A Portici parte “Ritratti. Storie di musica, uomini e talenti” la rassegna ideata a e diretta da Ileana Bonadies
Al via da domenica 10 novembre, alle ore 18, a Portici, la rassegna “Ritratti. Storie di musica, uomini e talenti”, ideata e diretta da Ileana Bonadies e a cura delle associazioni BLab e Il Teatro cerca casa.
Composta da quattro appuntamenti accomunati dall’essere dedicati a personaggi che hanno lasciato un segno nella storia della musica, sia a livello nazionale che internazionale, è animata da artisti del panorama artistico italiano, e ospitata presso il Teatro Don Peppe Diana (viale Tiziano 15 – Portici)
Il ciclo di eventi – che dopo la data di novembre continuerà ancora a gennaio, febbraio e marzo – nasce con l’intento di offrire una nuova proposta di qualità di fruizione di spettacoli dal vivo nella città vesuviana, da sempre culla di storia e arte, e si avvale della collaborazione di realtà che, pur abbracciando ambiti di interesse differenti, condividono l’obiettivo di sposare la Cultura e, legandola al Territorio, di trasformarla in una esperienza collettiva di crescita e partecipazione: Sud Ristorante dello chef stellato Marianna Vitale – Mondadori Point_Portici – Caffè Miglio_Torrefazione artigianale – Vitullo Ceramiche artistiche – Oleificio Punzo – la Tramontina_Caseificio dal 1952 – Lo scrigno di LuÀ – Italpesca. Media partner: Radio Amore Ad inaugurare la programmazione, il testo di Stefano Valanzuolo, “La nota stonata. Vita breve e coerente di Luigi Tenco”, con Massimo Masiello e Mariano Bellopede, piano. In calendario, negli appuntamenti successivi, tributi a Lucio Dalla (“Tu parlavi una lingua meravigliosa” pastiche drammaturgico di Carmine Borrino, con Francesca Colapietro e Mariano Bellopede, piano), Giorgio Gaber (“Anch’io mi chiamo G.” con Maurizio Murano e al piano Mariella Pandolfi) e George Gershwin (“Maestro sarà lei!”, testo di Stefano Valanzuolo, con Enzo Salomone e Fiorenzo Pascalucci, pianoforte).
SINOSSI
Cinquant’anni non sono bastati a dissolvere l’alone di doloroso mistero intorno alla fine di Luigi Tenco. Eppure, per tutti quelli che l’hanno conosciuto e applaudito negli anni Sessanta così come per i tantissimi che l’hanno scoperto (o riscoperto) solo dopo, nulla può meritare più rispetto ed attenzione della sua vita, breve ma assai intensa, e della sua musica.
Attraverso brani celebri e significativi, lo spettacolo racconta al pubblico l’esperienza di un artista fuori dagli schemi, spesso sorprendentemente in anticipo sui tempi e regolarmente fuori dal coro, orgogliosamente refrattario alle mode, inattuale per scelta. Ognuna delle nove scene rappresentate prende in considerazione un aspetto della personalità coerente del cantautore, trovando puntualmente corrispondenza nelle sue canzoni.
Il racconto cameristico, che l’autore ha tratto da un testo già messo in scena nel 2017 per il Napoli Teatro Festival Italia (“Forse non sarà domani”, con Rocco Papaleo), si basa su frammenti di interviste e su dichiarazioni di Tenco, raccolte nel turbinoso contesto degli anni Sessanta.
Massimo Masiello dona voce e volto a Luigi Tenco, mentre Mariano Bellopede ne celebra l’eleganza musicale attraverso la rilettura al pianoforte di alcuni brani affascinanti. I brevi interventi di una terza voce narrante (Stefano Valanzuolo) contribuiscono a tenere la storia in equilibrio tra la dimensione oggettiva di cronaca e quella, tutta personale, di dramma artistico e morale.
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