MICHELE GRANATA – Il paese scopre la storia di un’ amore tra un architetto e una lamina di rame

due opere di Granata

Sant’Anastasia – Ha riscosso successo di critica e pubblico, intervenuto numeroso ed entusiasta, la personale d’esordio dell’arch. Michele Granata, “R’ Amare- Storia di un amore tra un architetto ed una lamina di rame”, tenutasi recentemente nella Biblioteca Comunale “Giancarlo Siani”. A molti visitatori la mostra ha richiamato alla mente l’antico mestiere caratteristico del paese, l’arte del lavorare il rame per farne utensili e contenitori, quasi scomparsa e trasformatasi nel tempo fino a diventare anche arte per quadri a sbalzo. Alla mostra l’autore ha affiancato momenti di teatro, con la toccante e intensa recitazione del brano  “I Ramai di Via Garibaldi” da parte di Mario Paparo, attore della scuola  di Teatro Padre Gregorio Rocco diretta da Carmine Giordano, e di musica con un recital di canzoni classiche  napoletane del cantante Nino Alligrande. Numerosi gli attestati di stima, rilasciati nella due giorni anastasiana, per l’originalità dei temi trattati nelle sue opere e per la tecnica utilizzata: disegni originali vengono trasferiti direttamente sulla lamina di rame e plasmati  battendoli e dandogli spessore con i tipici  martelli  di “ramaio”; alla fine  il tutto viene  “colorato” con un sapiente uso del fuoco nei punti e nei tratti da evidenziare, che danno tipicità ed unicità all’opera conclusa. L’impressione che ne deriva è che il rame, unico materiale utilizzato per i soggetti dei quadri, sia stato davvero dipinto con colori vivaci e luminosi. “La mostra ha interessato e  stupito i tanti intervenuti alla due giorni anastasiana per l’originalità dei temi trattati – dice Michele Granata –  e, mentre ringrazio il sindaco Carmine Esposito per la sensibilità dimostrata, invito tutti alla  replica della mostra presso la Galleria Feltrinelli a Pomigliano d’Arco – alle ore 18,00 del 01 novembre prossimo – cui ha assicurato la presenza il vice presidente della Camera dei Deputati l’ On. Luigi Di Maio”. “Una tecnica originale la sua, affinata nel tempo, che  ha permesso a quest’artista di rivitalizzare e riproporre il rame in un genere artistico dalle molteplici possibilità espressive. Quello messo in scena – dice Daniele Abete – è un microcosmo abitato da figure zoomorfe, santi, arcangeli, re, regine  e  simboli tipici della cultura partenopea, riproposti in una chiave particolare, ripensati e rielaborati sotto la spinta di una fervida immaginazione, che carica gli oggetti di  ricordi e di valori simbolici. Le sue opere spaziano dagli Arcangeli al Monte Somma, uno dei luoghi più noti del paesaggio  partenopeo e poi ci immergono in un mondo personale e disincantato, che l’artista ci consente di attraversare, quasi in groppa ai suoi fieri cavalli, in un viaggio immaginario, anche tra campi di grano o di girasoli o fra i cipressi”.

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