Breve storia del Granatello: da molo borbonico a simbolo della movida vesuviana

(Foto di Andrea Sarno: per ulteriori informazioni clicca sulla sua pagina Facebook : AS Studio)

IL GRANATELLO. Molti storici fanno risalire il nome Portici da “Portus”, l’antico porto di Ercolano posto sul litorale porticese. La città di Portici sarebbe nata così: in funzione di porto della più famosa cittadina degli Scavi. Già la toponomastica e le origini del comune ci attestano, dunque, l’importanza della vita portuale nel piccolo comune della Reggia.

Il porto di Portici è situato nell’area “Granatello”, da cui ne prende il nome; così denominata per la presenza, un tempo, di alberi di melo-granati (scomparsi agli inizi del 700, causa eruzione del Vesuvio). La “zona Granatello” si estende sulla fascia costiera compresa tra Villa Menna (più nota come Lido Dorato) ed il Porto. L’area, nel corso degli anni, è stata continuamente sottoposta a modifiche, dovute alle varie eruzioni del Vesuvio. (Attualmente viene considerata, erroneamente, nell’area del Granatello anche la zona denominata “Mortelle”: così chiamata per la presenza , un tempo, di un bosco di mirtilli… anch’esso scomparso)

Dell’eruzione del 1631 due “fiumi lavici” giunsero al mare; entrambi modificarono l’aspetto morfologico del lungomare porticese: uno dei due corsi, il cosiddetto “fiume di fango“, fino a cinquant’anni fa era ancora visibile alle spalle del Bagno della Regina. L’altro dei due fiumi di lava, scorrendo verso il Bagno Arturo e proseguendo verso il mare per diverse centinaia di metri, diede origine alla Punta del Fico e alla cosiddetta “chiana sott’acqua”.

IL MOLO BORBONICO. Nel XVIII secolo l’economia cittadina si sviluppava soprattutto intorno alla pesca. Tutto cambiò con l’avvento dei Borboni. Nel 1773 l’architetto Giovanni Buompiede diresse i lavori per la sistemazione del porto artificiale, costruito inizialmente per il “ricovero” delle galeotte reali. La costruzione del porto finì col giovare all’intera Portici, divenuta così una vera e propria città marittima. Il piccolo comune fu investito da una forte crescita socio-culturale. I 30.000 ducati  stanziati per il porto, resero Il Granatello crocevia di importanti rotte commerciali: con “gozzoni” (grosse barche a vela) in entrata e in uscita carichi di agrumi, olio, grano, cereali, carbone, calce, legno, pietra lavica ecc ecc…

LA SECONDA GUERRA MONDIALE. Il periodo di maggior splendore, il Porto del Granatello lo ha avuto, però, durante la Seconda Guerra mondiale e negli anni successivi ad essa: divenendo porto satellite di quello di Napoli.

OGGI. Attualmente il porticciolo porticese rappresenta il simbolo della “movida vesuviana“: a seguito dei lavori di riqualificazione, avviati all’incirca una decina d’anni fa sotto l’Amministrazione Cuomo, il Granatello, da luogo di degrado, abbandonato per anni all’incuria, è divenuto, grazie soprattutto alla presenza di american bar e discoteche, il luogo di attrazione più frequentato a Sud del Vesuvio. Sono migliaia i giovani (e non), soprattutto d’Estate, che, quotidianamente, scelgono Portici e il suo molo come meta per trascorrere le loro serate.

LA MOVIDA: SVILUPPO O PROBLEMATICA? L’intera economia dell’area, dunque, oggi si basa quasi esclusivamente sulla movida. “Movida” da qualche anno finita nel vortice del ciclone mediatico a cusa delle lamentele dei residenti del luogo e di chi vorrebbe un Granatello che guardi maggiormente al mare, alla cultura, alla cultura del mare, che alla sua “movimentata vita notturna”.

Traffico veicolare in tilt, strade sporche (lo scorso 10 Maggio un gruppo di giovani volontari ha ripulito il fossato a ridosso della scogliera e delle piattaforme dai rifiuti della movida, soprattutto bottiglie di vetro e bicchieri di plastica; ma a distanza di circa 5 mesi il fossato è tornato a sembrare una discarica abusiva), musiche ad alto volume suonate fino a tarda notte, risse, resse e, dunque, mancanza di sicurezza: gli abitanti dell’area, riunitisi spontaneamente in un comitato, hanno più volte denunciato l‘illegalità del luogo (leggi qui: Inchiesta Granatello).

PIATTAFORME “SOTTO TORCHIO”. Illegalità a cui non si sono sottratte neppure le discoteche della zona: diffidate ufficialmente dal Sindaco Nicola Marrone, durante l’inizio della stagione estiva, per aver organizzato serate e eventi senza la licenza di agibilità di pubblico spettacolo.

