campania. Per tantissimi anni ha amministrato San Sebastiano al Vesuvio portandola a standard di vita e di governance altissimi.
“Oggi ricorre il 30° anniversario della morte di mio padre Raffaele. Una brutta malattia interruppe improvvisamente la sua vita e la sua storia. Una storia iniziata nel 1954, quando un giovane esile e stempiato decise che il suo paese dovesse essere sottratto al destino di diventare frazione di un Comune limitrofo – scrive Pino Capasso, il figlio dello storico sindaco, anch’egli per più volte primo cittadino di San Sebastiano al Vesuvio sulla sua pagina Facebook – La guerra e la contemporanea eruzione vesuviana avevano compromesso ogni possibilità di ripresa del piccolo e malconcio borgo di San Sebastiano. Ma quel giovane , dalla testa dura, riuscì a convincere i suoi concittadini che valeva la pena tentare. Fu così che la volontà e l’orgoglio della gente del luogo trasformò la sventura, rappresentata da un ammasso di rocce incandescenti, in una occasione di sviluppo. Ben presto il paese rinacque e sulla lava sorsero strade, piazze e giardini. Ancora una volta risorgeva, com’era regolarmente accaduto nei secoli, il “Casale di San Sebastiano”.
Il nostro Comune deve molto a quel Sindaco, alla sua capacità di assicurare continuità e stabilità all’amministrazione locale. Con la sua semplicità riusciva a farti sentire parte di una Comunità che marcia sicura verso il progresso: una Comunità che vuole affrancarsi dal degrado della politica e dall’inerzia della pubblica amministrazione, una Comunità che si ribella con forza alla rassegnazione di quanti credono che sia impossibile invertire le tendenze negative, che tocca agli altri risolvere i nostri problemi. Ci ha insegnato che è possibile innalzare la qualità della vita migliorando i servizi, ma migliorando soprattutto noi stessi; a non abbandonarci alle tentazioni dell’individualismo, all’effimera ricerca del benessere personale a danno di quello collettivo.
Dopo di lui sono stato Sindaco per quattro mandati e in quel ruolo ho potuto comprendere le difficoltà di amministrare un Comune e riconoscere “la magia” con cui mio padre riusciva a superarle”. “Il Sindaco Capasso fu spesso definito “Tex in doppiopetto” perché oltre ad essere un politico avveduto fu anche un “urbanista ruspante” ma capace di guidare la squadra di tecnici per la ricostruzione del paese ridotto in macerie si legge sulla pagina Facebook creata dall’altro figlio Michele, architetto e mecenate di arte e cultura, presidente dellla Fondazione Mediterraneo – La chiave di volta per comprendere questo fenomeno va trovata nell’ amicizia fraterna che si instaurò con alcuni tecnici in particolare: dall’architetto Pagliuca ( di cui abbiamo già parlato) agli ingegneri Renato Luciano, Giuseppe Ariemma e Raffaele Sarpi (Lello per gli amici).
Con lui Raffaele Capasso instaurò un rapporto di stima e di confronto. Lello Sarpi era in grado di contestare i suoi voli pindarici e di farlo ritornare con i piedi per terra. Questa mattina al Cimitero consortile di Massa di Somma dove risiedeono le spoglie dell’indimenticato sindaco una celebrazione per ricordarne i trent’anni della scomparsa. Una scomparsa solo fisica perché su tutti in città resta viva l’immagine, il ricordo, l’idea di un sindaco e uomo d’altri tempi capace di rivoluzionare una città e anche i suoi abitanti.
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