TRA ARCHEOLOGIA E VINI – I percorsi enogastronomici e quelli dell’archeologia: c’è un Vesuvio che produce, ma non tutti lo sanno
I vesuviani rivogliono il territorio in cui da secoli hanno scelto di stabilirsi, lo rivogliono messo in condizione di essere vivibile e non condannato a morte da leggi vincolistiche, come quella della zona rossa. Partire o ripartire dall’importantissimo sito archeologico di Somma Vesuviana, esempio scientifico inequivocabile del pullulare di vita intorno al Vesuvio, può e deve essere motivo di cambiamento dell’attuale legge nota come “zona rossa”. Lo chiedono i cittadini, lo chiedono i Sindaci vesuviani e lo ribadiranno nel corso del prossimo incontro con la Regione Campania. Il Sindaco, Carmine Esposito, ha, ancora una volta affrontato l’argomento nel corso della conferenza stampa indetta per presentare stamattina la quinta edizione di “VesuVinum, i giorni del Lacryma Christi”, a dieci anni dalla nascita delle “Strade del vino”, in una location di grande prestigio: la Villa Augustea di Somma Vesuviana. Scegliendo un sito di tale importanza, Michele Romano, presidente delle Strade del Vino Vesuvio, ha evidenziato gli oltre 2000 anni di storia che legano l’areale intorno al vulcano alla vitivinicoltura, che ha scritto la storia di questi luoghi dando vita nell’arco dei secoli a siti di raffinata bellezza. Agli interventi di Michele Romano –Presidente della Strada del Vino Vesuvio; del Dott. Raffaele Allocca – Sindaco di Somma Vesuviana; del Prof. Satoshi Matsuyama – Università degli studi di Tokyo, che ha annunciato il prosieguo degli scavi per altri cinque anni e il suo obiettivo di riuscire almeno a far venire alla luce l’intero complesso della villa; del Prof. Antonio De Simone – Università Suor Orsola Benincasa di Napoli; del Dott. Girolamo De Simone – dell’Università di Oxford e dell’On. Paolo Russo – Presidente Commissione Agricoltura Camera dei Deputati, che ha esaltato il connubio tra archeologia e vino, con la scelta oculata di etichettare il Lacryma Christi con l’immagine del Dioniso ritrovato nella villa Augustea, si è aggiunto il saluto del sindaco di Sant’Anastasia, che ha colto l’occasione per rilanciare i contenuti della sua battaglia sulla zona rossa. La visita agli scavi ha rappresentato un momento di grande prestigio, in quanto Villa Augustea non è aperta al pubblico, essendo ancora oggi un cantiere in corso d’opera. Il Prof. Satoshi Matsuyama, aprendo le porte a visitatori, in un percorso messo in sicurezza, ha inteso far “innamorare” i presenti della propria storia del passato, collegata anche al vino, come testimoniano i reperti archeologici ritrovati. Tra questi spicca Villa Augustea nei pressi di Starza della Regina a Somma Vesuviana, ricca di riferimenti Dioniso ed al vino. I lavori di restauro, eseguiti dal 2002 sino ad oggi dalla squadra di archeologi giapponesi diretti dal prof. Satoshi Matsuyama dell’Università degli Studi di Tokio, hanno portato alla luce duemila metri quadri della cella vinaria della villa, un portale d’ingresso, statue, un pavimento eccezionale, colonne di marmo bianco d’un solo pezzo, a testimonianza della ricchezza del luogo. L’edificio romano si fa risalire alla prima età imperiale ed in passato è stato erroneamente attribuito all’imperatore Augusto per le sue ingenti dimensioni, facendo fede alla citazione di Tacito secondo il quale Augusto morì apud Nolam. I raffinati affreschi, i doli di ingenti dimensioni, la pregiata statua di Dioniso ritenuta un unicum per la sua fattura, riconducono decisamente al culto di Bacco e ad una fervida attività vitivinicola. Sono tanti i motivi ed i particolari che rendono così affascinante ed interessante questo sito archeologico. Tra questi il fatto che dagli studi effettuati è emerso che la villa abbia vissuto ben 400 anni oltre la famosa eruzione del 79 d.C., quella che distrusse i siti di Pompei ed Ercolano. Infatti fu l’eruzione del 472 d.C. a sommergere Villa Augustea ed a fermare la sua fervente attività. “Siamo in un territorio fervente per vocazione, ricco di reperti, ricco di prodotti tipici, ricco di iniziative, ma stretto da vincoli che non ne permettono lo sviluppo. Non uno sviluppo, chiariamo bene, in termini di aumento di volumi abitativi, nessuno dei sindaci vesuviani vuole questo – ha affermato il sindaco Carmine Esposito – ma certamente uno sviluppo che consenta ai cittadini di poter vivere bene in questo territorio. Nessuna legge può impedire ad alcuno di scegliere dove vivere, la storia, la scienza, l’archeologia ci insegnano e luoghi come questa enorme villa testimoniano che, nonostante il Vesuvio e le eruzioni distruttive, su questi territori è sempre rinata la vita e la “fervente attività” dei cittadini tornati a stabilirvisi. I miei due anni di lotta per il cambiamento della legge sulla zona rossa, che è ad un passo dall’attuazione, oltre a fondarsi su basi tecniche e scientifiche, vogliono evitare la “morte” del territorio. Partiamo da questa villa augustea, partiamo da questo secolare esempio di territorio che ha vissuto in compagnia del Vesuvio e dei suoi rischi e che dopo le eruzioni è sempre tornato a vivere. E’ un territorio a rischio come tanti altri nel mondo, quindi come si può non capire che è necessario poter permettere ai cittadini di abbattere il vecchio per ricostruire il nuovo in maggior sicurezza, senza aumenti abitativi/demografici. E occorre capire anche che, a questo territorio che vive una situazione di svantaggio a causa dei vincoli, occorre cambiare la legge sulla zona rossa, programmare e rendere possibili sviluppo economico-sociale, strutturale e urbanistico”.
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