E per di più, appena due settimane fa, a stagione estiva conclusa, i Carabinieri del nucleo di Torre del Greco hanno eseguito il sequestro preventivo del lido balnerare Mirto Club. I reati ipotizzati dalla Procura di Napoli, che ha ottenuto il provvedimento dal gip, sono quelli di costruzione abusiva, violazione del vincolo paeaggistico e occupazione abusiva di demanio marino. Secondo l’accusa i titolari dello stabilimento avrebbero realizzato diverse opere edilizie in difformità del permesso di costruire o in assenza dello stesso; e utilizzato il solarium come pista per la discoteca, superando anche i limiti di capienza stabiliti dalla licenza.

C’ERA UNA VOLTA LA PESCA. Alle proteste dei residenti si aggiungono, da anni, anche quelle dei pescatori, secondo cui i lavori di riqualificazione avrebbero letteralmente distrutto il commercio locale della pesca. Il porto, secondo le loro accuse, non reggerebbe il mare: l’avanzamento della scogliera del waterfront, previsto dai lavori avviati diversi anni fa, infatti, ha prodotto flussi di onde anomale all’interno delle acque del porto, che fanno urtare le imbarcazioni (e dunque anche i pescherecci) alla banchina. La problematica, presentata più volte alla Regione Campania, titolare del demanio del Granatello, non è mai stata seriamente affrontata nel corso di questi anni.

IL COMMERCIO. I lavori di riqualificazione che hanno investito l’area hanno previsto anche un piano per il commercio. Nell’area ex Montedison sorgerà una piazzetta attrezzata antistante il circolo nautico. Su circa 2.800 metri quadrati di superfice sarà realizzata una piazzetta che ospiterà negozi e ritrovi per il tempo libero. Il progetto, finanziato dalla Regione e co-finanziato dall’Unione Europea, e iniziato nel 2011, sarebbe dovuto finire nell’Aprile 2013; ma il cantiere, dopo esser stato a lungo bloccato “per problemi tecnici e di varia natura”, è ancora in corso d’attuazione.

I PRIMATI DI PORTICI CHE CROLLANO. La zona del Granatello possiede numerosi primati storici. Nell’area del porticciolo porticese è presente, infatti, il famosissimo Bagno della Regina: emiciclo a due piani con cabine disposte su una balconata a ferro di cavallo, che costituisce il primo esempio di architettura balneare in Europa. Oggi la bellissima costruzione, parte integrante di Palazzo d’Elboeuf, la prima villa del Miglio d’Oro, è un rudere a cielo aperto pericolante. Così come il resto della villa, alla cui costruzione sono dovuti i primi ritrovamenti dei resti dell’antica Ercolano. I primi reperti archeologici furono ritrovati, fortuitamente, proprio mentre si scavavano dei pozzi ercolanesi per recuperare marmi, destinati ad intonacare le pareti regali della casa del Conte d’Elboeuf.

Lo scorso 5 Febbraio, proprio il muro perimetrale esterno della “sirena del Miglio d’Oro”, si è riversato sui binari della prima ferrovia di Italia: la Napoli -Portici, inaugurata nel lontano 1839. Da quel giorno la prima linea ferroviaria italiana è ancora interrotta a causa di un contenzioso tra i proprietari della storica villa e RFI (Rete Ferroviaria Italiana). Attualmente sono in corso i lavori per la costruzione di una galleria che dovrebbe ripristinare il normale passaggio dei treni.

IL RECUPERO DEL MARE. Alla ritrovata balneabilità delle acque porticesi, nonostante la vicinanza agli scarichi abusivi del comune di Ercolano e della Periferia a Est di Napoli (fino allo scorso anno, tra l’altro uno scarico abusivo persisteva nelle acque del molo porticese. Proprio per la presenza di quello scarico non a norma, la Capitaneria di Porto di Portici ha multato la Gori spa di all’incirca 20 mila euro), non è corrisposto, però, una vero e proprio sviluppo della “cultura del mare”.

Basti pensare alla questione dell’ex Macello: la struttura, assegnata, non senza polemiche (leggi qui), ad una società che gestisce un albergo ad ore a Giugliano (la Hotel Vogue sas), avrebbe dovuto ospitare all’interno un Museo del Mare. Tuttavia, dall’affidamento dello stabile, avvenuto all’incirca 7 mesi fa, tutto è fermo. Il contratto che prevede la gestione alla società di Giugliano per 1000 euro al mese, con la possibilità di installare un punto bar e un servizio ristorante, non è stato ancora firmato nè dal Comune, nè dai proprietari della ditta.

Ristrutturata con i fondi FAS nel 2011, la struttura immobiliare dell’ex macello sarebbe dovuta divenire, già in passato, un importante Museo del Mare gestito dall’Arpac. Con l’agenzia regionale preposta alla tutela ambientale il Comune aveva, infatti, pattuito un accordo di 15 anni per la gestione dell’edificio e del parco annesso. Appena 5 mesi dopo l’Arpac ha abbandonato la stuttura, negli ultimi anni oggetto persino di atti vandalici.

Fonte Articolo: “La Bella Portici” di Antonio Formicola

Dario Striano

 

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