Al processo per l’omicidio di Santo, tante mamme, gli amici e Simona la fidanzata della promessa del calcio. Accolto il rito abbreviato, discussione rinviata il 29 aprile
“Non lo perdono e non credo al suo pentimento”. Le parole di Filomena De Mare, dopo il rinvio della sentenza per l’omicidio di suo figlio Santo Romano al prossimo 29 aprile, hanno descritto tutta la sua rabbia ma anche la speranza di «ottenere giustizia». Ieri mattina, per la prima udienza del procedimento giudiziario, una folla di amici, conoscenti e tanti giovani si sono riuniti all’esterno del Tribunale dei minori, ai Colli Aminei. Il sit-in colorato dalle t-shirt con il volto di Santo e da una moltitudine di striscioni e cartelloni, ha accolto i familiari del 19enne ucciso la notte tra l’1 e il 2 novembre scorso da un colpo di arma da fuoco al petto mentre si trovava a San Sebastiano al Vesuvio con un gruppo di amici. A gridare «giustizia per Santo» c’erano tante mamme, tutte unite dallo stesso dolore per aver perso i figli. In prima linea davanti l’ingresso del tribunale per i Minorenni di Napoli anche il deputato Francesco Emilio Borrelli, dal primo momento al fianco dei familiari di Santo Romano: “Qui c’è un mondo che si sta muovendo. Finalmente si manifesta anche per le vittime.
Chiediamo certezza della pena, ma bisogna tenere conto che se non aumentano i magistrati e i poliziotti sarà complicato immaginare che si possano applicare più norme. Voglio ricordare che soltanto nell’ultime mese è prevista la chiusura di due stazioni dei carabinieri, a Volla e a San Gennaro Vesuviano». Il deputato ha quindi lanciato un appello: «Con la prevista riduzione del 10 per cento di uomini delle forze dell’ordine serve uno sforzo per assicurare la giustizia ai parenti delle vittime. È evidente che i delinquenti siano oggi considerati come dei modelli vincenti. Basti pensare a come le persone scarcerate vengono omaggiate dai loro quartieri. Ci sono troppi modelli sbagliati, compresi quelli che arrivano da alcune fiction, e il risultato è che nelle scuole gli unici eroi conosciuti sono Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. In compenso tutti gli studenti conoscono Raffaele Cutolo, ma non don Peppino Diana e Giancarlo Siani. Purtroppo la maggioranza delle persone, anche quelle perbene, ha accettato di convivere con uno stato omertoso. Se in passato, al primo assassinio di un giovane innocente, ci fossimo ribellati subito oggi non staremmo così. Quella sera quel ragazzo è uscito di casa armato con l’obiettivo di uccidere. Che sia stato ucciso solo Santo è stato un puro caso”.
Il 19enne era stato ammazzato nella notte a cavallo tra l’1 e il 2 novembre scorsi a San Sebastiano al Vesuvio, quando l’imputato, al culmine di una lite avvenuta in piazza Raffaele Capasso, ha estratto una pistola e ha iniziato a sparare nel mucchio. Santo perse la vita sul colpo, mentre un altro ragazzo, sempre di 19 anni, anche lui incensurato, venne ferito in maniera non grave al gomito. L’udienza è cominciata in tarda mattinata e fino alla conclusione, nel primo pomeriggio, Filomena ha raccontato di non aver mai incrociato gli occhi del presunto assassino «che ha tenuto la testa bassa e non ha avuto il coraggio di guardarmi» ha detto la madre di Santo. In aula, il giudice Umberto Lucarelli ha accettato la richiesta di giudizio abbreviato e non ha disposto la perizia psichiatrica proposta dall’avvocato Luca Raviele, difensore del 17enne originario di Barra, imputato per l’omicidio del 19enne incensurato e promessa del calcio con la maglia dell’Asd Micr. L’avvocato della famiglia Romano, Marco de Scisciolo, ha sottolineato l’ottima impostazione del giudice che «ha posto diverse domande per saggiare la capacità di comprensione e di ricostruzione dell’accaduto da parte dell’imputato» aggiungendo che «in questa fase non era prevista la nostra interlocuzione e verrà depositata una memoria scritta». La sentenza è stata rinviata al 29 aprile, giorno in cui potrebbe concludersi la vicenda giudiziaria che, però, lascia lo spiraglio alla possibilità di valutare in seguito la richiesta di perizia psichiatrica, ieri rigettata ma che esiste tra gli incartamenti di una precedente vicenda che risale a due anni fa quando la madre del 17enne lo denunciò per un’aggressione tra le mura domestiche armato di coltello. Quando il 17enne reo confesso, ieri mattina, ha risposto al giudice «ho sbagliato, devo pagare», Filomena non gli ha creduto neanche per un istante. Le sue speranze sono quelle di una madre che si fa forza con un solo obiettivo: «Avere il riscatto della verità e della giustizia». «Ora aspetto solo che il giudice gli infligga la pena che merita, la chiedo per Santo ma spero che questo avvenga per tutte le mamme e le famiglie che attendono risposte dalla giustizia» ha detto Mena ricordando che «le mamme hanno paura per i propri figli, vivono terrorizzate e questa violenza deve finire».
Al fianco della madre di Santo, con la stessa t-shirt che ritraeva il 19enne, c’erano la zia Arca e Simona Capone, 18enne fidanzata del calciatore che stringeva a sé una scarpa del giovane «simbolo della sua presenza e della lotta dell’intera comunità per chiedere giustizia»
Al sit-in a cui erano presenti Giuseppe Panico, sindaco di San Sebastiano al Vesuvio (il Comune dov’è avvenuto l’omicidio pare non abbia scelto di costituirsi parte civile al processo) e l’europarlamentare Francesco Emilio Borrelli, Concetta Napoletano, madre di Francesco Pio Maimone, vittima innocente della criminalità, che ha invocato «pene severe» e rinnovato l’appello a «disarmare Napoli», la mamma di Paky Esposito, 16enne travolto a Casoria, la mamma di Corrado Finale, investito e ucciso dopo una lite e tante altre che si uniscono al grido di Filomena come Natascia Lipari madre di Simone Frascogna ucciso con 9 coltellate.
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