Finalmente la luce per chi da anni è stato avvolto dalle ombre e dal buio dei clan di Camorra. La Giunta Cuomo, su proposta dell’assessore al patrimonio Giovanni Iacone, ha deliberato un tentativo di conciliazione bonaria con la Ciro a Mare srl che dovrebbe permettere la riapertura del Ristorante “chiuso per Camorra” nel lontano 2009 a seguito di un incendio, di natura dolosa, che ha completamente distrutto la storica attività commerciale sita all’interno del molo borbonico del Granatello.
Un atto complesso, annunciato anche in anteprima dal sindaco Cuomo sul nostro quotidiano online (leggi), e atteso, dopo la denuncia alle telecamere dei tg nazionali e regionali da parte dei titolari dello storico ristorante, supportati dal prete “anticamorra” Don Giorgio Pisano, durante la campagna elettorale (leggi), che dovrà essere “completato” dalla votazione in consiglio comunale. Un ultimo e atteso “libro” di un’ “Odissea” che vede protagonista da 8 anni la famiglia Rossi nel tentativo di riaprire la sua attività, rasa al suolo dalla criminalità organizzata nel febbraio 2009 e da allora mai più riaperta nonostante le promesse della Politica.
“RIAPERTO CONTRO LA CAMORRA E CONTRO I BUGIARDI“. Un atto di forte indirizzo politico “per la tutela dell’immagine della città“, per “la riqualificazione di un’area degradata e dalle alte potenzailità turistiche“, per “il risanamento delle casse comunali in predissesto“, a cui hanno lavorato tutti i dirigenti del comune di Portici e su cui è intervenuto, al vetriolo, il primo cittadino Enzo Cuomo: ” Alla fine la verità si affida ai fatti ed agli atti mentre le bugie restano a chi le racconta, a chi pur di pavoneggiarsi davanti ad una telecamera si lascia andare a volgari calunnie. Avevamo detto chiudendo la campagna elettorale che vogliamo apporre un cartello che sostituisca quello in foto e scriverci sopra: “riaperto contro la Camorra e contro i bugiardi“. Lunedì abbiamo iniziato a preparare questo cartello…. il Consiglio Comunale e la Ciro a Mare Srl completeranno l’opera.”
IL SERVIZIO DEL TG3 DURANTE LA CAMPAGNA ELETTORALE. Le dure parole dell’ex Senatore e attuale sindaco del Pd Enzo Cuomo rievocano un vecchio servizio andato in onda sul Tg3 Regionale. Durante la videointervista ai titolari del ristorante, Padre Giorgio Antonio Pisano, da anni attivo sul territorio, con uno sportello antiracket, nella lotta al crimine organizzato, in particolare ai fenomeni di estorsione ed usura, ha denunciato la presenza di “pressioni nei confronti della macchina dirigenziale per non far riaprire l’attività da ricondurre ad un politico candidato alle amministrative dello scorso 11 Giugno 2017″.
QUELLO CHE STA SUCCEDENDO È GRAVISSIMO!LO STRANO CASO DI "CIRO A MARE"ATTENZIONE SERVIZIO INTEGRALE!Lo strano caso di "Ciro a Mare", lo strano caso di un servizio del TG che viene tagliato proprio in uno dei passaggi più importanti. "Un politico che si candida alle comunali" intima al Commissario Prefettizio "Non muoverti, non fare niente!", e lui obbediente richiama le parti in causa per comunicare che nessun Dirigente era disposto a firmare la documentazione necessaria alla riapertura del ristorante.I cittadini porticesi hanno il sacrosanto diritto di sapere chi è questo politico? A quale schieramento appartiene? Vogliamo il suo nome! Ogni cittadino deve poter scegliere con consapevolezza nella cabina elettorale e deve sapere a chi affiderà il destino della sua cittá!
Posted by Giuseppe Graziano on Mittwoch, 7. Juni 2017
“Non muoverti, non fare niente. E così anche quest’ultimo commissario prefettizio si è fermato ed è stato intimato da un politico che si candida alle comunali“.
Parole evidentemente mal digerite dall’ex parlamentare, di nuovo alla guida della città del Granatello dopo l’esperienza di 4 anni e mezzo in Senato, che ha voluto fortemente la presenza dell’intera macchina dirigenziale alla conferenza stampa di Mercoledì 25 Giugno, perchè “ingiuriata gratuitamente da bugiardi e ignoranti” durante l’ultima e velenosa campagna elettorale.
