Maria Vittoria Prati e Fulvio Fallace, morti durante il test di un’auto ibrida: chiesto il giudizio per 6 indagati
Sarebbe partito dall’esplosione di una batteria al litio sovraccarica, l’incendio dell’auto sperimentale che la ricercatrice del Cnr Maria Vittoria Prati e il giovane tirocinante Fulvio Fallace stavano testando sulla tangenziale di Napoli, nel pomeriggio del 23 giugno 2023. Un incidente gravissimo che portò entrambi alla morte. Al termine delle indagini, che si sono avvalse del parere di diversi consulenti, la Procura di Napoli ha chiesto il giudizio per sei persone ritenute coinvolte nella tragedia. La prof e il tirocinante vennero investiti dalle fiamme sprigionatesi nell’abitacolo dell’autovettura sperimentale a propulsione ibrido-solare incendiatasi alle 14 di quel giorno. Secondo quanto emerso dalle indagini coordinate dal sostituto procuratore di Napoli Manuela Persico – che contesta a vario titolo i reati di omicidio e incendio colposo in concorso – a determinare l’incendio mortale fu l’esplosione di una delle batteria a litio usata per alimentare la trazione del veicolo sperimentale, con la complicità del malfunzionamento del suo unico sistema di sicurezza. Una deflagrazione che innescò quella del sistema installato per misurare le emissioni emesse dai motori a combustione interna.
Gli inquirenti, tra l’altro, puntano il dito contro la scelta di collocare la batteria proprio dietro i sedili anteriori e non, come invece prescritto, lontano dall’abitacolo e in una zona isolata e protetta. Inoltre la batteria era nelle immediate vicinanze delle bombole destinate al sistema di test delle emissioni della vettura nell’atmosfera.
Il prossimo 28 maggio gli indagati sono attesi per l’udienza preliminare che li vedrà in veste di imputati: si tratta due amministratori che si sono avvicendati alla guida di una delle società sostenitrici del progetto (chiamato “Life-Save” e finalizzato a esplorare la possibilità di elettrificare auto a combustione interna attraverso batterie alimentate da energie rinnovabili); un assegnista di ricerca dell’Ateneo salernitano, stretto collaboratore di uno dei due amministratori e tre dipendenti della società proprietaria del veicolo sperimentale e capofila del progetto: un coordinatore, una collaboratrice diretta di quest’ultimo e un responsabile della parte tecnica. Per l’udienza preliminare davanti al giudice Ambra Cerabona sono convocati tutti gli indagati. La famiglia della professoressa Prati è difesa dall’ avvocato Ivan Filippelli, quella di Fulvio Fallace dall’avvocato Fabio Russo. A queste parti offese si aggiunge l’Università di Salerno, rappresentata dall’avvocato Gaspare D’Alia.
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