A Pollena Trocchia, la Prefettura sfratta le nove famiglie che occupano il bene confiscato al clan: il Comune farà un bando per assegnare gli immobili
Pollena Trocchia – Sono nove le famiglie che dovranno lasciare l’immobile di via Caruso nella cittadina Vesuviana, confiscato a un clan e acquisito prima dall’Agenzia per i beni confiscati alle mafie e alla camorra e poi a patrimonio comunale. Nello stabile, i cui abitanti si sono visti recapitare lo sfratto esecutivo, ci sono anche anziani, disabili e bambini piccoli. “Pagavo un pigione di 530 euro mensili all’allora signora figlia del proprietario dell’immobile che in seguito mi avrebbe fatto il contratto di affitto, nel frattempo passati quattro anni esattamente nel dicembre 2013 una mattina si presentano nel nostro palazzo composto da due scale scala A e B per un numero di nove appartamenti forze dell’ordine in borghese e non polizia municipale di Pollena Trocchia con il commissario dei beni confiscati di Napoli che ci informarono riguardo gli immobili e la loro confisca ai vecchi proprietari e che noi pagando il fitto contribuivamo alla camorra stessa, per cui ci intimarono di non pagare più il fitto”. Il racconto di uno dei residenti che come gli altri teme di finire in strada. “A quel punto ricevemmo dei comodati d’uso – continua il racconto – e che di lì a breve l’agenzia ci avrebbe fatto regolarmente contratto di locazione, per la verità mai né presentatoci né sottoscritto. Poco prima di Natale ci è arrivato un avviso di sfratto”. Sulla vicenda interviene il sindaco di Pollena Trocchia Carlo Esposito (nella foto). “Nel 2018 ci arriva una richiesta dalla Prefettura di Napoli rispetto agli immobili confiscati, che ci invita a prenderli in carico e ad acquisirli a patrimonio comunale dall’agenzia per i beni confiscati alla mafia. All’epoca ci fu detto dalla Prefettura che gli immobili sarebbero stati consegnati liberi al Comune” dice il sindaco. “Nel 2022 l’Agenzia per i beni confiscati trasferisce al Comune di Pollena Trocchia le nove unità abitative, ancora occupate dagli inquilini. Per venire incontro alle famiglie, ovviamente in difficoltà proponemmo alla Prefettura, siccome gli utili provenienti dai beni confiscati devono essere investiti in attività sociale, di non presentare lo sfratto agli occupanti che avrebbero di fatto trasferito gli oneri di locazione al Comune. La Prefettura ci disse chiaramente che la soluzione trovata, per quanto umana e contro un eventuale disagio sociale che ne sarebbe derivato, non rispecchiava l’iter procedurale da attuare. In sostanza oggi l’AGenzia peri beni confiscati dovrebbe liberare gli immobili e il Comune fare un bando pubblico a cui sicuramente anche le famiglie che attualmente vi risiedono, per l’assegnazione delle nove unità abitative. Ovviamente come amministrazione comunale faremo di tutto per diminuire il disagio di quelle famiglie che di fatto secondo l’iter della Prefettura e dell’Agenzia per i beni confiscati devono liberare quegli alloggi”.
I commenti sono chiusi, ma trackbacks e i pingback sono aperti.