TRA RACKET, ABUSI EDILIZI, CONTENZIOSI E PROMESSE MAI MANTENUTE. LA STORIA DI “CIRO A MARE”. Quella di Ciro a Mare è un’odissea che vede protagonista la famiglia Rossi dal 2009 in una lotta per la riapertura del ristorante vessato e poi distrutto dalla Camorra locale. Un ristorante ubicato presso la spiaggia delle Mortelle su un terreno di 1000mq ceduto, nel 63, in affitto dal comune al capofamiglia Giovanni per un canone fisso di 40 mila lire l’anno, poi modificato nel 1980, a seguito di una delibera di consiglio comunale del 1978, a 800 mila lire annue. Fino ad arrivare ad 8 milioni di lire nel 1993 quando titolare dall’attività non era più il Sign. Giovanni, deceduto nell’85, ma la società “Fratelli Rossi &Co snc” di Ciro e Antonio Rossi.
Il 22 febbraio 1995 Ciro Rossi, in qualità di Amministratore della società, dichiarava che, antecedentemente al 15 marzo 1985, senza alcun titolo autorizzativo, aveva provveduto ad ampliare il preesistente immobile adibito a ristorante realizzando, al piano rialzato, un ampliamento della sala per circa 150 mq e, al primo piano, un ampliamento di circa 520 mq. A distanza di un mese, poi, presentava un’istanza di concessione in sanatoria, ai sensi dell’art. 39 della legge 724/94, per le opere edilizie.
Nel 2004 la società diventava una srl; il cui amministratore era (ed è ancora) Raffaele Rossi. Nel 2009, quindi, scoppiava l’incendio ad opera della Camorra locale che ha portato al riconoscimento di vittime dei clan ai titolari dell’esercizio . A seguito delle indagini della magistratura, infatti, veniva accettata la richiesta di elargizione, da attingere dal Fondo di Solidarietà per le vittime di Estorsione ed Usura, di una somma da destinare al recupero della storica attività commerciale. Così nel 2010 il Signor Raffaele Rossi presentava un progetto per la riqualificazione dell’immobile che prevedeva la creazione di un wine bar- ristorante e pizzeria. Con il provvedimento 17 del 2010 veniva rilasciato così il permesso di costruzione in sanatoria che prevedeva, oltre alla creazione di 3 distinte aree, “la rimodulazione con significativa riduzione dei volumi oggetto di sanatoria“.
Si arriva così al febbraio dell’anno 2013, quando l’allora commissario prefettizio Manzo convocava i rappresentanti legali della Ciro a Mare srl per esaminare le problematiche circa la riapertura del locale; proponendo una proroga della concessione del diritto di superficie per 20 anni ad un canone annuale fissato da una delibera di consiglio comunale del 2007. Le pendenze relative ai pregressi canoni concessori, TARSU ed ICI, sarebbero stati oggetto di altri incontri, tenutisi fino ad Aprile dello stesso anno, che non hanno, però portato ad alcun provvedimento, anche in vista delle allora prossime elezioni amministrative.
Così il 21 Luglio 2014 la Ciro a Mare srl citava in causa il Comune di Portici per il riconoscimento dell’acquisizione del diritto di proprietà per usucapione. E mentre l’allora sindaco Nicola Marrone prometteva che entro Natale la questione sarebbe stata risolta (leggi), il Comune si costituiva in giudizio. Di accordi e di risoluzione dei problemi, però, neppure l’ombra; da qui la protesta dei titolari dell’attività che, sfiduciati, nell’estate 2016, raccontavano ai nostri taccuini il loro calvario, ed esponevano striscioni di rabbia e provocatori che esortavano gli esercenti a pagare, addirittura, il pizzo (leggi).
Nel Settembre 2016, infine, il dirigente al patrimonio trasmetteva al collega dello staff Avvocatura ed al nuovo commissario prefettizio Roberto Esposito copia della missiva con cui i titolari del ristorante richiedevano il rimborso delle imposte pagate, lo sgravio di quelle richieste e l’esonero dal pagamento dei restanti tributi, tariffe e canoni locali, spettanti – secondo i legali rappresentanti della Ciro a Mare srl – al Comune.
I TERMINI DELLA CONCILIAZIONE BONARIA. Con l’atto deliberativo dello scorso 23 ottobre potrebbe esser stato scritto, dunque, il primo capitolo dell’ultimo libro di una vicenda spinosa e complessa. La Giunta comunale, in ragione della Legalità da perseguire nella sua azione amministrativa, e in ragione delle motivazioni che hanno portato all’interruzione dell’attività commerciale e all’elargizione del finanziamento attinto dal Fondo di Solidarietà, vista anche la situazione critica delle casse comunali e il degrado dell’area, ha deliberato un tentativo di concilazione per il trasferimento alla società della famiglia Rossi dell’intero compendio immobiliare.
L’alienazione del complesso comporterà alla Ciro a Mare srl un costo deciso da una perizia dell’Agenzia del Territorio e sarà vincolato da un divieto di cessione della struttura decennale. La palla adesso passa al consiglio comunale che nelle prossime settimane sarà chiamato a votare l’atto di indirizzo politico della giunta Cuomo.
Dario Striano
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