VERSO IL VOTO DEL 4 MARZO – Don Peppino Gamberdella e il suo vice parroco tifano 5Stelle, il centro destra cittadino scriver alla Curia
Pomigliano d’Arco – Che la città dell’Alfa e di Vittorio Imbriani sia l’ombelico del mondo delle prossime elezioni lo si era capito dall’arrivo di tutti i big (ammesso Vittorio Sgarbi lo sia) della politica a presentare le candidature per le prossime elezioni del 4 marzo. L’ultima “uscita pubblica” di don Peppino Gambardella e don Mimmo Iervolino alla convention 5Stelle col leader e candidato a premier Luigi Di Maio hanno però riacceso i toni della campagna elettorale, perché i video sul wc di Sgarbi non certo l’anno innalzata, nonostante l’esordio al Teatro Gloria aveva fatto sperare il contrario. La foto con Don Peppino Gambardella e Don Mimmo Iervolino sorridenti nel Palazzetto dello Sport di Pomigliano d’Arco che reggono il cartello «Di Maio presidente» h afatto il giro delle mura cittadine a firma del centro destra locale che accusa i prelati, non novizi a prese di posizione anche politiche, di far politica. Oggi il prete da tutti definito “operaio” è diventato il “prete grillino” e il centro destra cittadino non ci sta. “Questa non è la nostra chiesa” tuona il manifesto coi simboli di Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Noi con l’Italia. Pasquale Sanseverino esponente del centro destra locale ha gridato allo scandalo. La notizia è apparsa ieri sul Corriere del Mezzogiorno in un bel pezzo di Simona Brandolini. “Eccellenza, stranamente nella recente competizione elettorale è entrata attivamente la Chiesa madre di San Felice di Pomigliano d’Arco con il suo parroco don Peppino Gambardella e il suo vice don Mimmo Iervolino. . la lettera che il centro destra locale ha inviato al Vescovo di Nola – Questa diretta partecipazione dei due preti, come si evince dalla loro presenza alla manifestazione del Movimento 5 stelle territoriale di Pomigliano, ha turbato profondamente l’anima cristiana di questa città. Ecco perché – scrivono, quasi scusandosi dell’attacco, i dirigenti locali di Forza Italia, Fdi, centristi e Lega – siamo stati costretti, come forze politiche del centrodestra, a dichiarare sul manifesto che questa non è la nostra Chiesa».
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