“Fare e ambiente” in “Educare alla prevenzione”: un ciclo di seminari sull’educazione ambientale

guardie zoofile

SANGIORGIO A CREMANO –  Si è concluso il ciclo di seminari di educazione ambientale organizzato da “Fare Ambiente”, in collaborazione con le Guardie Ecozoofile, “l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno”, e l’associazione “Obiettivo Campania Sapori e Tradizioni”. Dopo i primi due seminari, dedicati rispettivamente a “tecniche e metodi per insegnare e comunicare”, e alla “sicurezza alimentare”; nell’ultimo “appuntamento”, andato in scena nella splendida Villa Bruno di San Giorgio a Cremano, l’attenzione è stata spostata sulla “prevenzione ambientale”. Una tematica, insomma, di notevole attualità, dato il clamore mediatico sviluppatosi negli ultimi tempi intorno alle vicende ambientali della Campania. Alla Dottoressa Giorgia Leone, è toccato il compito di aprire il convegno con  una relazione sugli adempimenti ambientali nelle realtà produttive. Dopo aver passato in rassegna i vari tipi di inquinamento ambientale, e gli adempimenti che enti e imprese devono ottemperare per non incorrere in sanzioni, la Dottoressa Agronoma ha sottolineato come in Italia e in Campania manchi un vero e proprio controllo dell’intero arco della catena dei rifiuti: “E’ importante conoscere il ciclo di raccolta di rifiuti- ha ribadito la dottoressa agronoma- ma molti cittadini neppure conoscono la differenza tra discarica e termovalorizzatore. Ciò è anche colpa delle istituzioni, che non riferiscono ai cittadini gli ‘step’ successivi alla raccolta. C’è bisogno da parte di tutti di più consapevolezza e responsabilità: uniche armi in grado di prevenire il disastro ambientale”. Con l’intervento dell’agronomo Pierpaolo Moretti, educatore ambientale, il focus è stato, invece, incentrato sulle aree protette, spiegando la legislazione disciplinante le riserve naturali italiane. In risposta alle nostre domande, la conferenza si è conclusa con le riflessione sull’attuale stato di “degrado” del Parco Nazionale del Vesuvio: “L’istituzione di un Parco Nazionale rappresenta un atto di amore per la natura, volto a garantire la sostenibilità e la tutela dell’intera ecosfera. Il Parco Nazionale del Vesuvio fu una grande scommessa, persa non soltanto per responsabilità dell’Ente: basti pensare che il parco vesuviano si estende in un’area critica, caratterizzata da un forte abusivismo edilizio, e al cui interno vi erano ben tre discariche di rifiuti (San Sebastiano, Terzigno e Somma Vesuviana: quest’ultima abusiva). C’è da dire però che alcune colpe sono da imputare proprio all’ente Parco. Alcuni esempi: il regolamento è stato varato molti anni dopo l’istituzione dell’area protetta. Non c’è mai stato un vero e proprio tentativo di sensibilizzazione alle bellezze naturalistiche dell’area. Una prova? Il simbolo del Parco Nazionale del Vesuvio è il “Pino”, pianta non originaria della zona, che ha sostituito in determinate aree (vedi Terzigno) il nostro favoloso, ma estirpato, “Leccio”. “Inoltre, all’interno dello staff del Parco,- ha concluso Paco Castaldi, Dottore Agronomo e giornalista- vi sono geologi e sociologi, ma non vi è alcun dottore agronomo, o dottore forestale, nonostante la presenza sul territorio della più rinomata università al mondo di Agraria. Grave carenza da sempre sottolineata al Ministero dell’Ambiente”. Piena soddisfazione per come si è svolto il ciclo di seminari mostrata da Saverio Mascolo, Comandante intercomunale delle Guardie Ecozoofile di “Fare Ambiente”, da tempo vigili sul territorio vesuviano nell’assicurare la piena osservanza di norme in materia di ambiente e protezione degli animali.

Dario Striano

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